Il tribunale di Zagabria ha applicato una censura temporanea e preventiva nei confronti del portale H-Alter e della giornalista Jelena Jindra, vietando di fatto di pubblicare e scrivere ulteriori articoli sul Policlinico comunale per la protezione dei bambini e sulla sua direttrice. Ci spiega questa inaudita decisione Toni Gabrić capo-redattore di H-Alter
Lo scorso martedì 21 settembre, il tribunale di Zagabria ha vietato al portale H-Alter di pubblicare ulteriori articoli sul Policlinico comunale per la protezione dei bambini e dei giovani e sulla sua direttrice Gordana Buljan Flander. La decisione ha scatenato un’ondata di polemiche e portato alle dimissioni della stessa Buljan Flander. Per il capo-redattore di H-Alter, Toni Gabrić, così come per l’Associazione dei giornalisti croati , si tratta di una censura senza precedenti.
Cos’è successo la scorsa settimana e in che cosa consiste la decisione del tribunale di Zagabria?
La decisione del tribunale vieta alla giornalista Jelena Jindra di pubblicare sul nostro sito H-Alter ulteriori articoli sul Policlinico per la protezione dei bambini e dei giovani di Zagabria e sulla sua direttrice Gordana Buljan Flander, perché sarebbero diffamatori nei loro confronti.
Questa decisione è stata presa in forma preventiva, ovvero senza aspettare la conclusione del processo, che deve ancora iniziare. Com’è possibile?
Per quanto ne so, è la prima volta che la legge sugli adempimenti forzosi viene applicata al settore dei media. La nostra costituzione sancisce chiaro e tondo che la censura della stampa è vietata, ma qui si è trovata una scorciatoia per arrivare alla censura. Certo, resta da vedere quanto tutto questo è sostenibile dal punto di vista giuridico: secondo la nostra avvocatessa, Vanja Jurić, la richiesta avanzata dal Policlinico non sta in piedi, legalmente parlando, e il giudice si è limitato a fare copia-incolla.
Questa decisione arriva al termine di una serie di articoli scritti da Jelena Jindra e pubblicati da H-Alter sul Policlinico, che ha un ruolo nell’affidamento dei bambini in casi di divorzi non consensuali. La gestione della direttrice Gordana Buljan Flander vi era pesantemente criticata. Ora vi è proibito di scrivere nuovamente sull’argomento. Come pensate di procedere?
Il Policlinico ha un mese di tempo per avviare una causa per diffamazione. Immagino chiederanno dei danni morali. Noi fino ad allora non possiamo coprire questo tema. Se il Policlinico non avvierà la causa, allora saranno loro ad aver commesso un’infrazione, perché questa decisione è legata a quella causa futura. Noi, invece, abbiamo tempo fino alla fine di questa settimana per fare ricorso contro la decisione del tribunale.
A fine settimana scorsa, il sindaco di Zagabria Tomislav Tomašević è intervenuto e ha sciolto il consiglio di amministrazione del Policlinico. Subito dopo, la direttrice ha dato le dimissioni. Pensa che la causa sarà ritirata?
Sì, il policlinico è un’istituzione comunale e il sindaco prima di cambiarne il consiglio ha dichiarato che è inaccettabile che si vieti di scrivere di un’istituzione pubblica. Quindi penso che il policlinico, una volta scelto il nuovo consiglio, si tirerà indietro. Resta però da vedere cosa farà l’ormai ex direttrice Gordana Buljan Flander, che ha avviato una causa a titolo personale. Penso che quella causa rimarrà in piedi.
La Croazia conosce già un problema di cause temerarie (SLAPP) contro i media. Si è ora trovato un nuovo modo per zittire la stampa, oppure questo tipo di azione non avrà seguito?
È sicuramente una cosa molto positiva il fatto che tutto il pubblico abbia reagito. In parlamento tutti hanno condannato la decisione, a sinistra come a destra, persino quei deputati che H-Alter non esita ad attaccare nei suoi articoli. Penso sia stata oltrepassata una linea rossa e per questo anche la ministra della Cultura [responsabile anche dei media, ndr.] è intervenuta subito, così come il Primo ministro… Certo, mi viene da dire al governo che non basta condannare, ma bisogna intervenire perché queste cose non avvengano. Può darsi che la richiesta e la decisione siano scritte male dal punto di vista giuridico, ma comunque esiste una via legale che ha permesso tutto questo. Bisogna intervenire a livello legislativo.
In cosa consiste questa serie di articoli sul Policlinico di Zagabria?
La persona migliore per rispondere a questa domanda sarebbe la collega Jelena Jindra, autrice degli articoli. Tutto è iniziato uno o due anni fa. Si tratta di un’inchiesta sulla procedura di sottrazione dei minori, che da noi avviene in modo implicito e senza un grande dibattito. È un processo che fa molti danni, ai bambini, ai genitori che si separano e soprattutto alle mamme vittime di violenza familiare. Ci sono casi in cui i bambini vengono affidati al padre colpevole di violenza nei confronti della moglie e dei figli. Addirittura, ci sono casi di violenza sessuale perpetrata dal padre anche sui figli e in cui comunque i bambini sono stati affidati al padre. Non è la prassi, ma ci sono casi di questo tipo. Jelena Jindra è riuscita a provare che il Policlinico affida generalmente il figlio al genitore più potente ed è chiaro che in questa società patriarcale si tratta spesso degli uomini.
Gli articoli hanno suscitato un grande interesse nel pubblico croato.
Sì. Si tratta di dieci articoli, pubblicati a partire dal 15 luglio, in un periodo in cui di solito le visite al portale H-Alter calano, ma quest’anno sono invece salite. La storia è cresciuta particolarmente quando Severina Vučković, la celebre cantante pop nota in tutta la regione, ha sostenuto apertamente gli articoli di Jelena Jindra. Severina si è battuta a lungo per ottenere l’affidamento del figlio che ha vinto qualche settimana fa. Quando la cantante ha concesso un’intervista alla collega, la storia è diventata una bomba mediatica. È paradossale: un media piccolo, che a causa della politica del governo sui media, rischia da anni la chiusura, è riuscito ad imporre il tema del giorno, elevando alla notorietà un argomento che prima veniva ignorato. È una vittoria, la prova che i media no-profit hanno un ruolo importante.
I media no-profit sono in difficoltà negli ultimi anni per il calo dei fondi attribuiti dal governo. Anche H-Alter è in questa situazione?
Sì. Noi esistiamo da circa 15 anni. Inizialmente eravamo finanziati dalla Fondazione nazionale per lo sviluppo della società civile (NZRCD), poi il governo a guida socialdemocratica (2011–2016) ha deciso, con l’intento di aumentare quei fondi, di spostarne la competenza al ministero della Cultura. Il successivo esecutivo a guida conservatrice ha sospeso i fondi ai media no-profit e da allora le cose non sono cambiate nella sostanza. Per cui quando la ministra dice di avere a cuore l’indipendenza dei media, in realtà mente.
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