Un recente rapporto sulla libertà di stampa in Kosovo dà voce alle percezioni e alle difficoltà dei giornalisti, che risultano vittime di interferenze di politica e proprietari dei media e sotto costante minaccia
(Pubblicato originariamente da Kosovo 2.0 il 5 maggio 2015, tit.orig. "Journalists in Kosovo: Mounting concerns Regarding Press Freedom")
Nello svolgimento della loro attività, numerose sono le restrizioni che i giornalisti del Kosovo si trovano ad affrontare. Sono tra l'altro poco consapevoli della censura di stato e hanno scarse conoscenze del quadro legislativo a protezione della libertà dei media garantita nella stessa costituzione kosovara. Intanto le interferenze di politica, proprietari dei media e governo continuano a mettere a repentaglio la libertà di parola.
La tendenziosità dei media, in particolare del servizio pubblico, rimane a un livello allarmante, e le istituzioni dimostrano una mancanza di trasparenza. Non sono assenti minacce di violenza fisica nei confronti dei giornalisti, e condizioni di lavoro scadenti che colpiscono con forza la qualità del giornalismo in Kosovo.
Tutto questo emerge dal rapporto “Media Indicators 2015”, in cui i giornalisti kosovari esprimono crescenti preoccupazioni che riguardano questioni chiave collegate ai media. Kosovo 2.0, Organizata Çohu e Kosovo Press Council hanno reso noto il rapporto in una conferenza stampa tenutasi lo scorso 3 maggio, in occasione della Giornata mondiale sulla libertà di stampa. La ricerca è stata condotta in conformità a 27 indicatori stabiliti dall'European Council for media in democracy, al fine di esaminare la percezione della libertà nei media da parte degli stessi giornalisti kosovari.
Per realizzare il report sono stati intervistati 175 giornalisti, 55% uomini e 45% donne, appartenenti a diverse età e provenienti da diversi gruppi etnici e regioni del Kosovo. Durante la ricerca sono stati coperti sei settori riguardanti informazioni significative sulle percezioni dei giornalisti e la libertà dei media: prospettiva legale e sua applicabilità in merito alla libertà di espressione e informazione; meccanismi di autoregolazione dei media; tendenziosità dei media e deontologia; trasparenza delle istituzioni rispetto ai media; interferenze nei media; sicurezza nello svolgere l'attività di giornalismo.
Secondo quanto emerso nella ricerca, nonostante la maggioranza dei giornalisti sia consapevole del tema della libertà di espressione e informazione, la loro conoscenza complessiva risulta limitata. È inoltre opinione diffusa tra i giornalisti che le garanzie legali in materia di libertà di espressione non siano applicate a un livello adeguato. Gli interventi “da parte di individui coinvolti nella politica” (22%), “dei proprietari dei media” (41%) e “del governo” (13%) rappresentano gli ostacoli principali all'applicazione di garanzie legali per la libertà di espressione, secondo le risposte degli intervistati.
Più positiva, per i giornalisti, è la situazione dei meccanismi di autoregolazione dei media (Independent Media Commission e Press Council of Kosovo). Oltre il 65% degli intervistati ritiene che queste organizzazioni lavorino in maniera indipendente, senza faziosità, e che le loro decisioni siano accolte responsabilmente dalle istituzioni giuridiche.
Per quanto riguarda l'obiettività dei media, le opinioni dei giornalisti sono varie, con un 49% che ne afferma l'equità delle politiche editoriali e un 38% che concorda, invece, nel sostenere che non ci siano media imparziali. Sono tutti della stessa opinione, però, quando dichiarano che l'emittente pubblica è tendenziosa, definendola come “in nessuna maniera” o “non completamente” indipendente.
La trasparenza istituzionale in relazione ai media è limitata soltanto ad alcune istituzioni: polizia e municipalità occupano i primi posti grazie alla loro apertura ai media, mentre EULEX risulta la meno trasparente.
Il report ha inoltre evidenziato come quasi la metà dei giornalisti intervistati (49%) non ha informazioni sulla legislazione in materia di censura statale: il 16% di essi pensa che sia prevista dalla legislazione vigente, mentre il 34% ritiene che non vi sia. Una delle questioni più preoccupanti concerne la libertà di espressione, messa a rischio specialmente per coloro che si occupano di giustizia. Gli intervistati ritengono che le ragioni alla base di ciò siano gli interventi di “individui provenienti dal mondo della politica” (32%), “individui dal mondo dell'economia” (18%), "governo" (15%) e “proprietari dei media” (15%).
I giornalisti kosovari hanno evidenziato anche crescenti difficoltà nell'ambito della sicurezza personale. Il 62% afferma di essere minacciato con violenza “fino a un certo livello” e il 22 % si ritiene “del tutto” minacciato. Ciononostante, essi dichiarano efficaci gli interventi della polizia nell'affrontare questo tipo di questioni. L'insicurezza del lavoro è un'altra preoccupazione a cui i giornalisti devono far fronte: molti di loro, infatti, non hanno un regolare contratto di lavoro.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto
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