Diventa sempre più aggrovigliata la questione degli stati de facto nell'area post-sovietica, territori secessionisti sotto la protezione di Mosca spuntati nelle aree in cui il Cremlino ritiene di avere interessi strategici, e che con il tempo sono diventati sempre più esplicitamente presidi militari russi
I conflitti che hanno accompagnato la formazione degli stati de facto nell'area ex-sovietica hanno portato a loro volta altre guerre, come quella russo-georgiana del 2008 e quella russo-ucraina ancora in corso. Con gli strascichi di queste guerre, il deterioramento dei rapporti nell'area si aggroviglia sempre di più, continuando a mietere vittime.
La base navale
A inizio ottobre è emersa la notizia della creazione di una base navale russa a Ochamchire , de jure Georgia, de facto Abkhazia. Ochamchire dista circa 350 km dalla capitale georgiana Tbilisi, e dal 2017 la Russia ha qui dislocato mezzi della guardia costiera. Secondo il presidente abkhazo, nel 2023 sarebbe stato firmato un accordo per farne una base della marina militare russa, parole smentite da Sergei Shamba, presidente del Consiglio di sicurezza, che sostiene che l’accordo è di vecchia data. Al di là del sospetto contrasto sulle tempistiche della scelta di spostare mezzi russi da Sebastopoli a Ochamchire, rimane il fatto che per Tbilisi questa rappresenta a tutti gli effetti una nuova base militare russa sul proprio territorio, occupato. Oltre al problema della violazione, costante e continua, della sovranità georgiana, questa nuova base apre due scenari inquietanti.
Il primo è che Ochamchire si trova solo a 35 km dal porto di Anaklia, al cui sviluppo la Russia si oppone perché parte di una potenziale catena di trasporti est-ovest che permetterebbe di bypassare la Russia. Recentemente il progetto di sviluppo del porto, dopo una fase di arresto, è stato rilanciato. Il secondo è che i natanti e le infrastrutture militari del porto di Ochamchire potrebbero essere coinvolti nel conflitto contro l’Ucraina. Da parte ucraina, Kyiv ha confermato che non potendo più operare in sicurezza sulla costa occidentale della Crimea, i russi hanno spostato delle navi a Novorossiysk . Per questione di spazi i russi hanno dovuto identificare anche un’altra area di dislocazione, che sarebbe appunto la parte occupata della Georgia e che quindi diviene per l’esercito ucraino un bersaglio.
L’opposizione georgiana ha sollecitato il parlamento ad adottare una risoluzione contro la base navale russa in Abkhazia, che non è stata approvata da Tbilisi. Il punto figura anche nella risoluzione della Nato dell’Ottobre 2023.
I soldati, da una guerra all’altra
La guerra d’Abkhazia ha contribuito a creare una coorte di combattenti georgiani che oggi è schierata in Ucraina contro le truppe russe. Sono sorvegliati speciali di Mosca, che non perdona chi imbraccia le armi contro l’ex capitale sovietica. Corti di Mosca stanno condannando in absentia combattenti della cosiddetta Legione Georgiana. A novembre due combattenti georgiani sono finiti in mano russa: sono poi circolati video che confermano che i due sono attualmente prigionieri di guerra. Uno dei prigionieri, Giorgi Chubitidze, era sulla lista dei russi dal 2007, quando avrebbe partecipato a un’operazione nella valle di Kodori, all’epoca sotto il controllo di Tbilisi, oggi sotto occupazione, durante la quale sarebbero rimasti uccisi due militari russi. Da allora sarebbe appunto ricercato. Sul ruolo del governo del Sogno Georgiano nel far filtrare informazioni sui combattenti georgiani, e in particolare sulla Legione Georgiana si è vociferato molto. Certo fra la Legione e il governo georgiano non corre buon sangue, e questo ha causato non pochi problemi fra Tbilisi e Kyiv.
E proprio a novembre la Legione ha avuto una delle più rovinose perdite dall’inizio del conflitto . A metà mese durante l’offensiva a Donetsk sono stati uccisi Ramaz Petelava e Beka Lomashvili, combattenti georgiani, mentre altri nove membri della legione sono stati feriti, tre dei quali gravemente. Pochi giorni dopo un altro georgiano, Nika Gelenidze, trentunenne sfollato con la sua famiglia dall’Abkhazia, è caduto combattendo a Bakhmut . Sono più di 40 i caduti fra i combattenti georgiani sul fronte ucraino.
Le vittime civili dei de facto
In Ucraina è guerra aperta. In Georgia no, il conflitto è stato congelato con un cessate il fuoco i cui termini non sono rispettati dalla Russia. In base all’accordo - mediato dall’Unione Europea nel 2008 - le forze militari attive durante il conflitto sarebbero dovute rientrare nelle posizioni precedenti all’invasione russa. Questo non è accaduto e la Russia ha oggi circa settemila uomini in Georgia. Ed è una occupazione che a distanza di anni continua ad essere letale.
Il 6 novembre, le forze di occupazione russe hanno ucciso un cittadino georgiano nei pressi della regione occupata di Tskhinvali, vicino al villaggio di Kirbali (nel comune di Gori), e ne hanno arrestato un altro. Il villaggio di Kirbali si trova a soli 30 chilometri da Gori, in prossimità della linea di separazione. Nel 2022, i russi hanno istituito un nuovo check point in questa zona. Dopo l'incidente, sono stati attivati i canali per liberare il prigioniero e ottenere la restituzione della salma. Si è tenuto un Meccanismo di Prevenzione e Risoluzione degli Incidenti (IPRM) straordinario, con la partecipazione dell’Unione Europea, mentre l'ingresso al villaggio di Kirbali nel comune di Gori è stato bloccato dalla polizia .
Il cittadino georgiano ucciso, Tamaz Ginturi di 58 anni, si era recato col suo amico Levan Dotiashvili a pregare nella chiesa di San Giorgio di Lomisi nel villaggio di Kirbali, chiusa dalle forze di occupazione a giugno di quest'anno. Le forze di occupazione russe hanno però aperto il fuoco su di loro. Ginturi avrebbe avuto un trascorso militare , poiché avrebbe combattuto contro i russi nella guerra del 2008, ma ora era un civile non coinvolto in alcuna attività militare.
Il 23 novembre il Parlamento europeo ha adottato con 495 voti favorevoli, 7 contrari e 50 astenuti il progetto di risoluzione sul “L’uccisione di Tamaz Ginturi, cittadino georgiano, da parte delle forze di occupazione russe in Georgia”. Il Parlamento si è così espresso : “Il Parlamento condanna fermamente l'omicidio di Tamaz Ginturi e il rapimento illegale di Levan Dotiashvili e chiede un'indagine approfondita su questo e altri omicidi. I deputati sostengono pienamente la sovranità e l’integrità territoriale della Georgia all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale e condannano fermamente l’occupazione illegale delle regioni georgiane dell’Abkhazia e di Tskhinvali/Ossezia del Sud da parte della Federazione Russa. Il Parlamento esorta la Federazione Russa ad attuare l'accordo di cessate il fuoco del 2008 mediato dall'UE, a ritirare tutte le forze di occupazione e a rilasciare tutti i cittadini georgiani detenuti illegalmente dal regime di occupazione. I deputati chiedono inoltre al Consiglio di imporre sanzioni mirate ai responsabili delle violazioni della sovranità georgiana, dell'integrità territoriale e dei diritti umani, e di denunciare l'ingerenza russa nella politica interna della Georgia.”
Sempre a novembre è stato rilasciato, dopo più di sei mesi di prigionia in Ossezia del Sud, Levan Petriashvili che era stato fermato dalle forze di occupazione la scorsa primavera e posto in stato d’arresto.
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