Dal 21 al 28 gennaio la 34sima edizione del Trieste Film Festival, una vetrina cruciale sul cinema del sud est Europa. Nove lungometraggi, sei film fuori concorso, diciassette titoli nei corti e undici documentari che, come ormai consueto, concorreranno anche per il Premio OBC Transeuropa
Una settimana dedicata al cinema dell’Europa centro orientale. Torna da sabato 21 fino al successivo il Trieste Film Festival, il 34° appuntamento per una rassegna storica, nata alla vigilia della caduta del Muro di Berlino e ancora la principale vetrina su queste cinematografie, da una parte ancora poco note al pubblico conosciuto e dall’altra più presenti nei festival internazionali.
La manifestazione triestina (tutto il programma su www.triestefilmfestival.it ) si articola sulle tre tradizionali competizioni e in sezioni parallele molto ricche ospitate nelle tre sedi - Politeama Rossetti, Teatro Miela, Cinema Ambasciatori – oltre alle numerose attività collaterali.
Il Concorso lungometraggi comprende nove titoli tra anteprime italiane, europee e internazionali. Ha vinto il premio per la migliore regia nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes il romeno “Metronom” di Alexandru Belc, un sogno di amore, musica e libertà nella Bucarest del 1972. Dall’Ucraina arriva “Butterfly Vision” di Maksym Nakonečnyj, storia di prigionia sullo sfondo del Donbass, mentre il georgiano “Beautiful Helen” di George Ovashvili (noto per i precedenti “The Other Bank” e “Corn Island”) è un road-movie a due per ritrovare se stessi. Molto bello è l’autobiografico “Safe Place” del croato Juraj Lerotić, vincitore di vari premi al Festival di Locarno, dramma familiare che segue un tentativo di suicidio. Dalla Berlinale 2022, dove ha vinto il riconoscimento come migliore opera prima, arriva “Sonne - Sun” dell’irakena-austriaca Kurdwin Ayub con un trio di amiche adolescenti d’origine curda. Dalla Slovenia giunge “Zbudi me - Wake Me” di Marko Šantić con Jure Henigman, Timon Sturbej e Natasa Barbara Gracner.
Completano il lotto dei concorrenti la commedia polacca “Fucking Bornholm” di Anna Kazejak, “Gentle” degli ungheresi László Csuja e Anna Eszter Nemes sul culturismo femminile e “Black Stone” del greco Spiros Jacovides.
Sei i film fuori concorso, tra cui spiccano due opere targate Friuli Venezia Giulia, “Gigi la legge” di Alessandro Comodin, premiato al Festival di Locarno, e “La lunga corsa” di Andrea Magnani, conosciuto per “Easy”. Ancora il polacco “Bread and Salt” di Damian Kocur, il ceco “Somewhere Over the Chemtrails” di Adam Koloman Rybanský e lo slovacco “Victim” di Michal Blaško.
L’Eastern Star Award, il riconoscimento nato per segnalare le personalità che hanno gettato un ponte tra l’Est e l’Ovest (nell’albo d’oro Irène Jacob, Monica Bellucci, Milcho Manchevski, Rade Šerbedžija, Kasia Smutniak, Miki Manojlović, Kornél Mundruczó e Kata Weber), andrà al grande regista polacco, di lontana origine friulana, Krzysztof Zanussi, che presenterà il nuovo “The Perfect Number”, una coproduzione italiana come tutti i suoi lavori recenti. Tra le pellicole di Zanussi da ricordare “L’anno del sole quieto”, che ottenne il Leone d’oro alla Mostra di Venezia nel 1984, “Illuminazione”, “La spirale”, “Da un paese lontano” e “Persona non grata”.
Ancora sono previsti quattro Eventi speciali, a cominciare dall’apertura affidata a “Il boemo” del ceco Petr Václav: le avventure del compositore settecentesco Josef Mysliveček, richiestissimo dalle corti e dai teatri dell’Europa dell’epoca. Spicca il bosniaco-macedone “The Happiest Man in the World” di Teona Strugar Mitevska (“Dio esiste e si chiama Petrunya”), un film sull’incontro tra una donna di Sarajevo e il cecchino che l’aveva colpita, già presentato alla Mostra di Venezia e presto nelle sale italiane con Teodora Film.
Da segnalare la masterclass con la sceneggiatrice sarajevese Elma Tataragić. che nella sceneggiatura è partita da un episodio autobiografico.
Infine il cortometraggio “L'estate sta finendo - Appunti su Furio” di Laura Samani (premiatissima per il suo “Piccolo corpo”) e “Souvenir d’Italie” di Giorgio Verdelli, ritratto di Lelio Luttazzi.
Tra gli undici i film del Concorso documentari (che concorreranno anche per il Premio Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa) ci sono: “Blue/Red/Deport” della lituana Lina Lužytė sul campo profughi greco di Moria; il croato “Deserters” di Damir Markovina incentrato su Mostar tra ieri e oggi; “Fragile Memory” dell’ucraino Ihor Ivan’ko sul nonno Leonid Burlaka, oggi affetto dall’alzheimer, al lavoro negli anni ‘60 negli studi cinematografici di Odessa; il moldavo “Love Is Not an Orange” di Otilia Babara; il bulgaro “A Provincial Hospital” di Ilian Metev, Ivan Chertov e Zlatina Teneva; il russo “The New Greatness Case” di Anna Šišova sulla battaglia giudiziaria di una madre per dimostrare l’innocenza della figlia, detenuta in un carcere con l’accusa di voler rovesciare il governo; “Non-Aligned: Scenes from the Labudović Reels” di Mila Turajlić (suo “Cinema Komunisto”) con gli straordinari materiali d’archivio del maggiore operatore dei cinegiornali jugoslavi all’epoca di Tito; il croato-olandese “Scenes With My Father” di Biserka Šuran, viaggio sul filo dei ricordi di un padre e di una figlia nell’ex Jugoslavia.
Fuori concorso ci sono la seconda parte del dittico di Mila Turajlić, “Ciné-Guerrillas: Scenes from the Labudović Reels”, e gli ucraini “Liturgy of Anti-Tank Obstacles” di Dmytro Sucholytkyj-Sobčuk e “Mariupolis 2” di Mantas Kvedaravičius. In più l’anteprima assoluta di “Trieste è bella di notte” di Matteo Calore, Stefano Collizzolli e Andrea Segre, che inizierà subito il suo giro nelle sale italiane.
Il Concorso cortometraggi presenta diciassette titoli, a cui si affiancano alcuni fuori concorso, come “The Potemkinists” del prolifico romeno Radu Jude.
La sezione "Wild Roses: Registe in Europa" è dedicata alle registe ucraine con sette titoli recenti di autrici in gran parte da scoprire, cominciando da “Klondike” di Maryna Er Horbač, premio del pubblico al Festival di Berlino 2022. Gli altri film sono: “Outside” di Ol’ha Žurba, “This Rain Will Never Stop” di Alina Horlova, “When the Trees Fall” di Marysja Nikitjuk, “Stop Zemlja” di Kateryna Hornostaj, “Home Games” di Alisa Kovalenko e “Pryvoz” di Eva Nejman.
Dal trentennale del “divorzio di velluto” che nel 1993 sanciva la nascita della Repubblica Ceca e della Repubblica Slovacca deriva la retrospettiva “Oltre i bordi. I margini del cinema ceco e slovacco” con un’ampia selezione di film che, accanto ai grandi maestri come Gustav Machatý e Jan Švankmajer, propone film poco conosciuti e in alcuni casi inediti in Italia.
Altro anniversario il 140° della nascita di Franz Kafka celebrato con una doppia proiezione che è anche un omaggio a due autori scomparsi recentemente, Luigi Di Gianni e Jean-Marie Straub (con Danièle Huillet), con “Il processo” e “Amerika”.
Come tradizione sarà assegnato il Premio Corso Salani a un film italiano indipendente.
In parallelo al Festival si svolge la tredicesima edizione di When East Meets West, quattro giorni dedicati agli incontri tra gli addetti ai lavori dell’Europa centro-orientale e non solo.
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