Croazia: no al referendum “anti-cirillico”
13 agosto 2014
Le firme raccolte sono regolari, ma il quesito è incostituzionale ed inaccettabile. Questo il responso della Corte costituzionale croata sul cosiddetto referendum “anti-cirillico”, iniziato dai veterani dei conflitti degli anni '90.
Gli iniziatori del referendum, il “Comitato per la difesa di Vukovar croata” chiedevano una modifica alla legge sulle minoranze nazionali. Nell'attuale normativa, le minoranze hanno diritto all'utilizzo della propria lingua ed alfabeto nelle strutture pubbliche, là dove rappresentano almeno un terzo della popolazione.
Per il “Comitato Vukovar”, composto in gran parte da veterani delle guerre degli anni '90, la soglia doveva essere innalzata al 50% della popolazione. La richiesta era evidentemente legata alle violente polemiche scoppiate lo scorso anno dopo la comparsa di scritte in cirillico sugli edifici pubblici della città di Vukovar, dove la comunità serba rappresenta oggi poco più del 30% della popolazione.
Veterani croati avevano allora distrutto le insegne, arrivando a scontrarsi ripetutamente con la polizia. Devastata dalle forze serbe durante la guerra, Vukovar resta una ferita ancora aperta nei rapporti tra la maggioranza croata e la minoranza serba in Croazia.
Il “Comitato”, supportato anche dalla chiesa cattolica croata, aveva lanciato l'idea di un referendum – pensato per “fermare” il cirillico a Vukovar - facendo partire una raccolta di firme nel novembre 2013. E in appena due settimane, 650mila cittadini croati hanno risposto all'appello (per attivare la procedura, sono necessarie 450mila firme, pari al 10% dell'elettorato).
Nonostante il successo della campagna, però, il referendum non si farà. Pur affermando che, in linea di principio non esiste ostacolo a modificare una legge sulle minoranze, la Corte costituzionale ha sottolineato che tali modifiche “devono essere giustificate da motivazioni che emergono da una società democratica, basata sullo stato di diritto e sulla protezione dei diritti umani”.
Per i giudici della corte, il quesito “anti-cirillico” non risponde a questi presupposti democratici basilari. E quindi non si farà.
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