Strade della memoria: l'iniziativa di un'associazione culturale goriziana per ripercorrere luoghi e narrazioni di un confine in mutamento. L'Archivio della memoria, il Museo diffuso, il Memobus. Il sostegno delle istituzioni locali italiane e slovene
Gorizia 1947, Gorizia 2004. Le due date fondamentali nella storia recente della città e nelle vicende del confine tra Italia e Slovenia (Jugoslavia) hanno ispirato il nome dell'Associazione culturale Quarantasettezeroquattro, soggetto capofila di un’iniziativa che vede tra i promotori anche la Provincia di Gorizia, il Dipartimento di Progettazione Architettonica e Urbana dell'Università di Trieste e il Center for International Relations and European Studies di Lubiana.
Il progetto, “Strade della memoria. Luoghi, percorsi e narrazioni delle memorie pubbliche e private nel goriziano”, propone un approccio innovativo alle vicende di un'area caratterizzata da rapporti spesso tesi, se non conflittuali, tra mondo italiano e slavo. L'esperienza di Gorizia, città che ha conosciuto la divisione con il confine del 1947 (smantellato con l'entrata della Slovenia nell'Unione Europea nel 2004), rappresenta un esempio paradigmatico delle problematiche legate al confine, alla sua percezione e alle relative dinamiche identitarie.
“Il nostro obiettivo è sviluppare una serie di iniziative coordinate con al centro i luoghi della memoria e i racconti di vita dei testimoni. I progetti permetteranno sia un'analisi scientifica dei materiali memorialistici che un loro utilizzo artistico e divulgativo, stimolando la partecipazione della cittadinanza”, spiega Alessandro Cattunar, presidente di Quarantasettezeroquattro. Negli ultimi mesi diversi soggetti istituzionali, espressioni associative della società civile, singoli ricercatori hanno aderito all'iniziativa mettendo in campo saperi e competenze diversificate. Il sostegno finanziario è invece garantito dalla Provincia di Gorizia e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.
Il progetto quadro, presentato al pubblico in conferenza stampa alcune settimane fa, si articola in una serie di sotto-progetti che saranno realizzati nei prossimi mesi in città, sul territorio provinciale e transfrontaliero. E' prevista anzitutto la realizzazione di un Archivio della memoria del goriziano, che fungerà da raccoglitore dei racconti di vita e delle esperienze personali dei testimoni, portatori di diverse visioni delle vicende storiche. La cittadinanza sarà invitata a partecipare all'istituzione, attraverso la condivisione dei propri materiali e testimonianze. Tale patrimonio, per non essere disperso, verrà valorizzato attraverso una seria catalogazione secondo standard internazionali e preparato per la divulgazione.
Oltre ad un impegno di carattere più scientifico, il progetto prevede due iniziative che andranno ad incidere ulteriormente sulla vita e l'immagine delle due città. Le strade e le piazze di Gorizia-Nova Gorica vedranno sorgere le installazioni di un Museo diffuso, che valorizzerà i luoghi della città significativi non solo per la storia ufficiale ma anche per quella privata o collettiva dei cittadini. Non solo quindi la Piazza della Transalpina o il Parco della Rimembranza, ma anche, ad esempio, il Trgovski Dom, edificio che nella sua lunga storia è stato centro economico e culturale della comunità slovena, sede del partito fascista, casa del popolo titina, ente del governo militare alleato prima e dello stato italiano poi. La realizzazione del museo è affidata agli esperti di N!03, già curatori del museo diffuso della resistenza a Torino, impegnati nell’ideazione di un percorso multimediale che farà della massima interattività il proprio punto di forza.
La vitalità del museo sarà incentivata dalla rete che sostiene Strade della memoria. Dalla collaborazione con la sezione triestina di Terra del Fuoco, associazione che ha maturato negli ultimi anni grande esperienza con l'organizzazione dei Treni della Memoria ai campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau, è stato infatti sviluppato il progetto Memobus. Si tratta di un autobus, pensato soprattutto per scolaresche e gruppi organizzati, che attraverserà i luoghi simbolo degli eventi storici, delle tragedie e dei momenti cruciali che hanno caratterizzato il passato della regione. Grazie all'intervento di esperti e di testimoni diretti, i percorsi didattici, a bordo di una sorta di laboratorio mobile, porranno gli studenti di fronte alla complessità dei processi che regolano la rielaborazione della memoria e l'interpretazione della passato. Il percorso del Memobus, dopo aver seguito le tappe del museo diffuso, si allargherà all'intera area, visitando luoghi come Redipuglia, la Risiera di San Sabba, la foiba di Basovizza, il Solkanski most e il monastero di Kostanjevica.
La capillare rete che sostiene il progetto può contare quindi sull'esperienza di Isonzo-Soča, associazione che da anni si occupa di cooperazione transfrontaliera nell'area del goriziano, e sulla collaborazione dell'Istituto per la storia del movimento di liberazione di Trieste, per l'ideazione di specifici percorsi didattici. Da un punto di vista metodologico e tecnico, nel trattamento del materiale audiovisivo, hanno assicurato il proprio supporto l'Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi di Roma e il corso di laurea Dams di Gorizia. Le possibilità di divulgazione e la visibilità saranno incentivate dall'appoggio del portale di approfondimento storiografico Diacronie-Studi di storia contemporanea.
Tra pochi mesi, a partire da novembre, studenti universitari sloveni e italiani si incontreranno per partecipare ad un workshop intitolato “Forme visuali del passato, Narrare, mappare e visualizzare le memorie del confine italo-sloveno”, incentrato sull'utilizzo delle fonti orali e audiovisive per lo studio delle aree transfrontaliere. Nel confrontarsi con le “forme visive” delle memorie pubbliche, collettive ed individuali gli studenti potranno impegnarsi, attraverso laboratori, nella produzione e nell'elaborazione di materiali utili alle diverse iniziative previste dal progetto.
L'iniziativa, nonostante la delicatezza degli argomenti trattati, ha trovato l'appoggio delle istituzioni locali. “La maggiore sensibilità a livello istituzionale l'ha dimostrata la provincia di Gorizia, che negli ultimi anni ha sviluppato molti progetti sul tema della memoria storica, tra cui il Treno della Memoria. C'è stata inoltra grande disponibilità e apertura ad un confronto di carattere scientifico da parte delle tre maggiori università a cui l'area fa riferimento: Trieste, Lubiana e Udine”, spiega ancora Alessandro Cattunar.
Il valore aggiunto dell'iniziativa, in un contesto segnato dalla recente caduta del confine di stato, si manifesta nel contributo ad una apertura al dialogo e ad una collaborazione concreta: “Il progetto è stato ideato e viene promosso grazie al lavoro comune di associazioni, studiosi e professionisti sia italiani che sloveni. Da un punto di vista istituzionale, la collaborazione con il comune di Nova Gorica risulta fondamentale: si stanno trovando le modalità di interazione in vista del passaggio alla fase realizzativa. Il Goriški muzej della cittadina risulterà il principale interlocutore sia per la realizzazione del museo che dell'archivio”.
I promotori si augurano “di rendere nuovamente vivi alcuni luoghi delle due città che risultano oggi poco conosciuti, ma che sono carichi di storia. Ci auguriamo che la popolazione partecipi attivamente, condividendo le proprie memorie e sfruttando le installazioni interattive del museo, punto di partenza per confronti e discussioni tra diversi punti di vista”.
Nei programmi di Quarantasettezeroquattro si evita intenzionalmente di fare ricorso all'espressione “memoria condivisa”: “Non crediamo che si potrà mai giungere ad una memoria condivisa, pensiamo che il concetto stesso di memoria condivisa sia sbagliato e contraddittorio. La diversità e la molteplicità delle memorie sono fattori del tutto naturali, una condivisione imposta dei ricordi altrui non è certo possibile. L'obiettivo fondamentale è quello di costruire un dialogo ed un confronto aperto tra vissuti spesso contrastanti, valorizzarne le specificità, allo scopo di far comprendere come le memorie personali non rappresentino l'unica verità.”
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