“20 giorni a Mariupol” di Mstyslav Chernov ha vinto l’Oscar come miglior documentario. L’opera narra l’assedio e la distruzione della città nei primi giorni dell’’invasione russa in Ucraina.
A distanza di 24 ore dall’inizio dell’attacco su Israele da parte dei militanti palestinesi di Hamas, i governi dei paesi balcanici si sono mobilitati per il rimpatrio dei propri cittadini che si trovano in Israele.
L'esercito dell'Azerbaijan ha avviato ieri una nuova operazione militare nel Nagorno Karabakh, la regione separatista con una maggioranza di popolazione armena, ma formalmente parte del territorio azero.
All'annunciato arrivo a Prijedor di autorità della Serbia - Aleksandar Vučić in testa – oggi 4 agosto, per commemorare le vittime serbe dell’operazione militare croata “Tempesta” del 1995, l’Unione degli ex deportati nei lager di Bosnia Erzegovina ha inviato una lettera aperta al ministro degli Esteri Ivica Dačić: venite e vi porteremo a visitare lager e fosse comuni.
Nuova escalation di tensione in Kosovo, culminata a fine maggio con scontri tra manifestanti serbi e forze della KFOR nella municipalità di Zvečan. Il nostro Francesco Martino, è stato ieri ospite del podcast quotidiano della rivista Internazionale, per approfondire le cause dirette e profonde del riacutizzarsi della crisi.
Il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, si è recato ad Ankara per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan. Questa visita segna il primo incontro tra un leader armeno e turco negli ultimi 15 anni.
Sempre più frequentemente negli ultimi mesi capita di sentire nei media russi e nei discorsi del presidente Vladimir Putin l’espressione “Occidente collettivo” per indicare in sostanza gli stessi paesi che fino a qualche tempo fa lo stesso Putin chiamava “i nostri partner occidentali”. Questa novità terminologica riflette una dinamica in corso ormai da anni, nel corso dei quali sempre più l’Occidente è caratterizzato come un attore esplicitamente ostile.
Sembrava cosa fatta o quasi, la presidenza di turno dell’Ue in capo alla Repubblica Ceca pensava di mettere all’ordine del giorno di oggi 23 novembre la questione della liberalizzazione dei visti per il Kosovo. Nei giorni scorsi era stato detto che durante l’odierna riunione degli ambasciatori UE, tecnicamente il Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER), si sarebbe persino adottato un testo per l’accordo sulla liberalizzazione dei visti per il Kosovo.
Il 22 agosto il consiglio municipale di Tuzla ha votato per assegnare ad Alexander Langer la cittadinanza onoraria post-mortem e ha proposto di dedicare spazio alla memoria del suo impegno per la pace, nell’ambito della iniziative relative agli anni 1992-1995.
Il "FHP - Fond za humanitarno pravo" (Centro per il diritto umanitario) di Belgrado, nell'anniversario dell'Operazione militare Oluja (Tempesta) avvenuta nell'agosto del 1995, denuncia in un comunicato stampa che a distanza di 27 anni non è stata ancora riconosciuta giustizia alle vittime.
L’invasione russa in Ucraina ha conseguenze devastanti sulla popolazione civile, ma coinvolge anche gli animali presenti nelle aree toccate dal conflitto.
Il racconto di Piergiorgio Pescali da Černobyl: L’esercito russo ha occupato la centrale nucleare di Černobyl e ha assunto il controllo di tutti i 2.600 km dell’Area di evacuazione. La situazione sembra ora si sia stabilizzata, ma prima di evacuare gli ultimi stranieri presenti nella zona, ai dipendenti sono stati consegnati dei caschi militari.
Nel 2018, Vasfije Krasniqi-Goodman – oggi parlamentare nelle fila del movimento Vetëvendosje – è stata la prima donna in Kosovo a parlare apertamente della terribile esperienza del suo stupro, subito da parte di un poliziotto serbo nell'aprile del 1999.
Dieci anni fa partivano i negoziati per la normalizzazione dei rapporti tra Kosovo e Serbia, facilitati dall'Unione europea. Cos'è cambiato in questo intenso e difficile decennio?
Il cessate il fuoco in Nagorno Karabakh firmato tra Armenia, Azerbaijan e Russia il 9 novembre scorso ha stabilito che l'Armenia deve cedere anche la regione del Kelbajar. In quel territorio si trova un’importante miniera d’oro ora divisa dal confine: una parte si trova in Azerbaijan, l'altra in Armenia.
Una sosta in porto “per lavori di manutenzione” che potrebbe allungarsi strategicamente per dare un'opportunità alla diplomazia di dipanare – almeno in parte – i nodi dello scontro in atto tra Atene ed Ankara, divise da opposte rivendicazioni sullo sfruttamento delle risorse energetiche sui fondali del Mediterraneo orientale.
Nel 1997 Milan Levar aveva volontariamente testimoniato al Tribunale dell’Aja contro il proprio esercito, quello croato, su crimini commessi nei confronti di cittadini serbi e croati e prigionieri di guerra in Krajina. Dopo la sua testimonianza, il TPI aveva chiesto al governo croato di metterlo sotto protezione, invano. Più volte minacciato, il 28 agosto del 2000 veniva ucciso. Oggi si terrà la commemorazione
Due volte rimandato, si tiene oggi e domani 26 agosto il processo d’appello di Ratko Mladić, condannato all’ergastolo in primo grado nel novembre del 2017 per genocidio e complicità in genocidio per i fatti di Srebrenica, crimini contro l'umanità, deportazione, persecuzione nel conflitto 1992-1995 in Bosnia Erzegovina.
Una “ferita dolorosa per i nostri cittadini” e “un insulto per il nostro stato”. Sono parole pesanti quelle con cui la ministra degli Esteri kosovara Meliza Haradinaj si è rivolta nei giorni scorsi alla compagnia americana Apple Inc., attraverso una lettera ufficiale riportata interamente sul suo profilo Twitter .
Anche quest’anno, il 2 agosto, si ricorderanno i 2.897 prigionieri rom del campo di concentramento di Auschwitz portati alle camere a gas di Birkenau in quel giorno d’estate del 1944. Nel 2015, la data venne proposta come European Roma Holocaust Memorial Day dal Parlamento Europeo, riconoscendo la giornata internazionale di commemorazione promossa nel 2009 dal Roma National Congress e dall’International Romani Union.
Selma Musić scomparve nel 1995 durante la presa di Srebrenica, all’età di 7 anni. Il 12 luglio, la madre era a Potočari davanti alla base dei Caschi blu, in cerca di salvezza assieme a centinaia di altri civili. Con quattro figli piccoli in mezzo alla folla perse di vista Selma. Per 25 anni non ne seppe più nulla, fino all’apparizione di una foto nel 2019, scattata in territorio libero nel Cantone di Tuzla. Ora emerge un’altra prova, trovata da Tv Živinice.
Siniša Glavašević, giornalista di Radio Vukovar, rimase in città durante tutto l’assedio iniziato a giugno 1991 per mano dell’esercito federale e delle milizie serbe, continuando a fare il suo lavoro. Con la caduta della città il 18 novembre, assieme ad altre decine di persone che avevano trovato rifugio nell’ospedale fu deportato in un hangar a Ovčara. Il suo corpo fu scoperto solo cinque anni dopo, assieme ad altri in una fossa comune, e finalmente tumulato il 14 marzo 1997 al cimitero Mirogoj di Zagabria.
Il 28 agosto del 1995 l’ultimo di cinque colpi di mortaio sul mercato di Markale a Sarajevo causa la morte di 43 civili e il ferimento di 84. Si tratterà del secondo attacco, il primo avvenuto a febbraio 1994 che aveva causato 200 vittime tra morti e feriti. Amerisa Ahmetović, una delle persone ferite, non ha mai dimenticato e oggi per la prima volta ha partecipato alle commemorazioni.
Il 26 giugno scorso la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa , Dunja Mijatović, nell'ambito della sessione estiva dell'Assemblea parlamentare tenutasi a Strasburgo, ha presentato la mostra “Srebrenica – Mothers’ long fight for justice”, accanto alle rappresentanti dell'Associazione delle Madri di Srebrenica e Žepa (Udruženje Pokret Majke enklave Srebrenica i Žepa ) e a Thomas Hammarberg, ex Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa.
Alle ore 15.00 di oggi la corte d’appello del Meccanismo residuale per i tribunali penali internazionali (MICT) ha dichiarato l'ex leader dei serbo-bosniaci durante il conflitto in Bosnia Erzegovina Radovan Karadžić colpevole di genocidio e crimini contro l'umanità condannandolo al carcere a vita. La sentenza è stata emessa da una corte formata da 5 giudici e presieduta da Vagn Prüsse Joensen.
Nella città di Sarajevo sotto assedio da quasi due anni, il 5 febbraio 1994 morirono 68 persone e 142 rimasero ferite. Sono i numeri della prima strage di Markale, il mercato coperto del centro di Sarajevo.