Kosovo: il passo indietro di lady Madeleine

1 febbraio 2013

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Con una scarna dichiarazione al New York Times, lo scorso 10 gennaio, la direzione del fondo d'investimento statunitense “Albright Capital Management” ha reso noto il proprio ritiro dalla gara di privatizzazione della PTK, società di telefonia pubblica kosovara.

L'interesse della “Albright Capital” al controllo della PTK, la privatizzazione più succosa della breve storia indipendente del Kosovo, aveva suscitato un certo scalpore. Non si tratta di un caso di omonimia: a dirigere il fondo è proprio Medeleine Albright, segretario di Stato americano ai tempi del conflitto del 1999, considerata dai kosovari albanesi come un eroe liberatore.

Il ruolo politico di primo piano giocato al tempo della crisi kosovara non ha turbato la Albright rispetto a possibili accuse di conflitto d'interessi. D'altronde, attraverso l'associata "Albright Stonebridge Group", l'ex lady di ferro dell'amministrazione Clinton controlla già quote di minoranza dell'operatore privato IPKO (per la cronaca, l'unico concorrente diretto della PTK). 

Sembra però adesso che la curiosità dei media sulla vicenda abbia convito l'ex politico USA a tirarsi indietro, prima di incappare in una situazione scomoda per sé e per i propri clienti.

La Albright resta comunque in buona compagnia: come raccontato da OBC, sono tanti i protagonisti americani della "guerra umanitaria" che, finito l'intervento militare, sono tornati in Kosovo con la ventiquattrore per “continuare ad aiutare il paese nel suo futuro sviluppo economico", mostrandosi interessati soprattutto agli appalti pubblici più appetitosi.

Tra gli altri, Wesley Clark, comandante in capo delle operazioni militari contro la Jugoslavia di Milošević , Mark Tavlarides, all'epoca direttore del Consiglio di sicurezza nazionale e James Pardew, inviato speciale di Clinton nei Balcani.

Anche quest'ultimo s'era dedicato alla privatizzazione della PTK, facendo lobby per il consorzio "Twelve Hornbeams S.a.r.l /Avicenna Capital LLC". Secondo un documento riservato, poi filtrato ai media, la scelta di Pardew come proprio rappresentante era considerata “vitale" dal consorzio. Motivo: "le élite del Kosovo lo conoscono e amano per il suo ruolo durante la guerra”.

Dopo la pubblicazione del documento, anche Pardew ha deciso di farsi da parte. I media l'hanno cercato, ma dall'ex diplomatico non hanno ricevuto neppure le briciole di un breve commento. Nemmeno il destino degli eroi, a quanto pare, è sempre lastricato di rose e fiori.

LINK: New York Times

 

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