Nonostante ben nove tra le multinazionali coinvolte nello scandalo LuxLeaks abbiano legami con la Grecia, i media locali, inclusi quelli in lingua inglese, sono rimasti in silenzio. Per The Press Project è un caso evidente di (mancata) libertà di stampa nel paese

(Pubblicato originariamente da The Press Project l'8 dicembre 2014, tit. originale LuxLeaks: Unraveling the Omerta of the Greek Media )

Negli ultimi anni, la situazione fiscale della Grecia è divenuta uno dei temi preferiti sia dei media nazionali che internazionali. In particolare, il diminuire delle entrate statali, una preoccupazione legittima data la scarsa efficacia del paese nel raccogliere le tasse, è presto divenuta una vera ossessione della troika e del governo, pienamente fatta propria anche dai media.

Il cliché dell’idraulico greco o del proprietario della taverna in un’isola dell’Egeo che non rilascia gli scontrini fiscali ha monopolizzato le prime pagine dei giornali greci e stranieri. Ma che cosa accade quando coloro che non pagano le tasse in un paese sopraffatto dai debiti non sono gli idraulici bensì le grandi aziende?

Proprio di questo si tratta nello scandalo LuxLeaks: sono nove le aziende associate ai nomi di potenti uomini d’affari greci, come Spiro Latsis, George Davide e Dimitris Daskalopoulos, nonché a multinazionali come Coca-Cola, Wind Telecom, Oyalan Group che - secondo la ricerca condotta dall'International Consortium of Investigative Jourmalists (ICIJ) - sono state scoperte utilizzare il Lussemburgo per evadere il fisco in Grecia.

E che cosa hanno fatto i media greci e quelli internazionali che coprono gli eventi in Grecia? La risposta è semplice: nulla. Hanno optato per un innaturale silenzio.

Fin dall’inizio, i giornali, sia cartacei che elettronici, hanno fatto pochissimi riferimenti a questo caso, nonostante esso sia probabilmente costato allo stato greco, già sopraffatto dai debiti, perdite di entrate per centinaia di milioni di euro. Nei pochi reportage pubblicati sullo scandalo, le aziende coinvolte non sono state nominate. Nella maggior parte dei casi, i media greci non hanno infatti osato pronunciare le parole Coca-Cola, Latsis, Wind, Daskalopoulous, etc.

L’omertà estesa ai media in lingua inglese

Cominciamo con i media che trattano di Grecia in lingua inglese. Organi di stampa come Kathimerini, The TOC, Enikos hanno mancato di riportare il coinvolgimento in LuxLeaks di aziende in qualche modo associate alla Grecia.

Per quanto riguarda i media stranieri, sia le maggiori agenzie d’informazione (Reuters, Bloomberg, AP) sia i grandi giornali internazionali che coprono la Grecia, nell’insieme sono rimasti muti. Tuttavia, se nel caso dei media stranieri il motivo di questo silenzio può risiedere nel minor interesse per gli affari greci e la minore importanza delle aziende greche rispetto a multinazionali coinvolte nello scandalo come Deutsche Bank e IKEA, questo non vale per i media greci in lingua inglese.

In alcuni di questi media i legami con le aziende coinvolte in Luxleaks sono evidenti. E in certi casi non si tratta di interessi indiretti ma del loro coinvolgimento nella proprietà. Tra questi ad esempio TOC che è finanziato, secondo quanto riportato e mai smentito, dalla famiglia Latsis (i cui membri controllano EFG Group). Una grossa eccezione (a parte The Press Project) l'ha fatta il giornalista Damian Mac Con Uldah e  Enet English (oggi non più esistente).

Il media partner dell’ICIJ in Grecia sta sabotando LuxLeaks!

Il quotidiano che aveva l'esclusiva di collaborare con l’ICIJ in Grecia è Ta Nea, che fa parte del Lambrakis Press Group (DOL), una delle due più grandi aziende di informazione in Grecia.

Ta Nea è il quotidiano più popolare della Grecia (nonostante oggi venda solo una parte di quel che vendeva un tempo). Le notizie venivano riportate da Harry Karanikas, l’unico giornalista in Grecia membro dell’ICIJ e uno dei migliori giornalisti investigativi nel paese.

I suoi reportage su LuxLeaks sono stati eccellenti, infatti hanno fornito le basi per alcuni degli articoli di The Press Project sullo scandalo. Tuttavia, DOL e Ta Nea, che avevano l’esclusiva su LuxLeaks, hanno fatto una cosa incomprensibile: hanno sabotato la propria esclusiva, scegliendo di non menzionare mai sulla propria prima pagina, durante l’intero periodo della copertura dello scandalo, i nomi delle aziende e degli uomini d’affari greci coinvolti.

Vi è stata un'eccezione: la decisione di To Vima, il più importante giornale domenicale del gruppo DOL, di pubblicare sulla propria prima pagina rivelazioni su Dimitris Daskalopoulos, l’ex-presidente dell’Hellenic Federation of Enterprises (la confindustria greca, ndr). Ovviamente, il problema non è la prima pagina che fa riferimento a Daskalopoulos, ma il fatto che non vi siano finiti anche gli altri potenti uomini d’affari e le aziende coinvolte nello scandalo.

Nella maggior parte dei casi il giornalismo investigativo in Grecia è incentivato da motivi di vendetta tra vari editori, che agiscono come “portavoce” di vari uomini d’affari. Anche nei casi in cui i reportage investigativi non sono “ordinati”, l’unico motivo della loro pubblicazione è l’attacco al “nemico” del padrone.

Il problema si è intensificato durante la crisi finanziaria in Grecia, quando i cosiddetti “oligarchi” hanno trovato un terreno comune per contrastare il nemico comune – colui che per loro rappresentava la minaccia più grande: i lettori.

La prova: come quasi tutti i giornali greci hanno sepolto LuxLeaks

La tabella riportata qui sotto mostra le prime pagine di giornali e quotidiani nei quattro giorni della copertura dello scandalo. La cornice arancione indica i riferimenti a LuxLeaks, mentre quella rossa indica i reportage che nominano determinate aziende e persone coinvolte nello scandalo. La frequenza delle cornici arancioni, per non parlare di quelle rosse, visualizza eloquentemente l’argomento – basta gettare uno sguardo.

 

Il silenzio dei giornali di sinistra

Nel momento in cui, per la prima volta nella storia greca (e per molti versi in quella europea), esiste una rilevante possibilità che la sinistra possa andare al governo, è scoraggiante vedere i giornali di sinistra condividere le manchevolezze dei media mainstream.

Per quattro giorni, Avgi (il quotidiano vicino a Syriza) e Rizospastis (il quotidiano legato al Partito democratico) hanno evitato di menzionare LuxLeaks sulle loro prime pagine e quando finalmente lo hanno fatto, era nella forma di vaghi riferimenti ad “interessi greci”, senza focalizzarsi sui nomi di aziende e uomini d’affari coinvolti.

Per quanto riguarda Efimerida ton Syntakton, quotidiano di sinistra che appartiene ad una cooperativa di giornalisti, esso ha sminuito la vicenda non menzionando nelle sue pagine principali i nomi delle aziende coinvolte.

Ancora più preoccupante è il caso di Dimitris Daskalopoulos. L’ex-presidente dell’Hellenic Federation of Enterprises stava flirtando, secondo quanto riportato, con la sinistra politica. Una ricerca su Daskalopoulos negli archivi di Avgi e Efimerida mostrerà un riferimento al suo diniego del proprio coinvolgimento in LuxLeaks pubblicato sul giornale To Vima, ma non la notizia principale e cioé che il suo fondo di investimento era implicato nello scandalo.

Wind Telecom: i media pubblicano la smentita delle notizie senza prima aver pubblicato le notizie

Un altro incidente evidenzia questa (auto)censura dei media greci nella copertura dello scandalo LuxLeaks. Quando The Press Project ha pubblicato documenti riguardanti la Weather Investments, società che nel 2009 controllava Wind, da quest'ultima hanno risposto con una lettera e alcuni tweets, sostenendo che in quel periodo si erano già ritirati da Wind. Questa smentita è stata pubblicata quasi ovunque, anche da parte di media che non avevano coperto il caso LuxLeaks o che non avevano mai menzionato Wind. Inoltre, i giornalisti non hanno verificato nei fatti la smentita prima di pubblicarla.

Da un lato, la prova pubblicata da The Press Project (i documenti ufficiali in merito all’accordo tra Weather Investments e autorità finanziarie lussemburghesi) chiaramente cita Wind / Weather Investments / Hellas Telecommunications come il “nome del gruppo corporativo”. Gli stessi documenti contengono i nomi delle società satellite che sono servite a nascondere i profitti trasferiti (11 compagnie con diverse partite IVA, quattro delle quali lussemburghesi).

Dall’altro lato, sembra che Wind menta coscientemente nelle proprie dichiarazioni, dato che sostiene, anche sul sito ufficiale, che Weather Investments si è ritirato il 16 dicembre 2010, ovvero che il nuovo management ha assunto gli incarichi nel 2011 – quindi, due anni dopo la data del ritiro dichiarata nella smentita di Wind.

Giornalismo vs gli interessi acquisiti: l’esempio del Guardian

Come rivelato dall’ICIJ, The Guardian Media Group è stata una delle aziende mediatiche coinvolte nelle frodi fiscali tramite un accordo siglato con il Granducato di Lussemburgo nel 2009.

Ciononostante, il 6 novembre il giornale britannico ha dedicato metà della sua prima pagina a LuxLeaks. La vicenda è stata largamente coperta, mentre nello stesso tempo sul sito della testata sono stati pubblicati reportage speciali riguardo all’importanza della fuga di notizie attraverso editoriali, storie e infografiche interattive. Tutto questo nonostante il fatto che il Guardian metta a disposizione gli spazi pubblicitari a più di un’azienda coinvolta nello scandalo, anzi, nonostante sia una di esse!

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Safety Net for European Journalists. A Transnational Support Network for Media Freedom in Italy and South-east Europe.


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