Dopo gli scontri a Kumanovo le istituzioni kosovare prendono le distanze da qualsiasi coinvolgimento nella vicenda. Secondo le autorità macedoni i leader del gruppo armato sono cittadini del Kosovo. Ma per gli analisti di Pristina non sono stati chiariti i dubbi sull'identità e sugli obiettivi del gruppo armato
Le istituzioni del Kosovo hanno preso le distanze da qualsiasi coinvolgimento negli scontri avvenuti nella città settentrionale di Kumanovo, in Macedonia, nei pressi del confine Kosovo-Serbia.
"Rispettiamo la sovranità della Repubblica di Macedonia. Servirebbero più fiducia e comunicazione a livello politico in Macedonia per risolvere i problemi", ha dichiarato Kadri Veseli, presidente dell'Assemblea del Kosovo.
La sua dichiarazione arriva dopo che le autorità macedoni hanno accusato leader guerriglieri kosovari di cercare di destabilizzare il paese.
Le sparatorie del fine settimana tra le forze di sicurezza macedoni e un gruppo armato albanese hanno lasciato 22 morti (8 poliziotti e 14 membri del gruppo) e molti altri feriti.
Secondo le autorità macedoni, delle 30 persone in carcere, 18 sono albanesi del Kosovo, 11 macedoni (due di loro vivono in Kosovo) e un albanese d'Albania.
Sono tutti accusati di partecipazione al conflitto armato a Kumanovo, una cittadina a popolazione mista macedone-albanese.
Un video che sta circolando sui social media mostra che alcune delle persone in carcere a Kumanovo indossavano uniformi con le insegne del disciolto Esercito di Liberazione del Kosovo, conosciuto come UÇK, che nel 1998/1999 ha combattuto le forze governative serbe per l'indipendenza del Kosovo.
Secondo le autorità macedoni, i leader di questo gruppo armato sono tutti cittadini del Kosovo e appartengono a cellule paramilitari.
Secondo i media, una delle vittime di Kumanovo sarebbe Xhafer Zymberi, ex membro dell'UÇK e candidato dell'Alleanza per il Futuro del Kosovo – AAK (il partito guidato da Ramush Haradinaj, ex leader UÇK ed ex Primo ministro del Kosovo) alle elezioni politiche 2014.
"Non abbiamo avuto alcuna informazione sul coinvolgimento di uno dei nostri rappresentanti nel conflitto in Macedonia", ha dichiarato Donika Kadaj Bujupi, dell'AAK, esprimendo preoccupazione per le recenti violenze nel paese vicino.
Anche le famiglie dei kosovari arrestati hanno negato di essere consapevoli del loro coinvolgimento negli scontri interetnici in Macedonia.
In una dichiarazione stampa congiunta, il Presidente della Repubblica del Kosovo, Atifete Jahjaga, e il Primo ministro, Isa Mustafa, hanno condannato "qualsiasi coinvolgimento dei cittadini della Repubblica del Kosovo negli incidenti in Macedonia volti a destabilizzare il Kosovo e i paesi limitrofi, mettendo a rischio pace e sicurezza nonché la vita e le proprietà dei cittadini".
Il Presidente e il Primo ministro hanno esortato le autorità macedoni a compiere indagini trasparenti e credibili, offrendo pieno sostegno per assicurare alla giustizia i responsabili degli scontri del weekend.
Ma come hanno fatto i combattenti kosovari ad andare in Macedonia per unirsi a gruppi armati senza essere ostacolati e rilevati dall'Agenzia di intelligence del Kosovo, dalla polizia e dalle truppe NATO in Kosovo?
Kohavision, canale televisivo nazionale di Pristina, ha rivelato un rapporto confidenziale, redatto a febbraio dall'Agenzia di Intelligence del Kosovo, in cui si parla del sospetto che alcuni kosovari avrebbero potuto tentare di destabilizzare la Macedonia.
Inoltre, il rapporto sostiene che l'intelligence macedone avrebbe contattato alcuni cittadini del Kosovo con l'obiettivo di orchestrare attacchi in Macedonia.
Secondo il rapporto divulgato da Kohavision, l'Agenzia di intelligence kosovara avrebbe informato Presidente, Primo ministro e polizia del Kosovo, ma nessuna delle istituzioni di Pristina ha potuto confermare di essere stata avvertita dei potenziali scontri interetnici in Macedonia.
Secondo Baki Kelani, portavoce della polizia del Kosovo, né prima né dopo l'incidente la polizia avrebbe notato comunicazioni, movimenti o tentativi di attraversare illegalmente il confine tra Kosovo e Macedonia.
A seguito dei combattimenti a Kumanovo, la polizia del Kosovo ha rafforzato la presenza e la vigilanza vicino al confine con la Macedonia.
La violenza a Kumanovo è scoppiata in un momento di tensione politica nel paese, dove l'opposizione sostiene che il governo conservatore avrebbe intercettato i telefoni di 20.000 persone, tra cui membri della polizia, giudici, leader religiosi, giornalisti e diplomatici stranieri. Il governo nega, attribuendo le intercettazioni a non meglio specificati servizi stranieri.
Gli analisti di Pristina notano il carattere sospetto della tempistica delle violenze, con le profonde tensioni politiche tra il governo di Gruevski e i partiti d'opposizione; credono che alcuni kosovari siano stati manipolati dalla coalizione di governo per orchestrare lo scenario di Kumanovo, nel tentativo di distogliere l'attenzione dallo scandalo sorveglianza.
"Si tratta di gruppi armati che sono stati manipolati in nome di una causa più grande da parte del governo macedone. Si tratta di un piccolo gruppo, ma Pristina e le sue istituzioni devono mostrare più determinazione per risolvere questo problema", sostiene Naim Rashiti, del Balkans Policy Research Group.
D'altra parte, secondo Nazim Rashidi, analista albanese di Macedonia, non è ancora chiaro se a far parte del gruppo armato che ha combattuto con le forze di sicurezza a Kumanovo ci fosse un gruppo organizzato, oppure singoli individui dal Kosovo.
"Ci sono ancora dubbi su identità e obiettivi di queste persone. Il governo macedone sostiene che un gruppo dal Kosovo ha cercato di destabilizzare il paese, ma l'opinione pubblica non è d'accordo. Inoltre, i nomi delle persone arrestate sono correlati con l'ex Esercito di Liberazione del Kosovo (UÇK), quindi i leader albanesi in Kosovo e Macedonia li conoscono e dovrebbero spiegare apertamente il loro coinvolgimento nel recente conflitto a Kumanovo", osserva Rashidi.
I recenti sviluppi a Kumanovo hanno danneggiato le relazioni tra Kosovo e Macedonia. Una riunione governativa congiunta prevista per maggio sarà rinviata.
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