Una petizione al Parlamento UE chiede chiarezza sull’uso dei fondi per le migrazioni

8 settembre 2021

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Il Parlamento europeo ha deciso di dare seguito ad una petizione presentata da diverse organizzazioni non governative riguardo l’uso di fondi europei per la gestione dei flussi migratori dalla Libia.

Mappa del Mediterraneo - ©  Di easyknotcoco/Shutterstock

Mappa del Mediterraneo - © Di easyknotcoco/Shutterstock

Il primo settembre 2021 la PETI, commissione per le Petizioni del Parlamento europeo, ha accolto alcune delle richieste che ARCI (Associazione Ricreativa e Culturale Italiana), ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) e l’organizzazione inglese GLAN (Global Legal Action Network) hanno presentato attraverso una petizione riguardo il cattivo uso di fondi europei usati nella gestione dei flussi migratori dalla Libia. La Commissione non ha quindi dato seguito a tutte le molteplici istanze delle tre organizzazioni ma ha tenuto aperta la petizione e richiesto un coinvolgimento diretto della Commissione europea e della Corte dei Conti. 

La petizione nasce dall’esposto presentato alla Corte dei Conti Europea nell’aprile 2020 nel quale le tre organizzazioni, sostenute da una coalizione di 13 ONG con una Dichiarazione congiunta , sostengono che la Commissione europea utilizzi in maniera impropria i fondi europei del progetto "Sostegno alla gestione integrata delle frontiere e della migrazione in Libia " finanziato dal Fondo Fiduciario EU per l’Africa (EUTF for Africa). Secondo l’esposto e la petizione, i progetti finanziati con fondi europei per l’equipaggiamento e l’assistenza tecnica dei controlli alle frontiere, che di fatto incrementano la capacità della guardia costiera libica, non terrebbero conto della normativa internazionale sui diritti umani alimentando quindi azioni di respingimento verso la Libia dove migranti, richiedenti asilo e rifugiati subiscono spesso abusi. 

A differenza del gruppo EPP (Gruppo del Partito popolare europeo) che durante l’udienza aveva chiesto di chiudere la petizione sostenendo che l’attuale situazione non sia dovuta ad un uso scorretto del ​​Fondo Fiduciario EU per l’Africa da parte della CE ma sia invece una conseguenza dell’instabilità e dei conflitti che prosegue in Libia da diversi anni, il gruppo S&D (Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici) e il gruppo dei Verdi - in particolare l’eurodeputata Eleonora Evi - hanno richiesto di mantenere la petizione aperta. Quest’ultima è stata infatti la decisione presa dalla commissione PETI che ha chiesto alla CE di aggiornare e poi inviare dei follow-up della relazione di monitoraggio del programma EUTF dichiarando poi che la petizione stessa verrà inviata alla Corte dei Conti Europea in modo da inserirla nella prossima relazione di valutazione del Fondo fiduciario per l’Africa.

Le petizioni, secondo l’Articolo 44 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea possono essere presentate al PE da ogni cittadino dell'Unione, azienda o organizzazione (individualmente o in associazione con altri) che risieda o abbia la sede sociale in uno stato membro. La PETI è la Commissione del PE che riceve ed esamina le petizioni, purché vertano su tematiche che rientrano nell'ambito delle attività dell'Unione europea e degli interessi dei cittadini e delle cittadine europee. Attraverso il portale dedicato , è possibile registrarsi e avviare una nuova petizione oppure sostenerne una esistente. La funzione di questo meccanismo è quindi fondamentale per la salvaguardia dei diritti dei e delle cittadine europee: attraverso le petizioni il Parlamento europeo può segnalare e mettere in luce eventuali violazioni dei diritti da parte non solo di autorità locali, ma anche di istituzioni o stati membri.

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Parlamento dei diritti 3", cofinanziato dall'Unione europea (UE) nel quadro del programma di sovvenzioni del Parlamento europeo (PE) per la comunicazione. Il PE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è di OBC Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'UE. Vai alla pagina “Il Parlamento dei diritti 3”.