Nei giorni scorsi la Georgia ha ospitato di nuovo il Tbilisi Silk Road Forum, un evento con taglio economico. Quest'anno per la prima volta un leader armeno ha parlato ad un evento di così alto livello a Tbilisi, e sullo stesso palco si sono trovati i premier di tutti e tre i paesi del Caucaso meridionale
Il 26 e 27 ottobre la capitale georgiana ha ospitato ancora una volta il Tbilisi Silk Road Forum, un evento istituito dal governo georgiano nel 2015 per discutere delle sfide economiche globali e della connettività internazionale. Alla quarta edizione hanno partecipato circa duemila delegati da oltre 80 paesi in rappresentanza dei governi e del settore privato.
Ha fatto gli onori di casa, naturalmente, il primo ministro georgiano Irakli Garibashvili, ma ad aprire il Forum c'erano anche i primi ministri di Armenia, Azerbaijan e Montenegro. Per la prima volta non solo un leader armeno ha parlato ad un evento di così alto livello a Tbilisi, e sullo stesso palco si sono trovati anche funzionari di alto livello di tutti e tre i paesi.
Sebbene il tema principale fosse quello economico, Garibashvili ha colto l’opportunità per offrire l’assistenza della Georgia all’Armenia e all’Azerbaijan nel facilitare o mediare i colloqui, offerta già fatta durante la visita del presidente Ilham Aliyev in Georgia l'8 ottobre scorso. Nelle ultime settimane, Baku ha sostenuto con crescente convinzione la tesi secondo cui i problemi della regione dovrebbero essere risolti all’interno e non all’esterno della stessa.
Durante quella visita, Aliyev ha addirittura suggerito che Armenia e Azerbaijian avrebbero potuto tenere incontri a vari livelli a Tbilisi “immediatamente”, se Yerevan fosse stata d’accordo. Tuttavia, in un'intervista con la televisione pubblica armena due giorni dopo, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan è sembrato evidentemente riluttante, temendo che ciò potesse compromettere la continuazione degli sforzi dell'Unione europea. Tali preoccupazioni non sono infondate.
Da quasi un anno, Baku è sempre più frustrata dalla piattaforma mediata dall’UE e da quella che ritiene essere un’interferenza francese nel processo. Aliyev si era già ritirato da due colloqui programmati dall'UE in ottobre, prima a Granada e poi a Bruxelles. Inoltre, dopo la visita di Aliyev a Tbilisi, molti analisti azerbaijani hanno pubblicamente sostenuto lo svolgimento dei colloqui in Georgia.
Eppure, nonostante le preoccupazioni di Pashinyan, questo potrebbe accadere. Alla cena di gala del primo giorno del Forum, i primi ministri armeno, azerbaijano e georgiano si sono seduti a parte, mentre gli altri ospiti si sono accalcati attorno a tavoli da cinque o più posti. Asadov, Garibashvili e Pashinyan hanno anche fatto dei colloqui, probabilmente informali ma privati, della durata di “diverse ore”. È vero, Asadov non detiene molto potere in Azerbaijan, ma il fatto rimane senza precedenti.
“Ieri abbiamo tenuto riunioni a tre”, ha dichiarato Garibashvili il giorno successivo. “La Georgia è interessata ad essere un mediatore imparziale e a stabilire la pace nella regione come amica dell’Armenia e dell’Azerbaijan”.
Dopo che si è diffusa la notizia dell’incontro, l’ufficio del primo ministro armeno ha comunicato che i colloqui sono stati “utili a chiarire le sfumature delle posizioni delle parti almeno su una serie di questioni”, ma non ha fornito altri dettagli. È del tutto possibile, tuttavia, che uno degli argomenti sia stato lo sblocco dei collegamenti di trasporto regionali. Nel suo discorso Pashinyan ha fornito dettagli sulla sua idea in questa direzione: un “Crocevia della pace” che colleghi e avvantaggi tutti i paesi della regione.
Il discorso di Asadov non ha fatto riferimento all'Armenia, nemmeno nei futuri progetti regionali. Dopo il suo discorso scritto, ha replicato spontaneamente a Pashinyan. Baku aveva offerto a Yerevan la possibilità di firmare un trattato di pace due anni fa e quell’offerta rimane sul tavolo. Dato il semi-isolamento regionale dell’Armenia, tuttavia, ha avvertito che il mancato raggiungimento di un accordo significherà che il collegamento pianificato per connettersi con l’exclave di Nakhichevan potrebbe passare attraverso l’Iran e non attraverso l’Armenia.
Il 7 ottobre, funzionari azerbaijani e iraniani hanno partecipato ad una cerimonia per la costruzione dei ponti e delle infrastrutture doganali necessarie. Nonostante la dichiarazione di cessate il fuoco del novembre 2020 prevedesse che tale percorso passasse attraverso l’Armenia, il continuo disaccordo con l’Azerbaijan sulle modalità di quello che Baku chiama il “corridoio Zangezur” sta ritardando e frustrando tali piani ormai da tre anni.
Probabilmente il discorso di Pashinyan al Forum di Tbilisi ha dimostrato la consapevolezza che l'Armenia avrebbe potuto nuovamente perdere un altro progetto regionale: il Corridoio Medio che collega la Cina attraverso l'Asia centrale e il Caucaso meridionale all'Europa. Proprio come ha fatto nel suo discorso del 17 ottobre al Parlamento europeo, Pashinyan offre il suo concetto di “crocevia armeno”, ora ribattezzato “crocevia della pace”.
Pashinyan ha anche annunciato che Yerevan ha istituito un'unità speciale delle forze di polizia che garantirà specificamente la sicurezza su tutte le rotte di transito che attraversano il territorio armeno, probabilmente in risposta alle criticità su qualsiasi rotta armena che collega l'Azerbaijan con Nakhchivan. La dichiarazione di cessate il fuoco del novembre 2020 prevedeva che il cessate il fuoco sarebbe stato supervisionato dal servizio della guardia di frontiera russa, cosa che per Pashinyan equivarrebbe ad una perdita di sovranità.
L'opposizione armena, tuttavia, rimane scettica , sostenendo che tale idea non è nuova ed era già stata ventilata dalle amministrazioni precedenti. Inoltre, la mappa che Pashinyan ha utilizzato per il Forum ometteva qualsiasi segno della precedente esistenza dell’ex Regione autonoma del Nagorno Karabakh (NKAO) di epoca sovietica. Ciò non era inaspettato: l’Armenia ha effettivamente riconosciuto l’integrità territoriale dell’Azerbaijan lo scorso anno e continua a farlo.
Sebbene non sia chiaro se Armenia e Azerbaijan siano ora pronti a firmare il tanto atteso accordo per normalizzare le relazioni, le dichiarazioni dei funzionari di entrambe le parti indicano che tale possibilità rimane a portata di mano. Nel frattempo, al vertice del Consiglio europeo tenutosi il 26 e 27 ottobre a Bruxelles, i leader dell’UE hanno invitato “le parti a impegnarsi in buona fede e a finalizzare questo processo entro la fine di quest’anno”. Tbilisi, per inciso, si è già offerta di ospitare la cerimonia della firma.
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!