È scontro aperto tra la Chiesa cattolica croata e il governo di centrosinistra. Il tema conteso è l’educazione sessuale nelle scuole introdotta di recente in Croazia, nel quadro più ampio dell’educazione civica e alla salute
Le tre ore di lezione nell’arco dell’anno in cui gli studenti, nell’ambito generale dell’educazione alla salute, dovranno acquisire le nozioni base sulla sessualità, la parità dei sessi e un adeguato comportamento in merito, hanno suscitato una guerra mai vista tra la Chiesa cattolica e il governo croato. La parola “guerra” non è affatto eccessiva: Valentin Pozaić, il vice del vescovo di Zagabria, ha invitato contro l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole ad una nuova “Oluja” (Tempesta) alludendo all’azione armata condotta dall’esercito croato nella regione di Knin nell’agosto 1995.
Il vice vescovo chiama ad una nuova “Oluja”
Per non lasciare alcun dubbio su chi si dovrebbe abbattere stavolta la “Tempesta”, Pozaić ha precisato: “Il nazismo è giunto al potere con elezioni democratiche, poi, abusando della legittimità del mandato ottenuto, ha imposto la dittatura, e si sa come è andata a finire. Serve ancora mettere in guardia sulla somiglianza con gli odierni comunisti in Croazia?”.
Con appelli dagli altari, ma anche in dichiarazioni pubbliche, la Chiesa ha contrastato duramente l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, affermando che è una mera scusa dietro la quale sarebbero celate altre intenzioni: “Indottrinamento dei bambini con l’ideologia dell’omosessualità, dell'erotizzazione e della sessualità”.
Alla Chiesa, ovviamente, ciò che dà più fastidio è che i bambini, in quelle tre ore di educazione alla salute, in cui si parla anche di sessualità, dovrebbero ricevere un sapere che contrasta con i fondamenti della Chiesa in merito. A scuola si insegnerà che la masturbazione non è peccato, l’omosessualità non è una malattia né una perversione sessuale e la contraccezione è la miglior soluzione per evitare una gravidanza indesiderata.
L’arcivescovo di Zagabria, cardinale Josip Bozanić, ha dichiarato che il modello suggerito per l’educazione alla salute è pericoloso “perché in alcune sue parti distrugge l’uomo”. Bozanić non ha spiegato quali sarebbero le parti pericolose dell’educazione sessuale e in che senso distruggono l’uomo, ma ha ribadito che il governo non ha rispettato la procedura democratica e il diritto dei genitori di decidere se e come i propri figli studieranno educazione sessuale a scuola.
Il ministro dell’Istruzione non cede
Non è passato molto tempo prima che la Chiesa consigliasse ai genitori di far boicottare ai loro figli le lezioni di educazione sessuale. Il ministro dell’Istruzione, Željko Jovanović, il cui dipartimento è responsabile dell’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, ha dichiarato che gli studenti che non parteciperanno alle lezioni in questione verranno considerati assenti ingiustificati.
La risposta è arrivata in fretta: “Jovanović, in nome di Dio, lascia stare i nostri bambini!”, urla un ragazzino, con tanto di maglia a scacchi bianchi e rossi, da un mega manifesto affisso per le strade della Croazia. Dietro questa gigantografia con la scritta: “Lasciamo perdere l’educazione alla salute” e la citazione della Costituzione croata su come i genitori “hanno il diritto e la libertà di decidere autonomamente sull’educazione dei figli”, vi è la rivista “patriottica cristiana” Nacija, nota per aver pubblicato articoli che mettono in guardia sul pericolo dello yoga, che sono favorevole alla scomunica delle donne che hanno avuto un aborto e rivista che offre ai propri lettori le confessioni di persone che si sono liberate dall’omosessualità.
Nuovi fronti di conflitto
E mentre la guerra sull’educazione alla salute non si è minimamente placata, ecco aprirsi un nuovo fronte che in modo analogo vuole dividere l’opinione pubblica croata. Un’innocua locandina teatrale per lo spettacolo “Fine mrtve djevojke” (Le belle ragazze morte), in scena al teatro zagabrese Gavella, è stata ritirata su richiesta dell’associazione cattolica “Vigilare”.
Sulla locandina venivano mostrate due statuette della Vergine Maria abbracciate, allusione al tema lesbico dello spettacolo, immagine che a quanto pare avrebbe fortemente irritato i fedeli. Il sindaco di Zagabria, Milan Bandić, ha ordinato il ritiro delle locandine affermando che chiunque si fosse “messo nei panni dei fedeli” avrebbe fatto lo stesso.
Le forti reazioni suscitate nel mondo islamico a seguito della pubblicazione in alcuni paesi occidentali delle caricature sul profeta Maometto, in Croazia erano state vissute con un sorriso e bollate come espressione di un cieco fanatismo religioso. Ora però qualcosa di simile è accaduto anche nel centro di Zagabria.
Il monito del ministro della Cultura
Tra gli artisti e gli intellettuali della capitale croata ci si chiede se ora, dopo la caccia alle streghe della Chiesa, seguiranno non solo i divieti per spettacoli inadeguati ma anche roghi pubblici di libri inadatti per i fedeli.
Il ministro della Cultura, Andrea Zlatar Violić ha reso noto che in Croazia esiste un “problema di incomprensione per chi è diverso dalla maggioranza, che sia per motivi religiosi, di genere, o di qualsiasi altra forma di marginalizzazione”. La Violić ritiene la Croazia una “società con forti rigidità, che tende a spingere ai margini chi è diverso”.
Ecco perché - conclude il ministro - locandine come quella che è stata vietata dal sindaco Bandić, sotto pressione delle associazioni ecclesiastiche, “sono quanto mai necessarie per insegnarci a rispettare chi, dal punto di vista della maggioranza, è diverso”.
Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l'Europa all'Europa.
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