"Cento euro al mese, trattabili": è questa l'offerta di lavoro per giornalisti pubblicata da un noto portale web in Grecia dove la lunga crisi economica ha inferto un colpo durissimo alla qualità del lavoro giornalistico e al pluralismo dell'informazione

25/08/2014 -  The Press Project

(Articolo originariamente pubblicato da The Press Project , partner di OBC nel progetto "Safety Net for European Journalists ")

"Cercasi autore per circa 100 articoli al giorno di contenuti generali copia-incolla. Gli articoli saranno copiati dalle fonti fornite dal richiedente, ma non necessariamente. Per cui è importante il pensiero critico dell'autore nella scelta di articoli coerenti [...]. È inoltre richiesta una buona conoscenza di Facebook, in quanto alla risorsa verrà chiesto di postare 35-40 post al giorno, tra contenuti visuali e articoli sportivi per informare il pubblico dei nostri lettori [...]. Offerto un compenso di 100 euro al mese, trattabili".

È questo il testo di un annuncio inserito nella categoria "giornalismo" di un noto portale per le ricerca di lavoro in Grecia. L'inserzione recita di essere alla ricerca di un "autore", anche se il termine è usato con grande generosità visto che la risorsa, per svolgere i compiti richiesti, non ha bisogno di molto altro rispetto ad una tastiera con i comandi CTRL+C e CTRL+V.

L'annuncio è un esempio chiarissimo di come il mercato del lavoro per i giornalisti stia collassando in Grecia, dopo sei anni di recessione e connesse politiche di austerity. Secondo la Panhellenic Federation of Journalist Unions (POESY) il tasso di disoccupazione tra i giornalisti greci si avvicina al 40%, dopo anni di tagli e chiusure di redazioni giornalistiche e radiotelevisive. Tra questi è sicuramente da annoverare la chiusura improvvisa e senza precedenti del servizio pubblico televisivo greco, l'ERT, da parte del governo nel giugno 2013 che ha lasciato a casa tutti i 2.690 dipendenti della televisione, tra giornalisti e tecnici. Da allora soltanto 430 persone sono state riassunte dal nuovo servizio televisivo NERIT nato dalle rovine dell'ERT. Nel frattempo il sussidio di disoccupazione si è esaurito  per gli operatori rimasti senza lavoro che denunciano di non aver ottenuto un trattamento di fine rapporto equo: questione su cui è ancora in corso una battaglia legale.

Con una coorte così ampia di giornalisti altamente qualificati disponibili sul mercato del lavoro, e con un'offerta così scarsa, non c'è da stupirsi che le condizioni imposte come diktat dai datori di lavoro siano così degradanti, e contribuiscono a deteriorare la qualità del lavoro giornalistico a livelli impensabili fino a qualche anno fa.

Con l'entrata in vigore del memorandum d'intesa con le istituzioni economiche internazionali, lo stipendio minimo per i giornalisti è stato ridotto a 850 euro al mese, con i contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. Ma  anche così le posizioni pagate restano poche e molti decidono di assumere giornalisti freelance, pagando per i singoli articoli realizzati e lasciando a carico del giornalista i costi per la previdenza sociale, che ammontano a circa 200 euro al mese. Come mostra l'annuncio con cui si apre questo articolo, i prezzi con cui viene pagato il lavoro dei freelance stanno precipitando a livelli insostenibili, se si considerano anche le tasse e i costi per la sicurezza sociale che i giornalisti devono sostenere.

Quella dei giornalisti non è certo l'unica categoria di lavoratori in sofferenza in Grecia. Ma, al di là dei problemi personali dovuti alla disoccupazione di lungo periodo, la situazione drammatica del mondo dell'informazione in Grecia genera conseguenze preoccupanti per la libertà di informazione e la democrazia nel paese. La democrazia esiste se esiste un pubblico informato, consapevole, critico, e questo a sua volta richiede l'esistenza di un buon giornalismo. In poche parole, i giornalisti devono poter disporre di risorse adeguate per esplorare i problemi del presente in modo serio e competente e non solo ripetere i comunicati stampa copiati e incollati da altri siti.

Il fenomeno del "churnalism " [neologismo che indica il giornalismo copia-incolla che confeziona storie riciclate dal web, NdR] è senza dubbio in ascesa in Grecia parallelamente alla crescita del numero di supposti "siti di informazione", e al declino dei professionisti impegnati in reportage sul campo. Una stanza acustica dove risuona un'eco non equivale ad una moltitudine di voci.

La situazione attuale è nelle mani di pochi baroni dei media che da tempo dominano quote sproporzionate di potere mediatico in Grecia, controllando la maggioranza dei quotidiani e delle televisioni, come viene esaminato in un'inchiesta speciale curata da Reuteurs nel 2012 . La condizione del mercato del lavoro rende molto difficile per i giornalisti greci la scelta di assumersi rischi e seguire questioni che potrebbero disturbare gli interessi economici del proprietario del gruppo editoriale. Ed è stata proprio questa situazione, insieme alla chiusura di ERT, la ragione principale per cui la Grecia è precipitata, più di ogni altro paese nel 2013, nell'indice sulla libertà di espressione redatto annualmente da Freedom House.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Safety Net for European Journalists. A Transnational Support Network for Media Freedom in Italy and South-east Europe.


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