Angela Merkel  foto di Alexandros Michailidis/Shutterstock

Angela Merkel  foto di Alexandros Michailidis/Shutterstock

È stato un weekend bipolare in Croazia. Da un lato la cancelliera tedesca Angela Merkel in vista a Zagabria a sostegno dell'HDZ si esprime contro il nazionalismo, dall'altro lo stesso giorno si è tenuta la consueta celebrazione di Bleiburg dove invece il nazionalismo è di casa

20/05/2019 -  Giovanni Vale

A una settimana dalle elezioni europee, la campagna elettorale sembra essere finalmente entrata nel vivo in Croazia lo scorso weekend, con la visita di Angela Merkel a supporto del premier Andrej Plenković (a sua insaputa, la cancellieria si è ritrovata a ballare sulle note del cantante nazionalista Thompson ). In contemporanea, a Bleiburg, si è tenuta l’annuale e controversa commemorazione del massacro del maggio 1945, a cui hanno preso parte anche alcuni ministri del governo Plenković e il presidente del parlamento croato Gordan Jandroković.

Merkel a Zagabria

È una Zagabria blindata quella che ha ricevuto sabato scorso la cancelliera tedesca Angela Merkel e lo Spitzenkandidat del Partito popolare europeo (Ppe) Manfred Weber. Merkel, che ha parlato a sostegno dell’HDZ e di Andrej Plenković, ha incentrato il suo discorso sulla necessità di contrastare, alle prossime elezioni europee, il peso dei nazionalismi. "I nostri valori ci permettono di essere orgogliosi del nostro paese, il patriottismo e l’Unione europea non sono in contrasto. Al contrario, il nazionalismo è un avversario che vuole distruggere l’Europa", ha dichiarato la cancelliera davanti a 6mila membri dell’HDZ riuniti al palasport «Dražen Petrović». "In Germania abbiamo avuto un periodo di pace lungo 74 anni. Voi (in Croazia) avete attraversato una guerra negli anni Novanta e sapete cosa significa e perché è importante preservare questa pace", ha proseguito Merkel.

L’invito a non cedere alle sirene dei nazionalismi ("da un lato, si può sostenere la causa nazionale, ma dall’altro dobbiamo essere in grado di capire il punto di vista degli altri e costruire ponti") ha poi lasciato spazio ad alcune promesse di ulteriore integrazione europea per la Croazia, ultimo paese ad essere entrato nell’UE nel 2013. "L’ingresso della Croazia nella zona euro e nell’area Schengen avverrà con certezza durante il mandato della prossima Commissione europea. C’è ancora del lavoro da fare ma la Croazia è sulla strada giusta e la Germania vuole essere il suo partner durante questi sforzi", ha assicurato Merkel. Per la Croazia, che si appresta ad assumere la presidenza del Consiglio dell'Unione europea nella prima metà del 2020 (subito prima della Germania), si tratta di dichiarazioni importanti, essendo Schengen e euro i due prossimi obiettivi di politica estera del governo di Zagabria.

I discorsi di Manfred Weber (che ha definito Plenković "un buon amico") e di Karlo Ressler (il 29enne testa di lista dell’HDZ alle europee) sono andati nella stessa direzione.

Intanto a Bleiburg

Ma alla campagna proeuropea e dai toni pacati che si è svolta a Zagabria, ha fatto eco, in contemporanea, la commemorazione tenutasi a Bleiburg. Come ogni anno, molti rappresentanti della destra e dell’estrema destra croata si sono riuniti in questa cittadina della Carinzia per ricordare il massacro di decine di migliaia di persone (il demografo croato Vladimir Žerjavić stima un numero di vittime oscillante tra le 55mila e le 67mila, di cui 6.800 civili) da parte dei partigiani di Tito nel maggio 1945. Si tratta di soldati che combatterono in Croazia e in ex-Jugoslavia a fianco dei nazisti e che, dopo la resa della Germania, ripiegarono verso l’Austria con l’intenzione di consegnarsi all’esercito britannico ed evitare di finire nelle mani dei partigiani. Una volta arrivati a Bleiburg, tuttavia, vennero disarmati dai britannici e consegnati ai partigiani che li massacrarono senza processo.

Negli anni, la commemorazione è diventata uno dei momenti clou del nazionalismo croato con le bandiere ustascia liberamente sventolate ogni 18 maggio sui prati della Carinzia. Quest’anno, tuttavia, sia la Chiesa austriaca che il governo di Vienna si sono decisi ad intervenire con più fermezza. Da un lato, la Chiesa austriaca ha vietato che si celebri una funzione liturgica ufficiale, dall’altro un’ordinanza del ministero degli Interni austriaco ha interdetto esplicitamente l’esibizione di simboli ustascia (aggiungendoli alla “lista nera” dei riferimenti nazisti già vietati per legge). Ecco che, in una versione più contenuta rispetto agli ultimi anni, si è comunque tenuta la manifestazione di Bleiburg, senza bandiere ustascia ma con nomi importanti dell’esecutivo croato (la stessa presidente Kolinda Grabar-Kitarović ha visitato Bleiburg il 9 maggio, data che marca la vittoria degli Alleati nella Seconda guerra mondiale oltre che, simbolicamente, la nascita dell’Europa unita con la Dichiarazione di Schuman).

Il ministro della Pubblica amministrazione Lovro Kuščević, il ministro dei Veterani Tomo Medved e il presidente del Sabor, il parlamento croato, Gordan Jandroković, tutti in quota HDZ, hanno preso parte all’evento assieme ad altre 10–15mila persone. Anche se i rappresentanti delle istituzioni hanno fatto attenzione a non rilasciare alcuna dichiarazione alla stampa, il vescovo di Veglia (Krk), che ha tenuto un applauditissimo sermone (durante una messa formalmente detta da un prete e non dal vescovo, in linea con quanto previsto dalla decisione della Chiesa austriaca), ha ricordato che a Bleiburg "si commemora la verità" e che una celebrazione del genere non può essere vietata perché "significa molto a chi ha perso una persona cara". Una contromanifestazione organizzata da gruppi antifascisti si è tenuta in contemporanea, chiedendo alle autorità austriache di vietare tout court l’appuntamento di Bleiburg, che non è altro che "un lamento per la fine dello Stato fantoccio ustascia".

L’incontro si è concluso senza incidenti di rilievo e senza che i simboli del regime di Ante Pavelić fossero mostrati in pubblico. Ma c’è stato comunque spazio - segnala il giornalista Krsto Lazarević su Twitter - perché un militante di estrema destra (Velimir Bujanec) sputasse su un reporter. Per l’HDZ, si è trattato invece di un sabato bipolare, con il partito del premier Plenković sospeso tra l’affermazione dei valori europei (nati dalla vittoria degli Alleati nel 1945) e la partecipazione ad un evento a carattere revisionista. Come conciliare la condanna del nazionalismo espressa da Markel con la partecipazione ad un raduno di estrema destra? In realtà, verrebbe da dire, sta proprio qui la strategia elettorale del partito di governo croato. Per ottenere i voti dei conservatori moderati (e presentarsi come un partner ragionevole in Europa) ed attrarre comunque i voti degli elettori più oltranzisti, l’HDZ si presta ad un continuo lavoro da equilibrista che ad oggi, stando ai sondaggi, continua a pagare.


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