Al Parlamento europeo si sta discutendo una riforma del settore delle autorità garanti sui media. E la Federazione europea dei giornalisti denuncia un tentativo di minare l'autonomia di queste ultime
Attraverso una proposta legislativa del maggio 2016, la Commissione Europea ha avviato un processo di riforma della cosiddetta AVMSD (Audio visual media services directive), una direttiva europea di coordinamento della legislazione nazionale per i servizi audiovisivi, che si applica alle tradizionali trasmissioni televisive così come ai servizi on-demand.
La proposta, a lungo attesa da molti, ha suscitato grande interesse. La Federazione Europea dei Giornalisti-EFJ ha subito espresso il proprio parere favorevole all'iniziativa della CE, intravedendo in essa la possibilità di riformare e migliorare la legislazione europea in materia.
Questo iniziale ottimismo si è però presto spento a causa del progressivo emergere del timore che questa riforma possa in realtà non solo non favorire l'indipendenza dei media, ma addirittura comprometterla.
In questo quadro l'EFJ ha invitato i membri del Parlamento Europeo (PE) a respingere gli emendamenti proposti da due europarlamentari, Petra Kammerevert e Sabine Verheyen, incaricate dallo stesso PE di analizzare la proposta della Commissione. Tra gli emendamenti presentati dalle due europarlamentari durante la seduta del 5 settembre scorso del Comitato Cultura ed Educazione del PE (CULT), desta particolare preoccupazione quello che riguarda lo European Regulators Group for Audiovisual Media Services (ERGA). L'ente, che dal 2014 riunisce i rappresentanti degli enti regolatori nazionali nel campo dei servizi audiovisivi (per l'Italia, l'AGCOM), secondo la proposta presentata da Kammerevert e Verheyen verrebbe sottoposto alla supervisione del Contact Committee, composto da rappresentanti degli stati membri e da 4 eurodeputati. In questo modo ERGA vedrebbe ridimensionati i propri compiti di consiglio e assistenza alla Commissione. Tali responsabilità ricadrebbero invece sul Contact Committee, facendo quindi prevalere il punto di vista degli stati membri. Si tratta chiaramente di un tentativo di ripristinare le competenze di questi ultimi a scapito di un maggior peso delle posizioni espresse da organi altamente qualificati e indipendenti come quelli rappresentati da ERGA.
Il Centro per il pluralismo e la libertà dei media (CMPF) ha espresso preoccupazione anche per altri emendamenti proposti dalle due eurodeputate, ad esempio per la proposta di sostituire il termine ‘autorità nazionale regolatrice’ con ‘ente nazionale regolatore’ (suggerendo una connotazione di minori poteri) o il togliere il vincolo che i regolatori debbano essere legalmente distinti da ogni altro tipo di ente pubblico o privato.
Il Segretario Generale di EFJ, Ricardo Gutièrrez, ha espresso in una nota ufficiale la propria perplessità rispetto a una serie di emendamenti atti a indebolire l'indipendenza delle autorità nazionali di regolamentazione: “Abbiamo assistito al deterioramento della libertà dei media in Polonia, Ungheria e Croazia. E' difficile immaginare perché qualcuno voglia opporsi a una proposta che potrebbe portare al rafforzamento degli enti regolatori indipendenti nel settore audiovisivo”.
Le preoccupazioni espresse da EFJ sono state ribadite anche da alcuni membri del PE e da rappresentanti della Commissione che hanno preso parte alla riunione organizzata presso il comitato CULT. Molti europarlamentari hanno fatto in particolare riferimento alla situazione in Polonia, Croazia e Ungheria, dove i media sono pesantemente influenzati dall'agenda politica e dove crescente è la necessità di rafforzare le autorità garanti.
Gli emendamenti proposti fanno supporre che le due eurodeputate non abbiano, come ha evidenziato il Cmpf, tenuto conto delle indicazioni pubblicate nel 2011 dall' 'High-Level Group on Media Freedom and Pluralism ', gruppo indipendente costituitosi con il mandato di consigliare la CE stessa sul rispetto, protezione, supporto e promozione del pluralismo e della libertà dei media in Europa. Tra le varie raccomandazioni stilate all'epoca dal gruppo spicca la seguente: “Tutti i paesi dell'Unione Europea dovrebbero avere Garanti dei media indipendenti, con una partecipazione politica e culturale in equilibrio. Le nomine dovrebbero essere trasparenti, con la presenza di un sistema di pesi e contrappesi”.
Va, inoltre sottolineato - come viene ancora ricordato dal Cmpf - che qualora gli emendamenti dovessero passare, ci si troverebbe in una situazione del tutto anomala, uno scenario in cui le regole adottate per il settore dei media risulterebbero totalmente non in linea rispetto a quelle di altri settori simili. Incongruenza che creerebbe anche una vera e propria contraddizione per via di alcune risoluzioni adottate dallo stesso PE sugli standard di libertà dei media in Europa.
La proposta di riforma resta aperta al confronto e alla discussione. La votazione in seno al comitato CULT è attesa per la fine di gennaio 2017 . Fino a quel momento, ci sarà la possibilità di intervenire sulla bozza presentata così da allinearla alle raccomandazioni espresse in passato dall'High-Level Group on Media Freedom and Pluralism e ai più recenti sviluppi nei paesi membri, che non possono prescindere da autorità incisive e indipendenti nella regolamentazione del settore audiovisivo.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto
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