Tbilisi, Georgia, durante le proteste contro la  legge sugli agenti stranieri © George Khelashvili/Shutterstock

Tbilisi, Georgia, durante le proteste contro la  legge sugli agenti stranieri © George Khelashvili/Shutterstock

Durante la seduta plenaria del parlamento georgiano, il 28 maggio, è stata approvata in quarta lettura la controversa legge sugli agenti stranieri. La presidente Zourabishvili, per la seconda volta, non firmerà il provvedimento. Quali conseguenze attendono la Georgia?

29/05/2024 -  Marilisa Lorusso

Il 27 maggio un acceso dibattito non ha portato ad altro che all’ennesimo rapido passaggio del progetto di legge sugli agenti stranieri in Commissione affari legali, mentre la seduta plenaria del 28 maggio è stata lunga ed intensa. La legge è stata infine approvata con 84 voti favorevoli e 4 contrari. Buona parte dell’opposizione ha boicottato il voto, ma non la seduta.

Il passo successivo è la firma della legge, che spetterebbe alla presidente Salomè Zourabishvili entro cinque giorni dall'approvazione finale. Ma la presidente, con ogni probabilità, non firmerà il provvedimento. Toccherà quindi al presidente del Parlamento, Shalva Papuashvili, un falco del Sogno georgiano, apporre la firma. Seguiranno la pubblicazione e i tempi tecnici per attivare i meccanismi di applicazione della legge, circa 60 giorni, a partire da cui i destinatari del provvedimento avranno un mese per registrarsi.

Per le elezioni del 26 ottobre la legge sarà in vigore da circa due mesi, con le varie ong e organi di informazione coinvolti nel monitoraggio del voto già etichettati come agenti stranieri o multati per mancata registrazione.

Ma questa è solo una delle conseguenze dell’adozione in via definitiva della legge. Si apre infatti lo scenario del blocco dell’integrazione europea e delle sanzioni.

Gli Stati Uniti hanno sul tavolo due provvedimenti. L’atto Megobari, acronimo ma che in georgiano significa "amico", affida al Segretario di Stato americano il compito di identificare entro 60 giorni gli individui chiave responsabili di minare la democrazia, i diritti umani o la sicurezza in Georgia, con possibili sanzioni ai sensi del Global Magnitsky Act e di altre leggi.

Le sanzioni potrebbero includere il divieto di visto per coloro che sostengono la legislazione sugli agenti stranieri. Megobari richiede inoltre che siano presentati entro 90 giorni i rapporti sull’influenza politica impropria e sull’evasione delle sanzioni in Georgia, nonché sull’influenza russa nel paese.

Nello stesso spirito è stata avanzata la Georgian People’s Act (GPA), una proposta si legge bipartisan che prevede, oltre alla parte sanzionatoria, l’impegno del Senato americano a sostenere la società civile con non meno di 50 milioni di dollari. Il progetto di legge include due obblighi di rendicontazione: uno per valutare la portata dell’influenza maligna straniera in Georgia e un altro per valutare gli sforzi a sostegno dei prigionieri politici georgiani.

Il Consiglio dei ministri degli esteri UE ha discusso la questione georgiana ed è stato fatto presente che la “legge russa” viola tre criteri richiesti dall’UE e non rispetta i criteri di Copenaghen. Sono state valutate misure reattive , ma essendo l’ultimo consiglio prima delle imminenti elezioni europee, si è deciso di rimandare ogni misura a dopo il voto.

Al di là delle reazioni dei partner, è il sistema paese che sta vacillando sotto i colpi di una virata impopolare, incostituzionale e assunta in violazione del mandato elettorale ricevuto nel 2020. Nell’ultimo mese si è svalutato il lari, la valuta nazionale, e sono caduti i titoli delle banche georgiane quotate in borsa.

Il mix esplosivo di una giustizia nazionale sempre più apertamente asservita a interessi privatistici e l’isolamento internazionale, se non un sistema sanzionatorio, spaventano gli investitori, oltre che le preoccupazioni per l’ordine pubblico e la prospettiva di cinque mesi di turbolenze che potrebbero precedere il voto.

Durante l’ennesima affollata manifestazione che ha accompagnato l’approvazione della legge ha parlato la Presidente, che mantiene alta l’attenzione sull’importanza di tenere saldi i nervi e arrivare preparati al voto.

L’indipendenza e la presidenza

Dal giorno dell’unità nazionale – il 9 aprile che commemora il massacro di Tbilisi del 1989, quando 21 manifestanti anti-sovietici perirono in piazza – al 26 maggio, giorno dell’indipendenza che commemora la nascita dell’effimera repubblica di Georgia nel 1918: due ricorrenze questo anno unite non solo dai ricordi di mobilitazioni passate, ma dal filo ininterrotto di quella presente, costante, contro questo progetto di legge che risveglia i ricordi drammatici di violente russificazioni.

Un filo non simbolico, ma materializzatosi in grandi cortei che hanno impressionato gli osservatori per quantità di partecipanti e costanza. Punto di riferimento dei manifestanti, la Presidente della Repubblica non si è mai risparmiata nel suo ruolo di garante della Costituzione, incluso quell’articolo 78 che sancisce che il futuro del paese è euro-atlantista.

Dopo aver lanciato l’iniziativa di una piattaforma europea di resistenza nazionale aperta a tutte le forze europeiste nel paese e aver incontrato i rappresentanti dei manifestanti, in occasione del discorso alla nazione del 26 maggio Salomè Zourabishvili ha lanciato la così detta Carta georgiana .

La Carta è un documento programmatico che mira a riportare unità di intenti, coesione sociale nel paese e al percorso europeo attraverso delle elezioni che siano un referendum sul futuro e sull’identità del paese.

La proposta è di un governo e una legislatura tecnici, che in coordinazione con la presidenza arrivino a soddisfare i requisiti richiesti dall’UE per l’adesione, e quindi abolizione delle leggi anti-europeiste (agenti stranieri, rimpatrio dei beni offshore, normativa sulle intercettazioni), una grande riforma della giustizia con l’esclusione del “clan dei giudici”, un ri-bilanciamento dei poteri degli organi - in particolare il ridimensionamento del potere del Consiglio Supremo di Giustizia - e un cambiamento delle procedure di selezione della Corte Suprema e del Procuratore generale.

La riforma si estenderà a varie agenzie dello stato quali il Ministero degli Interni e i servizi di sicurezza, di indagine e anti-corruzione, nonché la Banca nazionale.

Un netto cambio di marcia, con anche la revisione del comitato elettorale centrale, la nascita di un governo a mandato programmatico e non politico, e una chiamata aperta per l’adesione fino al 1 giugno.

Immediata la reazione positiva di nove partiti di opposizione che hanno sepolto l’ascia di guerra. Negativa invece la reazione del Sogno georgiano che è tornato a definire la presidente una traditrice. Gli fa eco Mosca : dal Consiglio della Federazione Russa Alexei Pushkov, membro del Comitato affari legali, e Grigory Karasin, presidente del Comitato per gli Affari Internazionali, definiscono la Zourabishvili un’agente straniero che vuole destabilizzare il paese.

La presidente incassa invece la solidarietà della presidenza americana, per voce della vicepresidente Kamala Harris che le dà atto del grande impegno profuso per preservare il percorso democratico ed euro atlantista del paese.


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