Silvana Čeko Jurišić e Milica Gužvica - foto archivio personale

Silvana Čeko Jurišić e Milica Gužvica - foto archivio personale

Krupa, Croazia, villaggio a maggioranza serba e perlopiù spopolato dopo l’operazione Oluja (Tempesta) del 1995. È qui che si articola la storia di due donne, vicine di casa, amiche e attiviste: una serba e l’altra croata

02/08/2024 -  Giovanni Vale Krupa

Per arrivare a Krupa, un paesino di circa cinquanta abitanti nell’entroterra di Zara, bisogna lasciare la statale 27 che collega Gračac e Obrovac e scendere per una stradina ripida e stretta che porta verso il fiume. Dopo qualche tornante, si arriva al monastero serbo-ortodosso più vecchio della Dalmazia, costruito nel 1317 proprio sul fiume Krupa.

È la prima traccia del centro abitato, a maggioranza serba, che si trova a qualche chilometro più a monte, nei pressi della sorgente. Non c’è un vero ingresso e nemmeno una piazza centrale. Krupa è un insieme di case collegate tra loro da qualche lingua di asfalto grigio pallido o qualche sentiero sterrato ma carrozzabile. Il telefonino prende poco o niente, mentre quello che è onnipresente è il gorgoglio dell’acqua, alternato al frinire delle cicale.

Siamo arrivati a Krupa per incontrare due donne, due amiche: Milica Gužvica e Silvana Čeko Jurišić. Milica è serba, originaria dei dintorni di Krupa, mentre Silvana è croata, nata a Sebenico e trasferitasi qui qualche anno fa.

Nella Croazia di oggi, dove la retorica nazionalista continua a scavare profondi fossati tra croati e serbi, la storia di queste due donne e della loro amicizia è già di per sé una notizia. Ma Milica e Silvana sono anche due attiviste, che si stanno impegnando per migliorare le cose in questa regione dimenticata dalle autorità di Zagabria e sempre più spopolata.

Le iniziative sono tante: durante la pandemia hanno distribuito agli abitanti mascherine e disinfettanti, più di recente hanno organizzato un corso di inglese per le donne dei dintorni. Parafrasando le parole di Milica, le due donne vogliono “semplicemente che i giovani non debbano più scappare da queste terre”.

Il fiume Zrmanja in cui si getta la Krupa, Croazia - Foto G. Vale

Il fiume Zrmanja in cui si getta la Krupa, Croazia - Foto G. Vale

La storia di Milica

“Io e Silvana andiamo d’accordissimo e risolviamo assieme i problemi qui in paese, per quanto ci è possibile in questo Stato pazzo. Fino a che non sono arrivati lei e suo marito, qui c’erano solo anziani. È bellissimo avere qualcuno della propria età con cui parlare”, racconta Milica Gužvica, che incontriamo nella casa un tempo di proprietà di suo papà.

Milica è nata nel 1979 qui vicino, ad Obrovac, ed è cresciuta da queste parti, visitando regolarmente il paesino in cui abita oggi. “Krupa è il mio paradiso. Al tempo della Jugoslavia, quando vivevamo ad Obrovac, il papà ci portava ogni fine settimana a Krupa”, ricorda Milica.

Con la fine della Jugoslavia la situazione è cambiata drasticamente. Nell’agosto del 1995, quando è scattata l’operazione Tempesta (Oluja), Milica e la sua famiglia hanno dovuto lasciare in fretta e furia questa regione e si sono uniti alla colonna di rifugiati serbi in fuga dalla Croazia.

Più di 200mila persone hanno lasciato allora la cosiddetta Krajina, la regione che nel 1991 si era ribellata a Zagabria autoproclamandosi repubblica indipendente. “Eravamo sulla strada per Petrovac. Tante persone sono rimaste uccise. Tutte morte ai lati della strada”, racconta Milica tra le lacrime, “poi siamo arrivati in Voivodina, ma siamo rimasti solo tre, quattro anni, perché mio papà non sopportava quelle pianure”.

Se i genitori di lei sono rientrati poco dopo la fine delle ostilità, Milica è tornata a Krupa nel 2001, anno della morte improvvisa del padre, colpito da un infarto. Milica e il marito Miki, anche lui originario di queste zone, trovano allora lavoro in un’impresa locale di imbottigliamento dell’acqua. Pian piano ricominciano da zero la loro vita, a partire dalla ristrutturazione che si impone per entrambe le abitazioni.

Sia la casa di famiglia di Milica che quella di Miki sono infatti state date alle fiamme durante la guerra. Ma se la coppia riesce a rendere nuovamente abitabile la casa di lei, quella di lui, situata a pochi metri dal fiume, deve attendere (“avevamo due bambini piccoli che andavano a scuola, non ce l’avremmo mai fatta…”, spiega Milica), fino a che non è messa in vendita qualche anno più tardi.


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La storia di Silvana

È a quel punto che le strade di Milica e Silvana s’incrociano. Siamo nel 2015 e Silvana Čeko Jurišić, classe 1974, che già da anni sogna di lasciare Zara (dove vive da anni col marito e la figlia) per andare a vivere in campagna, è sul punto di fare il grande passo.

“Nostra figlia era cresciuta, così io e mio marito Toni potevamo finalmente scegliere di andare dove volevamo. Un giorno, abbiamo saputo che questa casa era in vendita, siamo venuti a vederla e ci siamo innamorati subito”, afferma Silvana, seduta nella terrazza della sua bella abitazione a due passi dal fiume Krupa. La casa in questione è proprio quella un tempo di proprietà della famiglia di Miki, il marito di Milica.

Silvana, pedagoga di formazione e oggi psicoterapeuta indipendente, inizia così il suo trasloco, graduale, da Zara a Krupa. Inizialmente la casa doveva servire da investimento, una villetta da affittare ai turisti. Ma man mano che i lavori avanzano e che l’edificio diventa abitabile, Silvana e Toni cambiano idea: saranno loro a vivere qui.

“Dalla nostra casa si sente costantemente il rumore del fiume, la brezza che passa tra le fronde degli alberi, le rondini che abitano con noi… insomma, è tutto verde, calmo e sereno. La città, sinceramente, non mi manca”, dice Silvana, che per poter seguire i suoi clienti online ha dovuto installare Starlink, l’internet satellitare di Elon Musk. A Krupa infatti non c’è mai campo.

L’arrivo di Silvana e Toni a Krupa ha inizialmente suscitato qualche malumore. Dopotutto questo è un villaggio serbo e i nuovi arrivati sono croati. Ma la diffidenza è durata poco.

“Sapevo che questo era un villaggio serbo. A valle di Obrovac ci sono i villaggi croato-cattolici, a monte quelli serbo-ortodossi”, spiega Silvana, che aggiunge “io non ne avevo idea, ma la gente te lo fa sapere subito. Comunque sia, per me e mio marito questo non è un problema e non lo è mai stato”.

Gli abitanti di Krupa – dice – “sono fantastici”. “Ci hanno aiutato molto fin dall’inizio, da quando abbiamo comprato casa e sono iniziati i lavori”, ricorda la donna.

Fondi europei e attivismo

Negli ultimi anni Milica e Silvana hanno dato il via a diversi progetti. Milica ha trovato il modo per riportare in vita la piccola fattoria che era stata di suo papà. Grazie ai fondi di coesione europei, ha acquistato degli asini e del materiale agricolo e oggi alleva una decina di asini e vende il latte su ordinazione.

“Ho deciso di comprare gli asini soprattutto per mia figlia, che ha sofferto a lungo di allergie. Da quando aveva due anni, ha problemi ogni anno in primavera e in autunno. Per anni abbiamo comprato latte d’asina a Bjelovar e quando abbiamo deciso di tenere degli animali, abbiamo pensato subito agli asini proprio per il loro latte, che è un antibiotico naturale”, spiega Milica.

Il bando a cui ha partecipato due anni fa è la cosiddetta formula “6, 3, 1” del ministero dell’Agricoltura croato finanziato dai fondi di coesione europea e diretto al sostegno ai piccoli agricoltori.

Grazie a quel finanziamento Milica ha comprato quattro asini, delle videocamere di sorveglianza, un recinto elettrico e un macchinario agricolo per raccogliere il fieno con il trattore. In futuro, Milica vorrebbe ingrandire la sua fattoria, ma ammette che l’accesso ai fondi europei è difficile per i piccoli allevatori come lei. I requisiti richiesti, dice, spesso escludono a priori persone come lei, che non hanno il capitale da anticipare in attesa di rimborsi.

Gli asini di Milica - foto G. Vale

Gli asini di Milica - foto G. Vale

Assieme a Silvana, Milica ha avviato diverse iniziative per migliorare la vita degli abitanti di Krupa. Spesso il loro attivismo sopperisce alle mancanze dello Stato.

“Vorrei semplicemente che i miei figli non debbano scappare come tutti gli altri giovani dal nostro paese e dai luoghi in cui sono nati e cresciuti”, afferma Milica.

“Io direi che lo Stato non si occupa di questa regione. Fa solo il minimo indispensabile. Pensate solo al fatto che tutti i villaggi a monte di Obrovac, nonostante siano costruiti lungo i fiumi, sono tutti senz’acqua corrente”, lamenta Silvana.

Villaggio a maggioranza serbo e perlopiù spopolato, Krupa – come il resto della Krajina – non è certo in cima alle preoccupazioni delle autorità croate. Milica dice di non voler credere che la mancanza di infrastrutture qui sia dovuta al fatto che la popolazione locale è di etnia serba, ma ammette: “A volte ci penso”.

Nel momento in cui l’estrema destra anti-serba è arrivata al potere a Zagabria, formando un’alleanza con il premier Andrej Plenković dopo le elezioni del 17 aprile, il clima di rinnovato nazionalismo è arrivato anche nell’isolata valle di Krupa.

Succede ad esempio che un giovane allevatore croato, che si vanta di essere un ustascia, lasci pascolare liberamente la propria mandria attraverso i villaggi serbi, causando danni nei giardini e negli orti e insultando e minacciando chi lo critica.

Milica e Silvana hanno allertato le autorità a più riprese e chiamato persino la televisione perché si faccia qualcosa al riguardo. Ma finora non è successo nulla.

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