Foto © Syda Productions /Shutterstock

Foto © Syda Productions /Shutterstock

Il 31 luglio scorso il parlamento montenegrino ha bocciato la proposta di legge sulle unioni di persone dello stesso sesso. Non è stata raggiunta la maggioranza necessaria. E la Chiesa ortodossa ringrazia

19/08/2019 -  Damira Kalač Podgorica

L’anno scorso, dopo dieci anni di convivenza, Peđa, 44 anni, si è sposato con il suo compagno, che di anni ne ha 55, in Germania. Nonostante in Germania godessero di tutti i diritti derivanti dal matrimonio, Peđa e suo marito hanno deciso di trasferirsi in Montenegro, paese che non riconosce i matrimoni tra persone dello stesso sesso.

La coppia sperava che il parlamento montenegrino, nella seduta del 31 luglio scorso, avrebbe approvato la Legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Tuttavia, la proposta di legge non è stata approvata a causa del mancato raggiungimento della maggioranza richiesta.

A favore della legge, che riconosce alle coppie omosessuali gli stessi diritti delle coppie eterosessuali sposate e conviventi, hanno votato 38 deputati - erano necessari per raggiungere la maggioranza richiesta 41 voti a favore - mentre contro la legge si sono espressi in 4, tutti deputati eletti nelle fila dei partiti delle minoranze nazionali e facenti parte della coalizione governativa: Adrijan Vuksanović dell’Iniziativa civica croata (HGI), Genci Nimanbegu del partito albanese Forca, e Ervin Ibrahimović e Nedžad Drešević del Partito bosgnacco (BS). Drešević, ironia della sorte, è anche membro della Commissione parlamentare per i diritti umani e le libertà fondamentali.

Durante una seduta della Commissione tenutasi a fine febbraio 2019, in cui si discuteva la Proposta di legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, Drešević ha affermato che rispetta “i membri della comunità LGBT e le loro opinioni e scelte”, aggiungendo però di ritenere che “la società montenegrina non sia ancora pronta per la legge proposta”.

La decisione dei deputati delle minoranze di votare contro la legge è stata accolta favorevolmente dal metropolita montenegrino Amfilohije , il quale ha inviato ai quattro deputati delle minoranze una lettera di ringraziamento.

Dov’era l’opposizione?

Al momento della votazione in aula non era presente nessun deputato dell’opposizione. Il Fronte democratico (DF) ha più volte ribadito che non avrebbe appoggiato la legge, sostenendo che, qualora fosse entrata in vigore, la legge avrebbe minacciato “i valori morali e nazionali” del Montenegro.

I deputati di Azione unita per la riforma (URA) hanno dichiarato che avrebbero appoggiato la legge, ma non hanno potuto farlo perché dal 2016 boicottano il lavoro del parlamento.

I Democratici del Montenegro – un altro partito di opposizione che boicotta il parlamento – finora non hanno rilasciato alcun commento sulla mancata approvazione della legge.

Anche alcuni deputati indipendenti, tra cui Neđeljko Rudović, e i deputati del Partito socialdemocratico (SDP) hanno dichiarato che, se fossero stati presenti in aula, avrebbero votato a favore della legge.

Rudović non era presente perché – come ha dichiarato al quotidiano Vijesti – non sapeva esattamente quando si sarebbe svolta la votazione.

I deputati eletti nelle fila dell’SDP non erano presenti alla seduta del 31 luglio scorso perché – come si legge in un comunicato stampa emesso dall’SDP – il giorno prima della seduta il vicepresidente del parlamento Genci Nimanbegu aveva richiamato all’ordine uno dei deputati dell’SDP, Raško Konjević.

Sia Rudović che l’SDP additano la coalizione di governo, guidata dal Partito democratico dei socialisti (DPS), come principale responsabile della mancata approvazione della legge, rimproverando al DPS di non essere riuscito, e di non aver nemmeno voluto, assicurare la maggioranza necessaria per l’approvazione della legge.

Il governo ha promesso alla comunità LGBT che la legge – che avrebbe dovuto essere votata la scorsa primavera, ma il voto è stato più volte rimandato – verrà sicuramente approvata ad ottobre.

Cosa prevede la proposta di legge

La proposta di legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso riconosce alle coppie omosessuali quasi tutti i diritti delle coppie eterosessuali, tranne il diritto all’adozione.

La legge estende ai partner dell’unione civile l’obbligo reciproco all’assistenza materiale e disciplina in modo dettagliato i rapporti patrimoniali tra partner, comprese le regole sulla comunione e l’amministrazione dei beni.

Prevede inoltre anche diverse agevolazioni fiscali a favore dei partner e riconosce al partner superstite il diritto alla pensione di reversibilità, nonché il diritto a una quota di eredità.

Alle parti dell’unione civile sono riconosciuti gli stessi diritti e doveri spettanti ai coniugi in materia di assistenza sanitaria e di protezione sociale e dell’infanzia.

La legge non estende invece alle coppie dello stesso sesso i diritti riservati alle coppie eterosessuali in tema di genitorialità, affidamento e adozione. È prevista solo la possibilità che un partner adotti il figlio biologico dell’altro partner in caso di morte di quest’ultimo e in assenza di parenti in grado di occuparsi del bambino.

Un passo in avanti verso il pieno riconoscimento dei diritti delle persone LGBT

Peđa e suo marito convivono fin dall’inizio della loro relazione, e finora non hanno mai vissuto i problemi con cui si trovano a confrontarsi la maggior parte delle persone LGBT in Montenegro.

“Abitiamo in un condominio e la maggior parte dei vicini sa che siamo gay. Non ci disturbano, non ci guardano con sospetto. Sono curiosi, ma mi sembra che si tratti di una curiosità sana, come quando vuoi scoprire di più su una cosa insolita e fuori dal comune. Organizziamo diverse attività di socializzazione in condominio e abbiamo instaurato un rapporto costruttivo con i nostri vicini di casa. Non abbiamo mai subito alcuna intimidazione da parte loro”, racconta Peđa.

La famiglia di Peđa sa che lui è gay e ha accettato la sua omosessualità. Solo sua madre ancora non sa nulla. Peđa si è rassegnato al fatto che alcuni suoi parenti da parte paterna non vogliano più avere contatti con lui.

“Non mi hanno mai giudicato apertamente né tanto meno mi hanno aggredito e offeso, tranne in un’occasione, quando un mio zio mi ha chiamato con un termine spregiativo, dopodiché il nostro rapporto si è interrotto. Tutti i miei amici d’infanzia sanno che sono gay e non ho mai sperimentato alcun tipo di intimidazione o rigetto”, spiega Peđa, aggiungendo che incontra ogni giorno i suoi amici di scuola.

Peđa dice che anche i suoi colleghi di lavoro reagiscono bene.

“In realtà, sono giunto nella fase in cui posso scherzare apertamente sulla mia omosessualità”.

In Montenegro Peđa e suo marito non possono esercitare alcun diritto riservato ai coniugi, ma ciononostante hanno deciso di trasferirvisi.

“Ci piace stare qui e riteniamo che la qualità della vita in Montenegro sia migliore rispetto a quella in Germania. In Germania gli stipendi sono più alti, ma con un buon stipendio in Montenegro si vive meglio”, dice Peđa.

Peđa e suo marito aspettano con impazienza che in Montenegro venga approvata la legge sulle unioni tra persone dello stesso sesso, che consentirebbe loro di regolamentare tutti gli aspetti della loro convivenza.

“Come due uomini sposati in Germania, in Montenegro non godiamo di alcun diritto. Qualora la legge sulle unioni tra persone dello stesso sesso dovesse essere approvata potremo, come ci hanno spiegato, far valere in Montenegro alcuni diritti derivanti dal matrimonio contratto in Germania”, afferma Peđa.

Unioni tra persone dello stesso sesso in Europa

I paesi europei hanno iniziato a riconoscere le unioni civili tra persone dello stesso sesso a partire della fine degli anni Ottanta e – come si legge in uno studio realizzato dal parlamento montenegrino nel 2018 – oggi sono sempre di più i paesi che riconoscono anche i matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Nello studio sono analizzate le normative vigenti in alcuni paesi, tra cui Olanda, Irlanda e Spagna, che riconoscono alle coppie omosessuali gli stessi diritti riservati alle coppie eterosessuali, compreso il diritto all’adozione.

L’Olanda è stata il primo paese al mondo a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso nel 2001. Fin da allora, in Olanda sono stati celebrati oltre 15.000 matrimoni gay, mentre in Spagna, che ha riconosciuto i matrimoni gay nel 2005, finora ne sono stati celebrati 30.000.

La Croazia e la Slovenia non riconoscono i matrimoni gay, ma consentono la registrazione legale delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, che è prevista anche dalla proposta di legge montenegrina. Il parlamento croato ha approvato la legge sulle unioni civili nel 2014, e quello sloveno nel 2016.


Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!