In queste settimane tre festival, in ognuno dei quali vi sono anche film in arrivo dal sud-est Europa. Si parte dal Festival di Roma, dove “Panihida” di Ana-Felicia Scutelnicu ha vinto il premio cortometraggi e mediometraggi di CinemaXXI. Una rassegna a cura del nostro critico cinematografico
Era l’unico film dell’Europa sudorientale al 7° Festival di Roma e si è portato via un premio. Un riconoscimento importante, non tanto per il risalto che può avere, ma perché ottenuto nella sezione più bella e valida della manifestazione romana, CineMaxxi. Una rassegna che, pur con una nuova direzione, continua a faticare a trovare una propria identità.
Altri premi (Marc’Aurelio per il migior film a “Marfa Girl” di Larry Clark e miglior regia a “E la chiamano estate” di Paolo Franchi, premiato anche per l’attrice Isabella Ferrari) non potevano essere scelti peggio.
Sul paco dei vincitori, questa volta giustamente, anche Claudio Giovannesi gran premio della giuria per “Alì ha gli occhi azzurri” (da pochi giorni in sala), storia di un adolescente di famiglia egiziana a Ostia con la sua esistenza tra scuola, piccola criminalità e amore contrastato. E la rivalità con un gruppo di romeni. Giovannesi conosce quel che racconta, ha uno sguardo interessato e interessante sul mondo e sfugge alle banalità cogliendo dall’interno le cose di tutti i giorni.
Anisoara
Il premio cortometraggi e mediometraggi di CinemaXXI è andato al moldavo “Panihida” di Ana-Felicia Scutelnicu, già premiata in diversi festival per i corti precedenti. “Între ziduri - Between Walls” e “Hinterhof – Backyard”. Siamo in un piccolo villaggio della Moldavia. Una vecchia muore lasciando il figlio Petru e la bella nipote Anisoara, l’unica giovane del villaggio. Secondo la tradizione tutti devono portare il lutto e accompagnare al cimitero la defunta. Dopo la notte di veglia funebre, la comunità si avvia trasportando a mano la pesante bara.
La strada sembra infinita, i portatori si lamentano per la fatica e le loro parole si confondono tra i canti e le preghiere. Il gruppo è costretto a sostare e nelle pause gli uomini si rifugiano nel vino, che sembra l’unico antidoto al dolore e alla fatica. E pure il pope che conduce la processione esagera con il bere e si ubriaca. La regista sembra inizialmente fare un documentario, pur cogliendo un paesaggio di bellezza estrema e di colori carichi. La storia va sempre più in una direzione di fiction, di scrittura, ma coglie in profondità l’intreccio di vita e morte, gioia e dolore, che in un luogo così remoto e fuori dalla modernità sembra ancora più forte e inevitabile. Il cimitero che dalla sommità della collina domina una valle che lascia senza fiato e il fiume tranquillo e maestoso danno ancora di più la sensazione di un tempo e di uno spazio infinito, che la regista interpreta con i mezzi del cinema come meglio non potrebbe.
E resta l’immagine di Anisoara che dalla sua giovinezza assiste muta al funerale come se non appartenesse già più a quel villaggio di vegliardi.
Torino Film Festival
Non saranno molti i titoli balcanici al Torino Film Festival, dal 23 novembre all’1 dicembre (www.torinofilmfest.org), però alcuni di valore. In concorso è stato selezionato “Present Tence” della turca Belmin Söylemez, in gara anche per il Premio Cipputi sul mondo del lavoro. Un’opera prima molto bella, passata a Sarajevo, una sorta di “Uzak” al femminile. Un film di silenzi a Istanbul nell’attesa di partire e in mezzo ai dubbi che accompagnano spesso le decisioni. Mina è una giovane divorziata e senza lavoro che si fa assumere in un locale per leggere fondi di caffè ai clienti. Il suo destino s’incrocia con quello di un’altra donna, anch’ella in crisi.
Nella sezione “Festa mobile” c’è Miki Manojlović protagonista della commedia agrodolce “Como estrellas fugaces - Like Shooting Stars” di Anna Di Francisca, con Maribel Verdù e Neri Marcorè nel ruolo di un barbiere spagnolo. L’attore serbo interpreta un compositore che, stufo di accettare lavori di cui si vergogna, va in visita da un amico in un villaggio spagnolo dove vorrebbe ritrovare la serenità e inventarsi un’occasione per incontrare la figlia che vede raramente. Ma non riesce a sottrarsi alla richiesta di dirigere un coro di dilettanti.
Nel concorso Italiana.Doc c’è il documentario “Nadea e Sveta” di Maura Delpero su due amiche moldave lontane dai loro affetti.
La sezione Documenta racchiude testimonianze sul mondo d‘oggi. Spicca il russo “Zima, uhodi! - Winter, Go Away!” di dieci registi diplomati alla Scuola di cinema e teatro documentario di Marina Razbezhkina. Hanno filmato gli eventi mosoviti di inizio 2012 e le proteste contro Vladimir Putin, tra queste la celebre esibizione delle Pussy Riot. Ancora c’è “Anija – La nave” di Roland Sejko sugli sbarchi degli albanesi sulle coste italiane a marzo del 1991. Una sorta di documentario gemello de “La nave dolce” di Daniel Vicari in questi giorni nelle sale.
Infine il Torino FilmLab presenta i film sviluppati grazie ai suoi programmi, tra questi “Djeca – Buon anno Sarajevo” di Aida Begić già passato a Cannes, Pesaro e Sarajevo e l’opera prima slovena “Nahrani me z besedami - Feed Me With Your Words” di Martin Turk, storia di misteri familiari. La Begić sarà nella giuria che valuterà i nuovi progetti tra i quali ci sono il greco Yorgos Zois con “Stage Fright” e la bulgara Ralitza Petrova con “Salvation”.
Negli stessi giorni a Tirana è in programma il Tirana International Film Festival (23 novembre – 2 dicembre, www.tiranafilmfest.com) con un occhio particolare al cinema balcanico e nazionale.
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