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Dopo sei anni di recessione la Grecia è ormai esangue. Come ultima istanza davanti alla disperazione sempre più giovani stanno tornando alla terra. Con successi ma anche delusioni

23/04/2014 -  Pavlos Kapantais

(Tratto da Le Courrier des Balkans, pubblicato originariamente il 14 aprile 2014)

Sono ormai sei anni che la Grecia è in recessione e quattro che ha subito la cura austerità imposta dalla Troika. La disoccupazione, esplosa durante la crisi, è di gran lunga la più elevata in tutta la zona euro. Secondo Eurostat arriva ormai al 27,5% e supera il 58% tra i giovani.

Una delle rare porte di sicurezza per sfuggire dalle conseguenze della crisi è il ritorno alla terra. Non stupisce se si considera che l'agricoltura è rimasta il settore primario dell'economia greca sino al 1970, prima di perdere progressivamente terreno rispetto all'industria e ai servizi.

Anche se è difficile inquadrare il fenomeno con certezza dato che il ministero dell'Agricoltura non ha effettuato alcun censimento e verifica – e quindi quando si danno cifre significa entrare nel campo delle supposizioni – il fenomeno è reale. Stime ufficiose di vari organismi sindacali parlano di circa 40.000 nuovi contadini dal 2010. “La maggior parte di loro sono giovani che si ritrovano senza lavoro a causa della crisi e che rifiutano di rimanere a braccia incrociate ad attendere la ripresa”, afferma Ilias Kantaros, agronomo.

Dal solare ai limoni

Giannis è uno di loro. Due anni fa aveva una piccola azienda di pannelli fotovoltaici. Aveva avuto l'idea di investire nell'energia pulita ancora quand'era all'università. In quel periodo lo stato greco favoriva lo sviluppo di energie rinnovabili e si promettevano carriere sicure e ricche a chi decideva di specializzarsi in questo specifico campo.

Ora invece Giannis è ritornato a coltivare i campi del nonno, morto qualche anno fa, e produce e vende limoni ed arance. Nonostante i diversi programmi di sostegno promessi dal governo per tutti coloro i quali, come lui, hanno avviato una nuova attività in agricoltura, Giannis non è ancora ufficialmente agricoltore. “Rischia di costarmi molto più dei vantaggi che potrei avere”, si giustifica.

Per vendere i suoi prodotti Giannis utilizza una licenza di sua madre. Dopo il suo primo anno completo di attività è riuscito a guadagnare abbastanza per poter vivere di quest'attività. E soprattutto “questa vita mi piace”. “Si ritorna all'essenziale: aria fresca, natura, attività fisica. Mio nonno sarebbe fiero di me!”.

Non è facile

Ciononostante questa modalità di ritorno alla terra non è senza rischi perché se le possibilità di riconversione sono reali, occorre fare attenzione agli specchietti per le allodole. “Numerosi consiglieri mal intenzionati approfittano dell'angoscia delle persone che si ritrovano improvvisamente senza risorse per proporre loro colture che non hanno sostenibilità finanziaria in Grecia”, sottolinea Ilias Kantaros.

Queste colture sono in particolare prodotti esotici, per i quali la domanda è molto debole sul mercato greco mentre il loro costo di produzione in Grecia è molto superiore che in altri paesi. Si rivelano in realtà investimenti più sicuri la coltivazione di colture tradizionali quali frumento e lenticchie.

La sola eccezione alla regola sembra essere l'allevamento di lumache. La ragione è semplice: la domanda nel mondo supera ancora l'offerta. Vi è quindi la certezza di riuscire a vendere tutto quanto si produce.

Imparare dalle lumache

Aggeliki Miha, 33 anni, alleva lumache ormai da tre anni. Era croupier al casinò di Loutraki durante gli anni d'oro dell'economia greca e si è trovata disoccupata nel 2009.

Nel 2011, stanca di cercare invano un lavoro decente, Aggeliki ha deciso di investire tutti i suoi risparmi per diventare allevatrice di lumache. Per farlo, ha chiesto al padre di cedergli una parte di un terreno di famiglia e ha affittato un altro terreno per riuscire a produrre, a partire dal primo anno, due o tre tonnellate di lumache. Inoltre è stata obbligata a tornare a vivere a casa dei genitori nel suo villaggio natale, Perahora, con i suoi due figli. Suo marito invece è rimasto a Tebe, dove continua a lavorare in una fabbrica.

Da allora Aggeliki ha imparato molto, ma non è ancora riuscita a far quadrare i conti. Alcuni errori da debuttante dovuti alla fretta di progredire il più rapidamente possibile l'hanno portata nei primi due anni ad una produzione ben inferiore a quanto auspicato. Ma nonostante questo resta fiduciosa: è riuscita a vendere tutto ciò che ha prodotto.

Ormai è ben entrata nel ruolo e spesso viene invitata a conferenze per dare consigli a chi volesse tentare la stessa avventura. “E' una forma di riconoscenza che mi fa realmente piacere. E spero veramente di riuscire ad aiutare la gente a non fare i miei stessi errori”.

Una mentalità di cooperazione che sarà fondamentale per costruire la Grecia di domani.


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