La situazione dei diritti umani al confine tra Turchia e Grecia è drammatica. Per Dunja Mijatović, Commissaria per i diritti umani del CoE, è quantomai necessario agire con urgenza per evitare che la situazione peggiori ulteriormente. Una sua presa di posizione
(Originariamente pubblicato dal portale del Consiglio d'Europa )
Si deve fare tutto il possibile per ridurre la violenza nella regione di confine, garantendo che le forze dell'ordine si astengano dall'uso eccessivo della forza.
Tutte le misure dovrebbero essere adottate per valutare le esigenze di protezione delle persone intrappolate e per garantire l'accesso all'asilo a chi ne ha bisogno.
Invito la Grecia e la Turchia, così come tutti gli altri stati membri coinvolti, a garantire che sia fornita immediatamente ai rifugiati, ai richiedenti asilo e ai migranti intrappolati al confine l'assistenza umanitaria, al fine di alleviare le sofferenze di questi esseri umani vittime collaterali del caos politico.
Gli stati membri dovrebbero astenersi da qualsiasi ulteriore azione che porti le persone vulnerabili a ritrovarsi in un'emergenza umanitaria e di diritti umani. Sono particolarmente preoccupata per la totale chiusura da parte della Grecia dei posti di frontiera, seguita da altri stati membri. Sono anche preoccupata per le azioni intraprese dalla Turchia negli ultimi giorni che hanno incoraggiato le persone a spostarsi verso il confine e le hanno lasciate sole in questa situazione.
Per quanto riguarda la situazione nel Mar Egeo, sono allarmata dai racconti secondo cui alcune persone in difficoltà non sono state salvate, mentre altre sono state respinte o messe in pericolo. Ricordo che la protezione delle vite delle persone in pericolo in mare è uno dei doveri più basilari da rispettare e che le espulsioni collettive costituiscono gravi violazioni dei diritti umani.
Sono anche gravemente preoccupata per le notizie su ronde di vigilanza nelle isole greche. Le autorità hanno il chiaro dovere di prevenire la violenza e le intimidazioni contro i rifugiati, i richiedenti asilo e i migranti. Hanno anche il dovere di garantire che alle Ong e ai singoli individui non venga impedito di fornire assistenza.
Gli stati membri devono anche garantire che i giornalisti possano riportare della situazione in modo libero e sicuro.
Al di là delle misure immediate che devono essere adottate urgentemente, è necessaria un'azione più strutturale. L'aumento dei controlli alle frontiere non può essere l'unica risposta. La solidarietà tra gli stati membri è ora cruciale più che mai. Questa dovrebbe concentrarsi sullo sviluppo di ulteriori modalità per affrontare, in modo equo e immediato, le richieste di asilo, ma anche la condivisione della responsabilità per l'accoglienza di chi è bisognoso di protezione.
Questo dovrebbe innanzitutto estendersi alla Turchia. La Turchia è attualmente il paese che ospita il maggior numero di rifugiati al mondo e lo è da molti anni. Gli sforzi per condividere la responsabilità con la Turchia, soprattutto per garantire che coloro che non possono essere adeguatamente protetti lì possano essere dislocati, sono stati ampiamente inadeguati. Con un milione di siriani in più in una situazione umanitaria disperata al confine con la Turchia, è necessaria una risposta molto più forte.
In secondo luogo, la solidarietà deve essere estesa alla Grecia per decongestionare le isole dell'Egeo e alleviare la pressione sulla terraferma, dove le capacità di accoglienza sono limitate. Non c'è più tempo per litigi politici a proposito del trasferimento di qualche decina di richiedenti asilo qua e là. Le discussioni devono riguardare numeri molto consistenti se si vuole che i concetti di solidarietà e di condivisione delle responsabilità abbiano un qualche significato.
Nel corso degli anni, rifugiati, richiedenti asilo e migranti sono stati usati come pedine per raggiungere gli obiettivi interni o geopolitici di tutti gli stati coinvolti. Questo è antitetico all'idea di diritti umani e ai valori che ci uniscono. La risposta che vedo oggi minaccia di capovolgere l'intero sistema di protezione che l'Europa ha scrupolosamente costruito nel corso di molti decenni. Non è ancora troppo tardi per invertire l'attuale linea d’azione e preservare la dignità e l'umanità.