Il primo ministro croato Ivica Racan si è recato ieri a Bruxelles per rispondere alle inquietudini sollevate dalla decisione del Parlamento croato. In discussione i tempi della adesione alla Ue
Nel corso di una drammatica sessione parlamentare venerdì scorso, durata fino a notte inoltrata, la Croazia ha dichiarato una propria zona ecologica e di pesca in Adriatico, nonostante gli avvertimenti in senso contrario giunti da parte di Slovenia ed Italia. La stessa Commissione Europea si è dichiarata insoddisfatta dalla decisione della Croazia, avvisando chiaramente Zagabria di non agire senza aver raggiunto il consenso delle parti interessate, e ricordando che in Europa "gli accordi precedono le decisioni", mentre la Croazia ha fatto l'esatto contrario.
Intrappolato tra le forti pressioni dell'opposizione a dichiarare una zona economica in Adriatico e una pressione ancora maggiore da parte della comunità internazionale a non farlo, il governo del primo ministro croato Ivica Racan ha cercato il compromesso. Il parlamento ha accolto la proposta di dichiarare una zona ecologica e di pesca con effetto di entrata in vigore tra un anno, piuttosto di istituire una vera e propria zona economica. Tale proposta ha ricevuto 70 voti da parte dei rappresentanti della coalizione di governo, mentre 44 esponenti della opposizione hanno votato contro. La istituzione di una zona economica, che praticamente permetterebbe alla Croazia di estendere la propria sovranità fino al centro del mar Adriatico, è diventata una delle questioni di maggior rilievo di questo periodo pre elettorale. Il più forte partito della opposizione, l'Hdz, insieme ad altri partiti del centro destra, invoca la istituzione della zona economica accusando allo stesso tempo il governo di non curarsi degli interessi nazionali e di cedere troppo facilmente di fronte ai propri vicini e alla Unione Europea.
Ieri, 9 ottobre, il primo ministro Racan si è recato a Bruxelles per rispondere alle domande poste dalla Ue. Racan, che sperava questo lo avrebbe aiutato nei suoi sforzi per portare la Croazia nella Unione Europea entro il 2007, si trova ora in una posizione scomoda. D'altro canto, se avesse ascoltato Romano Prodi e la Commissione Europea abbandonando del tutto la dichiarazione di istituire una zona economica, sarebbe stato sottoposto ad una insostenibile pressione da parte della destra. Le elezioni si stanno avvicinando rapidamente (23 novembre), e il primo ministro deve cercare un modo per fermare una possibile emorragia di voti, evitando allo stesso tempo che la Unione Europea chiuda le proprie porte al Paese. Ha quindi scelto di istituire una zona ecologica e di pesca, piuttosto che una zona economica. Ma quale è il significato di una zona ecologica e di pesca in Adriatico?
"In pratica, quando questa decisione entrerà in vigore tra un anno, Zagabria avrà grosso modo gli stessi diritti che avrebbe acquisito istituendo una zona economica. La differenza risiede nel fatto che la Croazia non potrà costruire isole né utilizzare la energia delle onde, dei venti o delle correnti sottomarine - spiega Ivan Katavic, assistente al ministro per l'Agricoltura e le Foreste, competente anche per le questioni legate alla pesca.
"La Croazia potrà ora sfruttare le risorse naturali presenti in quella parte dell'Adriatico e permetterne il controllo e la protezione - continua Katavic. "Per rendere tutto questo possibile, verrà istituita una Guardia Costiera, seguendo l'esempio degli Stati Uniti e di altri Paesi. Sarebbe un bene se anche l'Italia facesse lo stesso, dato che questo contribuirebbe alla protezione del mar Adriatico."
Secondo la maggior parte dei media croati, tuttavia, la reazione italiana è piuttosto sfavorevole. Il primo ministro Berlusconi ha dichiarato di "sostenere una soluzione europea, aggiungendo che nessuno desidera conflitti." Il ministro degli Esteri sloveno Rupel ha dichiarato che "rimane ancora un anno per i negoziati, che non dovrebbero neppure iniziare prima delle elezioni in Croazia."
Il primo ministro Racan spera che l'Europa comprenderà la sua decisione, presa sotto l'urgenza della discussione politica interna al Paese, e che la dichiarazione del Parlamento non chiuderà le porte della Unione Europea alla Croazia.
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