Grecia, medici con la valigia

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A causa della crisi economica, centinaia di medici lasciano la Grecia. Non più solo giovani neolaureati che partono per completare la propria preparazione in scuole di specializzazione, ma ginecologi, cardiologi e pediatri già formati, in cerca di nuove occasioni di lavoro soprattutto in Germania, ma anche Regno Unito, Arabia Saudita Dubai e Qatar

12/02/2013 -  Gilda Lyghounis

A Chania, cittadina dell’isola di Creta, l’anno scorso sono andati in pensione 55 medici del locale Ospedale generale. Ogni anno in media, se ne va a riposo per vecchiaia circa un medico su dieci. “Il problema è che con l’attuale crisi economica e i tagli alla sanità questo personale non viene rimpiazzato con nuove assunzioni”, racconta al giornale locale Chaniotika nea Vagghelis Konstantoulakis, presidente dell’organizzazione che riunisce i lavoratori della clinica pubblica.

“E questo succede dappertutto in Grecia. Chi rimane è sovraccarico di lavoro. Nonostante gli sforzi, la nostra unità psichiatrica ha dovuto chiudere i battenti: siamo arrivati al punto che i pazienti con malattie mentali vengono seguiti dal pronto soccorso. Si aggiunga il fatto che la gente non ha più soldi per andare dagli specialisti privati e che quindi tutti, per ogni malessere, si rivolgono all’ospedale”. Senza contare che chi perde il lavoro, dopo pochi mesi non è coperto più da assicurazione medica, e si avrà un quadro complessivo, e desolante, di cosa significa ammalarsi oggi in Grecia.

Medici con la valigia

Il grigio quadro della situazione aiuta a capire anche perché, solo l’anno scorso, ben 1166 medici specializzati ellenici, con un’età media fra i 35 e i 50 anni, hanno lasciato Atene per cercare lavoro in Germania, mentre nel 2007, all’inizio della crisi, l’avevano fatto solo in 292.

Sono i numeri snocciolati a una recente conferenza stampa da George Patoulis, a capo dell’Ordine dei medici della capitale. “Qui un medico su tre è disoccupato, considerati i tagli del personale sia nelle grandi città sia nelle isole. E non parliamo più dei neolaureati che emigravano all’estero, fino a pochi mesi fa, per completare la loro preparazione con una scuola di specialità, lavorando come tirocinanti pagati: le scuole di specializzazione ateniesi hanno liste d’attesa dai 4 ai 12 anni. Ora ad andarsene sono i discendenti di Ippocrate che sono già ginecologi, cardiologi, pediatri o neuropsichiatri 'patentati', ma non riescono più a lavorare del tutto o racimolano pochi soldi facendo qualche turno di notte al mese nelle cliniche private”.

Non rimane che fare le valigie per andare a cercare un posto all’estero. La prima destinazione è appunto la Germania, soprattutto perché a Berlino e dintorni negli ultimi anni si sono liberati posti negli ospedali a causa dei professionisti teutonici trasferitisi nella vicina Svizzera, che offre stipendi migliori. Seconda meta è il Regno Unito, seguono l’Arabia Saudita, Dubai e Qatar, dove i medici greci sono ben accolti a causa della solida preparazione data dalla facoltà di medicina di Atene, positivamente giudicata all’estero.

Me ne vado dalla Grecia

Come racconta Ghiannis Arvanitis, che ha appena concluso la specializzazione in urologia: “Qui le prospettive sono difficili: nel settore pubblico non c’è la speranza di essere assunti e neppure le cliniche private arruolano nuovo personale, dal momento che a causa della crisi i loro pazienti sono drasticamente diminuiti. Potrei tentare di aprire un mio studio privato, ma non ho risparmi da parte per farlo. Ho contattato i rappresentanti degli ospedali tedeschi, soprattutto delle regioni orientali della Germania, che sono venuti a Salonicco e ad Atene, aprendo punti di informazione nei loro consolati, per spiegare le loro necessità di personale medico ma anche i requisiti che richiedono.

“Il livello della conoscenza della loro lingua”, continua Arvanitis, “deve essere di livello B2 (analogo al First Certificate della Cambridge University per l’inglese ndr) perché bisogna esser in grado ovviamente di comunicare anche con i malati. Ma anche se personalmente non so il tedesco, proverò lo stesso a presentare domanda, perché mi hanno rassicurato che su questo punto sono elastici: ci sono già molti dottori miei compatrioti dipendenti nei loro ospedali che possono affiancarmi all’inizio e quindi posso migliorare in breve tempo la mia capacità linguistica".

“Anche se la mia domanda sarà rifiutata”, conclude il giovane medico ellenico, “proverò altrove. Ormai ho deciso: me ne vado dalla Grecia”


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