Grecia, Vaxevanis sotto accusa per aver puntato il dito al cuore del sistema
29 ottobre 2012
“Cento parlamentari indagati devono votare la legge anti-corruzione? Sarebbe come chiedere a Giovanna d'Arco di andare a far legna per il falò”. Una battuta pronunciata in Italia, dal noto comico Maurizio Crozza, è probabilmente il miglior commento alla vicenda che, in Grecia, ha portato ieri all'arresto del giornalista investigativo Kostas Vaxevanis.
L'accusa: aver violato la privacy di più di duemila persone, con la pubblicazione di una lista di cittadini greci titolari di conti correnti nella filiale ginevrina del gigante bancario HSBC. La lista, resa nota sulle pagine del settimanale “Hot Doc” (il cui sito risulta al momento non accessibile) non è un'accusa diretta ai possessori dei conti, visto che tenere soldi in Svizzera non costituisce un reato.
Se però nella lista appaiono casalinghe che muovono somme ingenti, e numerosi nomi di politici di entrambi i partiti che hanno dominato la scena greca per decenni (Nea Demokratia e PASOK), in compagnia di imprenditori, attori, dottori, avvocati e architetti, forse qualche problema c'è. Soprattutto in un paese preda di una crisi senza fine, e soggetto ad evasione fiscale cronica, in cui in parlamento è attesa l'approvazione di un nuovo pacchetto di 13,5 miliardi di euro di tagli al budget pubblico.
Vaxevanis, pubblicando la lista, non ha fatto che il suo dovere di cronista, e il suo arresto è surreale e ingiustificato (qui una petizione per l'immediata cancellazione delle accuse al giornalista).
Il vero nodo si annida invece nelle cause dell'inazione delle autorità greche. La lista, filtrata grazie all'informatico ed ex-dipendente HSBC Herve Falciani, fu consegnata nel 2010 alle autorità greche da Christine Lagarde, allora ministro delle Finanze di Parigi.
Da quel momento, è cominciato un balletto tragicomico. L'allora ministro delle Finanze greco, il socialista George Papaconstantinou, ne bloccò la pubblicazione, ufficialmente per evitare problemi di privacy, girandola poi a Yannis Kapeleris, capo dell’ufficio antifrode ellenico. Se però vari paesi europei (tra cui la Germania) hanno fatto uso del documento per iniziare procedure contro gli evasori, in Grecia della lista si è persa traccia. Tanto che il nuovo capo del dicastero, l'attuale leader del PASOK, Evangelos Venizelos, dichiarò che era andata perduta.
Ora la lista è “miracolosamente” riemersa, e chi la pubblica rischia la galera. Tra i nomi, anche varie personalità di spicco dell'attuale esecutivo.
La “lista della vergogna” pubblicata da Vaxevanis punta al cuore di una classe politica chiamata a riformare innanzitutto se stessa, pagando se serve in prima persona il prezzo del cambiamento. E a condividere, almeno un po', le “lacrime e sangue” riservate al resto del paese. L'apatica indolenza delle autorità e il successivo tentativo di occultamento della lista, lasciano però poche speranze su lungimiranza e spirito di sacrificio di chi dovrebbe guidare la Grecia verso mari meno agitati.