Sono in 300 e vengono da Sparta. Non hanno scudi e lance, ma sono determinati a conquistare il mondo armati di spremiagrumi e a colpi di arance
Gli Spartani sono ridiscesi sul piede di guerra, al grido di “Questa è Sparta”!, slogan reso celebre dal film “300” del regista americano Zack Snyder, mega-produzione hollywoodiana del 2007, che narrava le gesta dei greci, e soprattutto degli Spartani, contro l'impero persiano, ma ancora cliccatissima sul web.Solo che, al posto del “brodo nero” a base di sangue di maiale, che come ci raccontano le fonti antiche, dava loro forza e vigore prima delle battaglie 2500 anni fa, ora gli Spartiati hanno deciso di affrontare il mondo a colpi di arance. Anche oggi, come nel film “300” sono arrivati in Grecia i messaggeri del “Gran Re”: allora erano gli araldi del Re persiano che chiedeva alle città elleniche “terra e acqua”, simbolo di sottomissione: oggi questi emissari hanno il volto inquietante della troika formata dai rappresentanti di Unione europea e Fondo monetario Internazionale, che reclamano privatizzazioni, tagli a stipendi e pensioni, austerità.
Marketing vincente
Come reagire alla crisi e difendere il proprio territorio dallo straniero? Petros Bletas, presidente di un’associazione che riunisce circa 300 produttori di arance in Laconia (la regione di Sparta), ha puntato su un marketing vincente e su un nuovo impianto che libera il commercio degli agrumi dai mediatori, arrivando a vendere i suoi prodotti - prima azienda nel Mediterraneo - addirittura in Cina, dove di agrumi e mandarini se ne intendono.
“Quando, nelle fiere internazionali agricole, ho detto da dove vengo, ho visto gli occhi dei compratori illuminarsi e citare il film '300': Questa è Sparta!” ha raccontato Bletas in una recente intervista alla Ert , la televisione greca.E allora Sparta sia: il logos della ditta è “Sparta Orange”, mentre finora la maggioranza delle aziende locali, in una regione nota in Grecia per i suoi agrumi, si chiamavano con nomi che avevano una bassa risonanza all’estero, come “Laconia”, “Eurota”.
Intendiamoci, chi conosce un po’ la storia e la cultura antica sa che l’Eurota è il fiume che passa accanto a Sparta, e che le fanciulle correvano lungo le sue riva in onore di Artemide, dea della caccia. Sa che la Laconia è la regione di Sparta. Ma il nome “Sparta” tout court rievoca ben altre cose: la falange oplitica di Leonida in marcia verso le Termopili, con ogni Spartano avvolto in un mantello rosso sangue. Il loro grido di guerra, il loro coraggio indomito, la forza bruta resa imbattibile da anni di duro addestramento militare. Insomma, machismo allo stato puro. E allora cosa c’è di meglio che abbinare, nell’immaginario collettivo dei consumatori, il vigore dei mitici Spartani a quello di addentare le loro arance? O meglio ancora di berne il succo, visto che la prossima mossa di “Sparta Orange” è di disseminare la Grecia e, forse, il mondo, con distributori automatici di fresco succo rosso?
300
Tutto è cominciato nel 2006, quando a San Giorgio di Laconia hanno unito le loro forze quaranta piccoli coltivatori di arance. Oggi si sono accodati al drappello iniziale circa 250 agricoltori della località Skala Lakonias. In tutto fanno circa 300: numero fatale. Da cinque mesi funziona il loro nuovo impianto, che, saltando gli intermediari del mercato, arriverà a vendere fino a 20mila tonnellate l’anno di arance non solo in Europa, soprattutto in Francia, ma anche negli Emirati Arabi, in Arabia Saudita e, appunto, in Cina. Molti giovani del posto, disoccupati, sono tornati da Atene al paese natio per lavorare nei campi. Quaranta di loro sono stati assunti dal nuovo impianto di “Sparta Orange”.
Certo, i “300” di Sparta Orange non sono i soli, in questa regione del Peloponneso, ad avere conquistato fette di mercato anche all’estero. Le donne spartane erano famose per raccomandare ai loro figli di tornare dalle battaglie “con lo scudo” o “sullo scudo”, ossia vivi e armati di tutto punto o morti portati dai compagni distesi sul loro scudo glorioso.
Le donne, a Sparta, non erano da meno degli uomini: anche se non avevano diritto di voto, la loro partecipazione alla comunità era ritenuta preziosissima. Fin da piccole gareggiavano in corsa e si esercitavano per avere corpi sani e belli, in grado di partorire Spartani doc. Una loro discendente, Elena Konstantinou, della ditta di Skala Lakonias “Orange Valleys”, in una importante fiera agricola tedesca destinata a conquistare i consumatori attraverso prove di degustazione di prodotti tipici (Internationale Gruene Woche) a Berlino, nel 2014 è riuscita, da sola, dal suo piccolo stand, a convincere gli abitanti del Paese di Angela Merkel (la versione odierna del re Persiano del film “300”…) a gustare quattro tonnellate di arance. Come?
“Vedevo che le mie arance non vendevano molto. Allora sono andata a comprare un piccolo pressa-arance per ottenere il succo.” ha raccontato al giornale greco di settore “Notizie agricole”. Risultato? In pochi istanti si è formata al suo stand una fila interminabile di assetati compratori. La signora Elena non si è fermata lì: sono fioccati le richieste di contratti per avere le sue arance, non solo in Germania ma in Arabia Saudita, Ucraina, Bruxelles, Polonia e soprattutto da allora le si sono aperte le porte della Russia. Quando si dice che il sangue (spartano) non è acqua.
Concorrenza internazionale
Naturalmente la piccola Grecia non è ancora al livello di altri Paesi nella produzione di agrumi. Il gigante del settore è il Brasile che sforna un quarto delle arance nel mercato mondiale. Anche la Cina e gli Stati Uniti sono produttori importanti, con, rispettivamente, 17,6 e 11 milioni di tonnellate l’anno. E nel Mediterraneo? Secondo l’ultimo Rapporto della Fao sugli agrumi, appena pubblicato e relativo ai dati del 2015, limitandosi al comparto arance la parte del leone la fa la Spagna, che è passata dalle 1989mila tonnellate annue degli anni ‘80 alle 3373mila di oggi. Segue l’Egitto con 3136mila tonnellate attuali. Poi l’Italia con 1939mila tonnellate (stabili dagli anni Ottanta a oggi), infine la Grecia passata dalle 708mila tonnellate annue del 1981 alle 970mila del 2015.
Ma non erano ancora arrivati i 300 agricoltori di “Sparta Orange” a lanciare il loro urlo di battaglia: ce la faranno a fermare, nel loro piccolo, le grinfie della troika sulla Grecia?
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