L'uso strumentale della protezione dati UE minaccia la libertà di stampa in Grecia. Il caso della giornalista Stavroula Poulimeni e della testata indipendente Alterthess, condannati in prima istanza a pagare un risarcimento di 3.000 euro a Efstathios Lialos, dirigente della miniera d'oro Hellas Gold
Alla fine di marzo, la giornalista Stavroula Poulimeni e la testata indipendente Alterthess sono stati condannati in prima istanza a pagare un risarcimento di 3.000 euro a Efstathios Lialos, dirigente della miniera d'oro Hellas Gold.
Secondo la sentenza, Poulimeni avrebbe violato la privacy del dirigente citandone nome e ruolo in un articolo del 2020 sulla condanna di Lialos per inquinamento ambientale nella penisola Calcidica, nel nord della Grecia.
La cifra è notevolmente inferiore ai 100.000 euro richiesti da Lialos, ma in gioco, secondo Poulimeni, c'è una questione di libertà del giornalismo. In una dichiarazione, Alterthess ha definito il verdetto un "colpo alla libertà di stampa" e ha espresso l'intenzione di presentare ricorso contro la decisione del tribunale. "La protezione dei dati personali non giustifica la soppressione di informazioni vitali per l'interesse pubblico", ha dichiarato Reporter senza frontiere in un tweet .
In questa intervista, Poulimeni parla con OBC Transeuropa della sua esperienza come giornalista indipendente nella Grecia devastata dalla crisi e dei suoi reportage sul degrado ambientale in Calcidica, e spiega perché il verdetto contro di lei minaccia il diritto del pubblico di essere informato.
Qual è il percorso professionale che l'ha portata a co-fondare la testata giornalistica indipendente Alterthess nel bel mezzo della crisi economica?
Sono giornalista dal 2008. Nel 2011, con un gruppo di persone, non solo giornalisti, ho deciso di creare un progetto mediatico investigativo, indipendente e collaborativo a Salonicco. L'abbiamo chiamato Alterthess, perché raccontava storie da una Salonicco "alternativa". Ci occupiamo di iniziative di base, questioni sociali, diritti umani, migrazione, diritti della comunità LGBTQIA+ e siamo apertamente contro il razzismo.
Quando abbiamo iniziato eravamo nel pieno della crisi economica, la Grecia era entrata nel primo “Memorandum” e nel paese si era costituita la “Troika” europea. C'erano molte proteste e manifestazioni contro le misure di austerità, ma sui media mainstream mancavano analisi indipendenti. Abbiamo deciso di provare a colmare questa lacuna e abbiamo investito tutte le nostre energie in Alterthess. Siamo ben collegati con movimenti e gruppi locali, ma economicamente è difficile sopravvivere. Stiamo cercando di raccogliere il sostegno dei nostri lettori, poiché non abbiamo finanziamenti statali su cui fare affidamento.
Come si è interessata alle questioni ambientali e quando ha iniziato a lavorare sul progetto minerario a Skouries?
Mi occupo di temi ambientali da dodici anni ormai. Le storie da raccontare sono tante, soprattutto da quando l'ondata di privatizzazioni ha investito risorse pubbliche come acqua, foreste, ecc.
Alterthess ha raccontato del progetto minerario, e della lotta contro di esso, fin dall'inizio. Sono stata a Skouries molte volte. Ora non ci sono alberi e sono state costruite infrastrutture minerarie. Ma da molti anni ci sono proteste contro il progetto, con repressione da parte dello stato, attacchi della polizia e battaglie legali. Abbiamo coperto la storia da diverse angolazioni (economica, sociale, psicologica e, ovviamente, ambientale) e siamo profondamente legati al movimento di protesta locale, anche se negli ultimi anni si è progressivamente indebolito.
Lei e Alterthess siete stati oggetto di una querela vessatoria legata al vostro lavoro a Skouries. Come è successo?
Il 27 ottobre 2020, due dirigenti di alto rango di Hellas Gold [la società, di proprietà della canadese Eldorado Gold, che sta lavorando allo sviluppo minerario a Skouries], sono stati condannati in primo grado per accuse di inquinamento idrico. Lo stesso giorno, ho scritto un articolo a riguardo su Alterthess e non è successo niente.
Un anno dopo, nel settembre 2021, la condanna è stata confermata e ne ho scritto di nuovo. Il mese successivo, dopo la seconda condanna, ci è stata notificata una causa intentata da Efstathios Lialos, uno dei due dirigenti. La querela si riferiva all’articolo che avevo scritto nel 2020, dopo la prima condanna, e si basava su una presunta violazione del GDPR, il regolamento generale sulla protezione dei dati dell’UE: nel mio articolo avevo riportato i nomi dei dirigenti condannati.
Qual è stata la sua prima reazione quando ha ricevuto la querela?
In un certo senso, sono rimasta sorpresa. In primo luogo, il mio articolo risale all'anno precedente; in secondo luogo, non includeva alcuna informazione falsa, né conteneva alcun commento. Si limitava a riferire ciò che era accaduto in tribunale; in terzo luogo, la causa non richiedeva la rimozione dell'articolo, ma chiedeva a me e ad Alterthess di pagare 100.000 euro a titolo di risarcimento per il trattamento illecito di dati personali relativo ad una condanna penale.
D'altra parte, quello che è successo non è stato del tutto inaspettato. Sebbene la causa contro di noi provenisse da un individuo, sapevamo che le aziende utilizzano minacce legali per mettere a tacere le notizie sgradite. In Grecia, gli attori privati ricorrono solitamente alla pubblicità come strumento per ottenere una copertura favorevole o non essere sottoposti al controllo giornalistico. Quando questo non basta, ricorrono alle minacce legali.
Quali sono state le conseguenze della causa sul suo lavoro e sulla sua vita personale?
Affrontare una SLAPP è estremamente faticoso. Devi occuparti quotidianamente di questioni legali, e questo ha un impatto sia psicologico che economico. Per molto tempo non puoi concentrarti completamente sul tuo lavoro. Abbiamo ricevuto la causa nell'ottobre 2021 e l'udienza in tribunale si è svolta solo nel maggio 2022. Da mesi aspettiamo e ci prepariamo al processo. In attesa del verdetto abbiamo provato molta ansia.
Abbiamo cercato di non scoraggiarci e abbiamo iniziato a pubblicare diversi articoli sul tema delle SLAPP e dell'intimidazione dei giornalisti. Questa è più di una semplice questione personale: le SLAPP hanno conseguenze sulla cronaca di interesse pubblico in generale, perché in futuro i giornalisti potrebbero avere paura di scrivere su determinati argomenti.
Qual è stata la reazione dei colleghi giornalisti e delle istituzioni alla querela contro di lei? Ha ricevuto sostegno e solidarietà dalla società in generale?
Quando abbiamo ricevuto la causa, non sapevamo cosa fosse una SLAPP, e nemmeno i sindacati dei giornalisti greci. Solo più tardi, quando abbiamo iniziato a spargere la voce sulla questione, abbiamo scoperto che anche altri giornalisti erano stati oggetto di tali azioni legali. Organizzazioni internazionali come l'International Press Institute (IPI), Amnesty International e il Centro europeo per la libertà della stampa e dei media (ECPMF) hanno più esperienza; hanno rilasciato dichiarazioni e ci hanno supportato fin dal primo giorno.
Per quanto riguarda le istituzioni, il nostro caso è stato sollevato al Parlamento europeo dal deputato di SYRIZA Kostas Arvanitis, e ci sono state dichiarazioni e interrogazioni parlamentari anche al parlamento greco. Tuttavia, è stata la solidarietà della gente comune e dei movimenti di base a Skouries e altrove a dimostrarci che le persone riconoscevano l'importanza del nostro giornalismo.
I media mainstream greci, al contrario, non ci hanno sostenuto molto, e questo è un problema. Come detto, penso che ci sia un problema di interessi finanziari che esercitano il controllo sulla narrazione dei media.
La sentenza di primo grado ha parzialmente accolto la denuncia di Lialos secondo cui la sua privacy era stata ingiustamente violata. Quali sono le implicazioni di questa sentenza?
Il nostro caso è piuttosto insolito perché ha a che fare con la protezione dei dati. Se confermata, una sentenza contro di noi potrebbe innescare una nuova ondata di azioni penali che sfruttano le normative GDPR per reprimere il giornalismo di inchiesta e la sua capacità di chiamare le cose, e le persone, con i loro nomi. La vera posta in gioco non è il denaro che ci viene chiesto di pagare, ma il diritto del pubblico di essere informato.
Ha accennato a problemi sistemici nel panorama dei media greci. Come si è evoluta la situazione negli ultimi anni e come si inseriscono le SLAPP nel quadro più ampio del declino della libertà di stampa in Grecia?
Il problema della libertà di stampa in Grecia ha radici profonde. È una questione complessa, che ha a che fare anche con la situazione economica: molti media sono stati chiusi durante la crisi, colleghi giornalisti sono stati licenziati e ancora oggi la maggior parte degli operatori dei media fatica a sbarcare il lunario.
Per molti aspetti, le cose sono peggiorate negli ultimi anni, non solo a causa delle SLAPP. È percezione diffusa tra i giornalisti che attori privati e governativi possano attaccare più spesso e facilmente la libertà di stampa rispetto a qualche anno fa.
Lo scandalo delle intercettazioni ha messo in luce una preoccupante rete di sorveglianza, ma fanno parte del quadro anche i frequenti attacchi della polizia a giornalisti e fotoreporter durante le manifestazioni, e la distruzione della reputazione sui social media, soprattutto contro colleghi che si occupano di questioni migratorie e sono dipinti come "agenti stranieri".
La buona notizia, e si spera anche un punto di svolta, è che il dibattito sulla libertà di stampa in Grecia si è finalmente aperto.
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