127 film e 144 ospiti, dal 27 aprile al 5 maggio si svolgerà la 67° edizione del Trento Film Festival e quest'anno i Balcani tornano protagonisti
I Balcani e l'Europa del sudest tornano protagonisti al Trento Film Festival. Dopo alcuni anni di presenza più limitata, nella 67° edizione della storica manifestazione trentina, in programma da sabato 27 fino a domenica 5 maggio, l'ex Jugoslavia e la Turchia, soprattutto, tornano protagoniste.
Tra i 27 titoli in concorso ci sono il serbo “4 Years in 10 Minutes” di Mladen Kovačević, storia del primo alpinista serbo a scalare l'Everest in immagini dimenticate, e i turchi “Livadi” di Miraç Atabey, su una tradizionale e curiosa cerimonia funebre, e “Time to Leave” di Orhan Tekeoğlu, con padre e figlio che si ritrovano nella vecchia casa in montagna dopo un'esperienza d'emigrazione in Germania.
Da segnalare in gara gli italiani “Storie di pietre” di Alessandro Leone, sulle conseguenze del terremoto di Norcia, “La regina di Casetta” di Francesco Fei e “Così in terra” di Pier Lorenzo Pisano. Ancora spiccano l'inglese “Piano to Zanskar” di Michael Sulima, lo statunitense “Return to Mount Kennedy” su Eric Becker, il canadese “Cielo” di Alison McAlpine e l'austriaco “The Border Fence” di Nikolaus Geyrhalter.
Inaugura il kolossal norvegese “Amundsen” di Espen Sandberg, biografia del grande esploratore Roald Amundsen interpretato da Pål Sverre Hagen.
Il ricchissimo programma (www.trentofestival.it ) è come sempre contraddistinto, oltre alle proiezioni, da incontri, serate alpinistiche, MontagnaLibri, la sezione Destinazione Marocco e decine e decine di ospiti: in totale 127 film e 144 altri appuntamenti, sempre.
Tra le anteprime ci sono gli svizzeri “Fortuna” di Germinal Roux con Bruno Ganz e “Il mangiatore di pietre” di Nicola Bellucci con Luigi Lo Cascio. La sezione Terre alte, con “La nostra pietra” di Alessandro Soetje, comprende “Greetings from the Free Forests” di Ian Soroka, coproduzione Stati Uniti, Slovenia, Croazia: vagando nei boschi della Slovenia meridionale escono storie che ricompongono frammenti del passato.
Orizzonti vicini, che mette in evidenza le produzioni regionali, comprende il mediometraggio italo-bosniaco “J” del roveretano Gaetano Liberti, che ha studiato alla Film.Factory di Bela Tarr a Sarajevo e ricostruisce l'incontro tra un solitario cartografo e una donna.
Tra le proiezioni speciali si segnalano “Aquarela” del russo Victor Kossakovsky e il restauro del sovietico “Dead Mountaineer's Hotel” dell'estone Grigori Kromarov dal romanzo di Arkady e Boris Strugatsky, una commistione di thriller e fantascienza.
In Sestogrado c'è il corto croato “Planine” di Hrvoslava Brkušić, viaggio psicogeografico partendo da vecchie diapositive.
Infine la sezione Eurorama, curata dal Museo degli usi e costumi trentini, propone un ampio viaggio di taglio più etnografico attraverso l'Europa orientale. Tra i titoli, i greci “Alima” di Loukas Koubouris e Nickolas Papadimitriou e “Passanger” di Arjang Omrani e Asif Rezaei, i romeni “Anniversary” di Claudiu Mitcu e “Caisa” di Alexandru Mavrodineanu, il franco-bulgaro “Je vois rouge” di Bojina Panayotova, con la regista che esplora la storia familiare come un film di spionaggio, e la coproduzione Repubblica Ceca / Croazia “When The War Comes” di Jan Gebert.
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