In occasione del "Giorno del ricordo" lo spettacolo "Magazzino 18" di Simone Cristicchi è approdato a Fiume. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Dopo aver riempito i teatri di mezza Italia ed essersi guadagnato un passaggio in seconda serata su Raiuno, in occasione del Giorno del Ricordo, è approdato, anche a Fiume, al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”, “Magazzino 18”, spettacolo scritto e interpretato dal cantautore romano Simone Cristicchi.
Il musical, di ispirazione civile, scritto insieme al giornalista Jan Bernas, racconta l’esodo degli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia, ha fatto discutere e scatenato diverse polemiche sia in Italia sia in Croazia, il che ha contribuito a creare, anche nel capoluogo quarnerino, una febbrile attesa per la rappresentazione.
Al pubblico fiumano, composto sia dalla maggioranza croata sia dalla minoranza italiana, Simone Cristicchi ha potuto così raccontare l’esodo degli italiani, partendo dal luogo simbolo di questa storia, il Magazzino 18 del Porto Vecchio di Trieste, dove ancora oggi sono collocate le masserizie degli esuli.
Nel descriverlo è stato coadiuvato dalla regia di Antonio Calenda, dal Coro dei bambini del Friuli Venezia Giulia, che hanno cantato le splendide canzoni assieme al cantautore. Non sono mancate da parte del pubblico, apparso attentissimo alla rappresentazione, applausi scroscianti e, nel finale, anche una lunga standing ovation.
Numerosi sono stati i volti noti che hanno partecipato alla serata tra cui il console generale d’Italia a Fiume Renato Cianfarani accompagnato dalla consorte, il neoeletto presidente dell’Università Popolare di Trieste Fabrizio Somma, il direttore dell’UPT Alessandro Rossit, il presidente dell’Assemblea della Regione litoraneo-montana Erik Fabijanić, il violista Francesco Squarcia. Alla serata teatrale hanno preso parte anche gli storici e intellettuali fiumani di diverso pensiero come Goran Moravček, Theodor de Canziani Jakšić, Petar Strčić e Goran Moravček .
Quest’ultimo storico e giornalista, noto per essersi occupato del dopoguerra a Fiume e della sorte degli italiani, ha esposto, ai numerosi media locali presenti, la sua interpretazione dello spettacolo, evidenziando come i tre popoli, quello italiano, croato e sloveno, condividessero la stessa sorte.
“Pur avendo già visto lo spettacolo di Simone Cristicchi in televisione, ho seguito l’appuntamento fiumano di ‘Magazzino 18’ con grande interesse e particolare emozione - ha esordito Moravček - sicuramente perché assistere allo spettacolo dal vivo ha un significato molto più profondo, soprattutto se si è a pochi metri di distanza dall’attore, come pure per l’atmosfera trasmessa dal pubblico e dal Teatro ‘Zajc’. Le impressioni che ho provato provengono anche dalla consapevolezza che il fenomeno dell’esodo non è stato solamente un drammatico evento della storia italiana, ma è anche una vicenda di queste terre, che appartiene alla storia croata e al suo popolo. È anche un episodio che mi appartiene da vicino, perché quando queste terre sono state interessate dall’esodo, in cui non c’erano solamente italiani, ma anche croati e sloveni che hanno dovuto lasciare le proprie case, famiglie e terre, i miei genitori sono arrivati a Fiume. Come tantissimi altri sono andati a vivere in un appartamento vuoto, ma che fino a poco tempo addietro apparteneva a una famiglia che aveva imboccato la via dell’esodo. Vivere in una casa di esuli, è stata una cognizione che mi ha caratterialmente formato fin dall’infanzia. Tante persone se ne sono andate via e nuova gente è arrivata, tentando di costruirsi una nuova identità, culturale e sociale. Tutto ciò indica che la storia dell’esodo non ha avuto tragiche conseguenze solamente per il popolo italiano, ma anche per quello croato e sloveno. Ecco perché Cristicchi ha la mia più completa ammirazione per aver dimostrato che non era un conflitto tra gli italiani da una parte e croati e sloveni dall’altra. Bensì è stato uno scontro a livello ideologico. Sono poi rimasto colpito dalla storia di Norma Cossetto, le cui tristi vicende le conoscevo già da prima. Poco tempo fa ho visitato il suo luogo natio, Santa Domenica, presso Visinada. E lì, sul muro di un vecchio casolare, è ancora sempre presente la scritta, che nessuno ha osato cancellare, ‘Viva Tito – Viva Stalin’”.
“Questa storia è profondamente impressa in tutti noi. Posso solamente dire che queste tristi vicende rappresentano il nostro comune destino, la nostra comune tragedia. Non dobbiamo scordare i crimini di nessun regime, qualsiasi esso sia. Dobbiamo affrontarli per permettere a tutti una convivenza serena e pacifica. Dobbiamo lavorare per conoscerci a vicenda. Lo dobbiamo fare perché condividiamo storia e destini comuni”, ha concluso Goran Moravček.
Ecco perché in molti, a performance conclusa, hanno fatto la fila per andare a complimentarsi con l’artista. Dopo l’appuntamento nel capoluogo quarnerino, lo spettacolo sarà proposto, il prossimo 9 aprile al Teatro “Antonio Gandusio” di Rovigno.