Questa settimana il parlamento greco dovrebbe ratificare l'intesa di Prespa, che mette fine alla ventennale disputa sul nome con la Macedonia. L'opposizione, però, protesta ad Atene. Il punto della nostra corrispondente
Le bandiere greche di misura più piccola erano in vendita a uno o due euro, le più grandi anche a dieci. Le bancarelle cariche di cimeli con simboli greci, bizantini e antichi macedoni e occasionalmente cibo da portar via, erano invece collocate in modo strategico sulla strada che dall'Acropoli porta a piazza Syntagma, dove la dimostrazione contro gli accordi di Prespa sul nome della Macedonia era stata programmata per le 14.00 di domenica 20 gennaio. I manifestanti, però, avevano iniziato a radunarsi molto prima, mentre gli altoparlanti spandevano nel cielo della capitale greca canzoni patriottiche.
La manifestazione, organizzata domenica nel cuore di Atene, è riuscita a raccogliere migliaia di manifestanti da tutta la Grecia, convinti che la vicina Macedonia, riconosciuta dalle Nazioni Unite come Former Yugoslav Republic of Macedonia (FYROM) non dovrebbe avere il diritto di usare un nome storicamente e culturalmente legato alla Grecia e chiedere un referendum sull'accordo di Prespa.
Mentre lo spettro ideologico degli oppositori all'accordo è ampio, e almeno a livello parlamentare include anche partiti di ispirazione socialista, per non parlare del principale partito di opposizione, la conservatrice Nuova Democrazia, che ha fatto massicciamente campagna contro gli accordi, le proteste anti-intesa hanno ospitato una quantità significativa di elementi di estrema destra.
Una presenza divenuta evidente negli scontri che hanno segnato la fine della manifestazione. Tra i tafferugli e i gas lacrimogeni sparati dalla polizia, diverse persone sono rimaste ferite e tra loro almeno sei rappresentanti dei media.
Secondo l'Unione greca dei fotoreporter, gli attacchi, condotti da gruppi fascisti, sono stati pianificati in anticipo. Gruppi organizzati con bandiere greche ed abiti con simboli bizantini, secondo l'Unione, avevano a disposizione anche foto di diversi giornalisti, per poterli individuare ed attaccare in mezzo alla folla. Il fotoreporter Kostis Ntantamis di Sputnik International è stato selvaggiamente picchiato, mentre la sua attrezzatura è stata sottratta da persone che gli hanno rivolto minacce di morte, come ha raccontato il giornalista al quotidiano greco “Efimerida Ton Syntakton”.
La ratifica di Atene attesa per questa settimana
L'accordo di Prespa, ossia l'intesa che dovrebbe porre fine alla ventennale disputa sul nome tra la Grecia e l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, è stato firmato da entrambe le parti il 17 giugno 2018. Secondo l'accordo, la Macedonia cambierà il suo nome costituzionale nella Repubblica di Nord Macedonia, in cambio, la Grecia smetterà di porre il veto all'adesione di Skopje all'Unione europea e alla NATO.
L'accordo deve ora essere ratificato dal parlamento greco, con tutta probabilità entro questa settimana. Il governo guidato da SYRIZA, il cui partner di destra ANEL ha lasciato la coalizione proprio sulla questione degli accordi, ha già ottenuto un voto di fiducia lo scorso mercoledì e sembra che troverà in aula i 151 deputati necessari per approvare il patto con Skopje.
Oltre al voto dei 145 deputati di SYRIZA, l'accordo sarà probabilmente supportato da tre parlamentari (Theodorakis, Lykoudis, Mavrotas) del piccolo partito centrista TO POTAMI, dalla ministra del Turismo (Kountoura) che è stata espulsa dall'ANEL dopo essersi allontanata dalla linea del suo partito, da due deputati che sono stati estromessi dai rispettivi partiti per le stesse ragioni (Danellis, Theoharopoulos), da un parlamentare indipendente che detiene anche una carica ministeriale (Papakosta) e un membro di ANEL (Papachristopoulos), che nonostante abbia già confermato che voterà a favore dell'accordo, probabilmente non sarà espulso dal suo partito a causa delle dimensioni ridotte del gruppo parlamentare dell'ANEL, che verrebbe sciolto se i suoi membri diventassero meno di cinque.
Mentre lo scenario più probabile è che il parlamento greco adotterà l'accordi di Prespa - e probabilmente con un paio di voti in più del minimo necessario – l'esecutivo del premier Tsipras si troverà a dover affrontare la forte insoddisfazione di parte della società greca nelle prossime elezioni europee e municipali, in programma il prossimo maggio, e in quelle parlamentari, ufficialmente fissate per gli ultimi mesi del 2019, anche se vista la tensione non si può escludere la possibilità di elezioni anticipate.
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