Collaborare con la Russia sulla questione del Kosovo non è stato un errore. Anzi. Ma allontanarsi dall'Ue lo sarebbe. Un'intervista a Oliver Ivanovic, uno dei principali leader della comunità serba del Kosovo
Di Aleksandar Vasovic - BIRN (Tit. Originale ''Ivanovic: Serbia will not become a Soviet republic'', pubblicato il 30 luglio 2007)
Traduzione a cura di Osservatorio sui Balcani
I serbi del Kosovo hanno ogni ragione per essere soddisfatti del colpo inflitto dalla Russia nelle ultime settimane alle aspirazioni degli albanesi del Kosovo, afferma a Balkan Insight una delle voci più moderate della comunità serba del Kosovo. E la situazione non è migliorata dopo la visita degli albanesi a Washington, aggiunge.
"La delegazione etnica albanese ... è andata là con grandi aspettative ma le loro speranze sono, in qualche modo, svanite", dice Oliver Ivanovic, leader della Lista serba per il Kosovo e Metohija.
"Sembra che gli albanesi del Kosovo abbiano ricevuto istruzioni di astenersi da qualsiasi atto unilaterale", aggiunge. "Sembra inoltre che gli sia stato detto che i negoziati dureranno ancora a lungo, dato che non inizieranno prima di settembre, nella migliore delle ipotesi".
All'inizio del mese i principali rappresentanti albanesi del Kosovo si sono recati a Washington dove si sono incontrati con il Segretario di Stato Condoleezza Rice ed altri funzionari di alto livello USA. La delegazione ha riferito alla Rice che la provincia non dichiarerà l'indipendenza dalla Serbia senza prima coordinarsi con gli Stati Uniti.
All'incontro la Rice ha assicurato i rappresentanti kosovari, tra i quali il Primo ministro e il Presidente, che gli Stati Uniti si impegnavano a raggiungere il riconoscimento internazionale dell'indipendenza del Kosovo entro alcuni mesi, anche senza una Risoluzione in merito del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Ivanovic considera la decisione recente di spostare i negoziati sul Kosovo dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite al Gruppo di Contatto, costituito da cinque paesi occidentali più la Russia, come una vittoria per la Serbia nella sua lotta per impedire l'indipendenza del Kosovo. "La situazione della Serbia è migliorata", afferma.
"Ciononostante Belgrado non deve abbassare la guardia. Ma chiaramente non vi sarà alcuna rapida soluzione come volevano gli americani".
Il leader dei serbi del Kosovo sostiene che l'impasse verificatasi tra Stati Uniti e Russia sul Kosovo ora da più responsabilità alle azioni e posizioni assunte dall'Unione europea, che ha descritto come "una bilancia tra una Russia intransigente e gli Stati Uniti". Aggiungendo poi: "In questo contesto dobbiamo guardare alla nomina di Wolfgang Ischinger quale nuovo inviato per i negoziati. Ischinger è un diplomatico con molta esperienza e viene da uno dei paesi più influenti dell'Unione. In questo contesto credo che sarà più prudente dell'inviato Onu Martti Ahtisaari rappresentando sia l'Ue che la Germania. Ahtisaari stava rappresentando solo se stesso".
Sulla questione della sempre maggiore vicinanza della Serbia alla Russia - grande benefattore della Serbia sulla qustione del Kosovo - Ivanovic ha preso posizione rispetto all'ipotesi che la Serbia stia sacrificando i suoi obiettivi di lungo termine in Europa divenendo un alleato regionale della Russia stessa.
"Buone relazioni con la Russia sulla questione del Kosovo non sono un errore", afferma. "Ciononostante, l'allontanarsi dall'Ue lo sarebbe. La Serbia non diverrà mai un'altra repubblica sovietica e prima o poi diverremo sicuramente membri dell'Ue. Dobbiamo sviluppare la nostra strategia politica con la mente il lungo periodo".
Nel frattempo, afferma, l'impasse ha avuto un effetto positivo: ha ricordato al mondo che i serbi del Kosovo sono un elemento più importante di quanto si credesse. "Belgrado li usava troppo raramente", dichiara.
"Erano più concentrati sulla possibile perdita del 15 per cento del loro territorio piuttosto che del destino dei 110.000 serbi del Kosovo, o degli altri 230.000 sfollati in Serbia".
Ha aggiunto: "I territori possono essere persi e riconquistati, e questo in passato è avvenuto. Ma non si può riconquistare la gente. Credo che i serbi del Kosovo non abbiano mai ricevuto l'attenzione che meritavano. Entrambe le parti in causa, sia Pristina che Belgrado, si ricordano solo a volte che esistono e solo quando ne hanno bisogno per propri obiettivi politici".
Tenendo presente questo, secondo Ivanovic è arrivato il tempo di rivedere la decisione dei serbi del Kosovo di boicottare le istituzioni politiche locali in Kosovo. "I serbi del Kosovo devono partecipare alle prossime elezioni", afferma. "Tre anni di boicottaggio non hanno portato nulla di positivo".
Storicamente, in seguito al ritiro delle forze serbe dal Kosovo nel 1999, la maggior parte dei serbi ha rifiutato di partecipare in qualsiasi modo alla vita politica del Kosovo, temendo che se lo avessero fatto, avrebbero dato legittimità all'obiettivo degli albanesi dell'indipendenza.
Ma Ivanovic ricorda come questo è costato un prezzo: la dimenticanza totale delle difficoltà pratiche della comunità serba del Kosovo. "E' molto più facile per gli albanesi del Kosovo discutere con Belgrado, perché parlano di questioni strategiche", afferma. "Con i serbi del Kosovo dovrebbero parlare .... di problemi quotidiani. Le nostre domande sono ordinarie, richieste semplici che costituiscono un test per capire se Pristina è in grado di dare delle risposte. Il miglioramento delle condizioni di vita, la libertà di movimento, il miglioramento delle scuole. Queste sono domande difficili a cui dare una risposta".
Ivanovic afferma inoltre che la divisione della comunità serba del Kosovo sulla questione della partecipazione politica alle istituzioni kosovare ha indebolito la loro voce collettiva in un momento cruciale. "Belgrado rimarrà riluttante a fare qualsiasi cosa che promuova la partecipazione dei serbi del Kosovo al processo elettorale", dice.
"Questa volta i serbi del Kosovo parteciperanno alle elezioni ma non raggiungeranno mai il successo del 2001. Quell'unità non potrà essere di nuovo raggiunta a causa di profonde divisioni politiche".
Ivanovic ha aggiunto che la poca attenzione riservata al Centro di coordinamento per il Kosovo, organismo governativo, è un altro simbolo della politica piena di contraddizioni di Belgrado nei confronti della sua "provincia meridionale", come definisce il Kosovo.
"Anche se ufficialmente esiste ... è il Centro senza poteri e impoverito", afferma. La creazione di un nuovo ministero per il Kosovo è stato a suo avviso un passo in avanti, ma Ivanovic definisce preoccupante l'allocazione al nuovo ministero di una somma ingente - 5.4 miliardi di dinari, equivalenti a 67. milioni di euro - perché "sino ad ora gli investimenti di Belgrado in Kosovo non sono stati trasparenti. E conclude: "Mi preoccupa che questi fondi possano essere usati male".
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