Una grafica raffigurante una donna tra i cui capelli emergono molti occhi - Mary Long/Shutterstock

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Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza l’istituzione di una commissione d’inchiesta per fare luce sull’abuso di Pegasus e altri strumenti di sorveglianza digitale ai danni di giornalisti, voci critiche e figure di opposizione nei paesi dell’Unione europea

25/03/2022 -  Rossella Vignola

Lo scorso 10 marzo il Parlamento europeo in seduta plenaria a Strasburgo ha deciso l’istituzione di una commissione d’inchiesta con l’obiettivo di fare chiarezza sull’uso dentro i confini europei dello spyware Pegasus e di altri software di sorveglianza, usati per spiare centinaia di politici, avvocati, attivisti e giornalisti in tutto il mondo.
Lo “scandalo Pegasus”, emerso sin dal 2017 grazie a svariati lavori d’inchiesta  che hanno identificato infezioni in 45 paesi e almeno 36 utilizzatori, è prepotentemente entrato nell’agenda europea nell’estate del 2021, grazie all’inchiesta transnazionale Pegasus Project condotta da Forbidden Stories assieme a 16 testate giornalistiche internazionali e con l’assistenza tecnica di Amnesty International. L’inchiesta si è aggiudicata la prima edizione del premio giornalistico “Daphne Caruana Galizia”, istituito a giugno 2021 dal Parlamento UE per ricordare la giornalista uccisa a Malta nel 2017.

La commissione parlamentare esaminerà le legislazioni nazionali esistenti che regolamentano l’uso di tecnologie intrusive di sorveglianza, analizzerà sviluppi tecnologici e normativi e valuterà le prove sul presunto abuso di Pegasus da parte dei governi europei ai danni di figure di opposizione e stampa indipendente nei paesi dell’Unione europea. 

Nel testo  adottato dall’Europarlamento a larga maggioranza (635 voti a favore, 36 contrari e 20 astenuti), le rilevazioni del caso Pegasus sono definite  “estremamente allarmanti e sembrano confermare i pericoli dell’uso improprio della tecnologia di sorveglianza per minare i diritti umani e la democrazia”.

 

Dall’inchiesta Pegasus Project emerge il coinvolgimento dei governi di Ungheria e Polonia nell’uso illecito ai danni di giornalisti, attivisti per i diritti umani e politici di opposizione, dello spyware prodotto dalla società di sorveglianza israeliana NSO Group. Pegasus, una volta installato su uno smartphone, è in grado di tracciare le comunicazioni in tempo reale, estrarre dati come foto, messaggi ed e-mail, attivare microfoni e videocamere, tutto ad insaputa del proprietario.. Secondo i leak analizzati dal Guardian , l’Ungheria di Orbán avrebbe acquistato il software nel 2017 e lo avrebbe utilizzato infettando i cellulari di due reporter indipendenti. Sempre secondo il Guardian , tra i 50.000 numeri di telefono potenziali bersagli dello spyware figurerebbero anche le utenze del presidente francese Emmanuel Macron e del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

La questione ha allarmato il parlamento europeo e aperto un nuovo capitolo dello scontro tra Bruxelles e paesi come Ungheria e Polonia sul rispetto dello stato di diritto.  In un'audizione presso la commissione per le libertà civili del PE del 1° febbraio 2022, il giornalista ungherese Szabolcs Panyi e il pubblico ministero polacco Ewa Wrzosek, entrambi presi di mira dal software, hanno raccontato ai parlamentari europei la loro esperienza di essere sotto sorveglianza.

A condurre all’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta anche il dibattito in plenaria dello scorso 15 febbraio, in occasione del quale i parlamentari europei hanno discusso delle rivelazioni più recenti sull’uso di Pegasus da parte di governi europei. Il PE ha chiesto alla Presidenza francese, al Consiglio e alla Commissione quali azioni possano essere intraprese a livello comunitario per impedire che strumenti intrusivi come Pegasus vengano utilizzati illegalmente per operazioni di sorveglianza ai danni di figure di opposizione, giornalisti e attivisti. 

Durante il dibattito, la parlamentare tedesca Birgit Sippel del gruppo Socialisti & Democratici si è rivolta direttamente alla Commissione UE, nel suo ruolo di garante dei trattati, affinché “la smetta di nascondersi dietro la scusa delle competenze e delle responsabilità delle autorità nazionali”, aggiungendo che “né le autorità polacche né quelle ungheresi lanceranno mai delle commissioni d’inchiesta nazionali indipendenti”. Non è un problema dei singoli stati - ha aggiunto - ma un problema europeo. Per questo, secondo Sippel, “il Parlamento UE deve intervenire”.

L’urgenza di fare chiarezza sull’uso di Pegasus in UE e di predisporre degli strumenti di regolamentazione è condivisa in modo trasversale da tutti i gruppi politici rappresentati al PE.

Sulla questione si è espresso lo scorso febbraio anche il Garante europeo per la protezione dei dati  che, nell’ambito di una valutazione sui rischi posti da questo tipo di tecnologie di sorveglianza, ha sottolineato che Pegasus può significare livelli di intrusione “senza precedenti che minacciano l’essenza del diritto alla privacy”, in quanto spyware di questo tipo interferiscono con gli aspetti più intimi delle nostre vite. Nella valutazione preliminare, il Garante ritiene che un divieto allo sviluppo e alla diffusione di spyware come Pegasus nell’UE sarebbe l’opzione più efficace per proteggere i nostri diritti e libertà fondamentali. 

L’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta è stata promossa proprio dal gruppo Renew Europe dove siedono i parlamentari de La République en Marche, il partito di Macron il cui numero di telefono sarebbe stato sotto sorveglianza.

Secondo l’eurodeputato francese Stéphane Séjourné , presidente di Renew Europe, “lo scandalo Pegasus non è solo un assalto alle libertà individuali, ma un attacco da parte dei regimi autocratici all’essenza della democrazia europea: è un problema molto serio se software sviluppati per sorvegliare i terroristi vengono usati dai governi contro i politici di opposizione”. 

Per i prossimi 12 mesi la commissione raccoglierà documenti e testimonianze e organizzerà audizioni pubbliche con esperti e interlocutori selezionati. Al termine dei lavori verrà reso pubblico un report e una serie di raccomandazioni indirizzato ai governi nazionali e alla Commissione europea.

I membri della commissione d'inchiesta

In occasione della plenaria del 24 marzo il PE ha annunciato la composizione della commissione d’inchiesta sul caso Pegasus. Si tratta di 38 membri scelti dai gruppi politici e rappresentano, in proporzione, il numero di seggi che ciascun gruppo ha in Parlamento. Tra i principali, 10 appartengono al Partito popolare europeo, 8 ai Socialisti & Democratici, 6 a Renew Europe, 4 ai Verdi. 2 gli italiani, Vuolo Lucia (PPE) e Cozzolino Andrea (S&D).

Il Parlamento UE ha la facoltà commissioni speciali per trattare argomenti specifici; il mandato è indagare su presunte violazioni o cattiva amministrazione nell'attuazione del diritto dell'UE. 

 

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Parlamento dei diritti 3", cofinanziato dall'Unione europea (UE) nel quadro del programma di sovvenzioni del Parlamento europeo (PE) per la comunicazione. Il PE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è di OBC Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'UE. Vai alla pagina “Il Parlamento dei diritti 3”.

Il progetto DJAS è co-finanziato da Open Society Institute in cooperazione con OSIFE/Open Society Foundations. La responsabilità dei contenuti di questa pubblicazione è esclusivamente di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa.

Questo progetto ha ricevuto finanziamenti dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell'Unione europea in virtù della convenzione di sovvenzione Marie Skłodowska-Curie n. 765140.

 

 


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