Se da una parte i progressi della tecnologia hanno espanso le opportunità per la libertà d'espressione, hanno anche fatto emergere nuove minacce quali, ad esempio, la censura on-line. L'Unesco ha affrontato la questione in un suo recente rapporto
“La libertà d'espressione è essenziale per la dignità, il dialogo, la democrazia e lo sviluppo sostenibile”, ha affermato la direttrice generale dell'Unesco Irina Bokova a Stoccolma, durante la presentazione dell'ultimo report dell'agenzia Onu dal titolo “World Trends in Freedom of Expression and Media Development”.
"Abbiamo bisogno di operare sul campo per rafforzare le cornici legislative, per formare i giornalisti, per avanzare nel campo della consapevolezza relativa ai media e all'informazione. Dobbiamo continuare a sostenere l'indipendenza dei media promuovendo standard professionali e l'autoregolazione”, ha aggiunto.
“Il trend generale è quello di rottura e cambiamento, in particolare portati dall'innovazione tecnologica e, in misura minore, dalla crisi finanziaria globale”, si afferma nel rapproto dell'Unesco.
Allo stesso tempo di afferma che questo trend, nelle varie regioni e all'interno delle stesse, presenta variazioni sostanziali di cui va tenuto conto.
Secondo l'Unesco è evidenziabile un peggioramento della libertà dei media in varie regioni e sistemi politici negli scorsi anni che ha portato il 2012, nella comparazione con i dieci anni precedenti, ad avere la percentuale più bassa di persone che godono di una libera informazione.
Inoltre gli estensori del rapporto hanno sottolineato che a volte le leggi sulla libertà di stampa non sono state implementate in modo efficace e citano anche la censura, sia imposta che auto-imposta, come una delle sfide che in tutto il mondo i giornalisti si trovano ancora ad affrontare.
“Nonostante la prevalenza economica di un gruppo esiguo di aziende editoriali sia nei media tradizionali che in quelli on-line, l'espansione delle fonti di informazione e delle piattaforme ha impattato in modo positivo sul pluralismo dei media”, aggiunge l'Unesco.
Inoltre si sottolinea che se la pratica della pubblicità pagata dallo stato continua a mettere a repentaglio l'indipendenza dei media l'emergere di nuovi modelli imprenditoriali hanno facilitato la nascita di nuove realtà, quali ad esempio i gruppi no-profit di giornalismo investigativo.
"Il numero di giornalisti uccisi è in continuo aumento”, sottolinea però l'Unesco. Secondo i dati dell'agenzia Onu tra il 2007 e il 2012 sono stati uccisi 430 giornalisti, tra cui 23 donne.
“Anche se le zone di conflitto rimangono quelle peggiori per la sicurezza dei giornalisti, tra il 2007 e il 2011 sempre più di loro sono stati uccisi al di fuori di queste aree e l'impunità dei crimini commessi nei loro confronti rimane la norma”, si scrive nel report.
Le giornaliste, secondo lo studio “si trovano ad affrontare forme crescenti di intimidazione e abuso, tra questi anche l'aggressione sessuale”.
L'Unesco ha comunque lodato la crescente consapevolezza nel mondo sull'importanza della sicurezza dei giornalisti legata, a suo avviso, all'implementazione del “Piano d'azione Onu sulla sicurezza dei giornalisti e la questione dell'impunità”.
Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Safety Net for European Journalists. A Transnational Support Network for Media Freedom in Italy and South-east Europe.
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