In Macedonia torna a salire la febbre elettorale, stavolta per le presidenziali di fine marzo. I candidati sono emersi a fatica, da un balletto di mosse politiche e strategie bizantine che hanno riservato molte sorprese. L'Ue invita a non ripetere gli errori delle scorse consultazioni politiche
In Macedonia sale di nuovo la febbre elettorale. A soli sei mesi dalle elezioni anticipate del giugno 2008, il paese si prepara nuovamente a recarsi alle urne. Il prossimo 22 marzo si terranno, in un'unica data, le votazioni locali e quelle presidenziali. Ancora non si parla molto delle consultazioni locali, offuscate da quelle per il capo dello stato: nelle ultime settimane non si è parlato d'altro che dei papabili alla presidenza del paese.
Per produrre i nomi finali dei candidati ci sono volute mosse politiche, colpi di scena e qualche manovra bizantina; i partiti hanno temporeggiato nell'elaborare i propri piani e non sono mancate le sorprese.
Ora, finalmente, si sa chi si contenderà la presidenza: il professor Gjorgi Ivanov, della facoltà di Giurisprudenza, per il VMRO (Organizzazione rivoluzionaria interna macedone); il professor Ljubomir Frckoski, sempre della facoltà di Giurisprudenza ed ex ministro degli Esteri, per il partito social-democratico (SDSM) oggi all'opposizione; Ljube Boskovski, ex ministro degli Interni ed ex detenuto all'Aja, recentemente assolto - il ricorso dell'accusa è in sospeso - in corsa da solo.
Uno dei tre sarà con tutta probabilità il nuovo presidente macedone. Maggiori le chance per Gjorgi Ivanov, che gode dell'appoggio del partito attualmente al potere, il VMRO, che alle scorse votazioni ha pesantemente sconfitto i propri avversari e che, attualmente, vanta un sostegno incontestato tra l'opinione pubblica macedone.
Tra gli altri candidati in lizza c'è anche Imer Selmani, ex ministro della Salute e leader della Nuova democrazia, il nuovo partito albanese nato dalla secessione dal DPA (Partito democratico degli albanesi) di Menduh Taci. Poi ci sono Nano Ruzin, ex ambasciatore presso la NATO, che si candida per i liberal-democratici (LDP), Sladjana Taseva, ex attivista di ONG, Blagoja Markovski, esponente di un partito minore (PODEM), e Nezvat Halifi, esponente del piccolo partito albanese PDP (Partito per la prosperità democratica).
Le due principali formazioni del campo albanese, la DUI (Unione democratica per l'integrazione) di Ali Ahmeti e il DPA di Taci, hanno atteso fino all'ultimo minuto per decidere se partecipare o meno alla corsa presidenziale con un loro candidato. La sera dello scorso 27 gennaio si sono decisi entrambi, contemporaneamente. Per la DUI sarà candidato l'ex ministro dei Trasporti Agron Buxhaku. Il DPA ha deciso di presentare Murishe Hodza. La Hodzha e la candidata indipendente Taseva, sono le prime donne a puntare alla più alta carica dello stato in Macedonia.
Tutti i candidati dovranno raccogliere 10mila firme a supporto della propria candidatura, eccetto Ivanov del VMRO, unico partito che può sostenere la nomina con le firme di oltre 30 deputati, come richiesto dalla legge. Tuttavia, il VMRO ha fatto allusione al fatto che potrebbe presentarsi anche con le 10mila firme, probabilmente per dimostrare la propria forza sul territorio. Termine ultimo è la fine di febbraio. Ljube Boskovski e Imer Selmani hanno annunciato di aver raccolto le firme necessarie già prima di aver reso nota la propria candidatura. Selmani si è vantato di essere riuscito nell'impresa in soli quattro giorni.
Il grande perdente in questa gioco delle nomine è stato Srdjan Kerim, fino non molto tempo fa presidente dell'Assemblea ONU, ex ministro degli Esteri e diplomatico. Kerim è sempre risultato uno dei nomi più graditi in tutti i sondaggi sui potenziali nominativi per la presidenza. Il suo problema, però, è di non appartenere a nessun partito politico. Il suo nome era nei sondaggi da mesi, e la stampa paventava la possibilità che alcuni tra i principali partiti politici macedoni, come il VMRO e lo SDSM, avrebbero potuto sceglierlo come loro uomo da far scendere in campo. Lo stesso Kerim aveva accennato che sarebbe stato interessato se qualche partito l'avesse sostenuto.
La sua opportunità è stata bruciata quando, nel gran polverone alzato due settimane fa, l'SDSM ha invitato il VMRO a sostenere la candidatura congiunta di Kerim. Il VMRO ha rifiutato categoricamente l'offerta. La cosa più imbarazzante è stata che l'SDSM non si è nemmeno consultato con Kerim prima di avanzare la proposta. Se è valida la tesi per cui nella politica, nonostante tutto, esiste una logica, allora la mossa è stata architettata per far fuori dai giochi Kerim. E questo è stato effettivamente il risultato ottenuto.
Dal canto suo Kerim, un po' amareggiato, ha chiesto delle spiegazioni all'SDSM, ha parlato con i leader del VMRO e con il primo ministro Nikola Gruevski, ed ha annunciato il suo ritiro. VMRO e SDSM sono acerrimi nemici e al momento non sono in grado nemmeno di rivolgersi la parola senza insultarsi, figuriamoci poi presentare lo stesso candidato.
La spiegazione circolata sui media in merito a quanto accaduto è che se il VMRO avesse sostenuto Kerim, uomo dalla forte personalità, avrebbe indebolito il primo ministro Gruevski. E' probabile che dietro lo "sgambetto" dell'SDSM ci siano motivazioni simili. I social-democratici, altrimenti, avrebbero potuto offrirgli una semplice candidatura. C'è da dire l'indice di gradimento di Kerim avrebbe forse risollevato il livello di sostegno all'SDSM, ora ai minimi storici.
L'altro candidato che ha cercato il sostegno del VMRO è Ljube Boskovski, noto al grande pubblico come "brat Ljube" (fratello Ljube), nomignolo che l'interessato ama particolarmente. Sin da quando è stato assolto all'Aja la scorsa estate, "fratello" Ljube ha preparato il suo rientro in politica.
Boskovski era ed è tuttora tra le fila del VMRO, ma non gode del sostegno dell'attuale leader Gruevski. A suo tempo è entrato nel partito grazie a Ljubco Georgievski, che dopo anni di anonimato è tornato alla ribalta annunciando la sua candidatura a sindaco di Skopje, presentandosi come VMRO-Narodna, scheggia separatasi dal VMRO.
Boskovski ha fatto tutto il possibile per assicurarsi la candidatura con il VMRO, ma alla fine non ce l'ha fatta e ha annunciato che correrà da solo, come indipendente.
Il primo ministro Gruevski ha voluto il professor Ivanov, almeno in parte per contrastare gli sforzi di Boskovski. Ivanov è stata la seconda grande sorpresa nella gara, in seguito alla mossa dell'SDSM con Kerim. Fino al momento della sua nomina, non era nemmeno considerato tra i papabili e il suo nome non compariva nei sondaggi. Potrebbe avvicinarsi ideologicamente al VMRO, ma non ne è membro né attivo sostenitore.
Il potenziale problema per il VMRO è che "fratello Ljube" è l'eroe dei nazionalisti macedoni, i tradizionali elettori del partito. Gli analisti calcolano che questi elettori potrebbero facilmente scegliere di non rispondere all'invito di Gruevski a votare per il candidato VMRO, dando invece la loro preferenza a Boskovski. Questo potrebbe ridurre la presa dei voti VMRO e aprire lo spazio a molte combinazioni di una seconda tornata, in cui molto dipende dai voti albanesi.
Questa volta, anche il voto albanese non sarà facile da prevedere. Selmani della Nuova democrazia ha ottenuto buoni risultati nei sondaggi. DUI e DPA non sembrano invece interessati a sostenere più di tanto i loro candidati e hanno tentato alcune trattative con la loro controparte macedone per sostenere un candidato VMRO o SDSM in cambio di qualche contropartita, come ad esempio il sostegno nelle elezioni locali. Probabilmente hanno poi previsto che con un nome albanese di peso in lizza per le presidenziali, non sarebbe stato facile convincere i propri membri a votare una nomina macedone.
Alla fine, l'ultima sorpresa è stata la nomina dell'SDSM. I social-democratici, che sono nel pieno di una crisi senza precedenti, hanno presentato Ljubomir Frckoski, ex ministro e, al momento, stravagante accademico e controverso editorialista. Solo alcune settimane fa, per una pesante critica al primo ministro, Frckonski è stato condannato a pagare a Gruevski più di 30mila euro per calunnia e diffamazione. In uno dei suoi editoriali, lo scorso anno, Frckoski aveva accusato il primo ministro di aver preso parte alla scandalosa vendita di una raffineria. Anche se ottimo opinionista, Frckoski è una persona che tende a polarizzare l'opinione pubblica. C'è da vedere ora se questo favorirà o meno il risultato dell'SDSM.
I candidati dei due principali partiti macedoni, il VMRO e l'SDSM, Ivanov e Frckoski, sono colleghi alla facoltà di Giurisprudenza e in passato hanno scritto un testo a quattro mani, ma come tutti o quasi nella politica macedone, faticano a sopportarsi. Volano già insulti, per ora sorpattutto da parte di Frckoski.
L'Ue ha chiaramente detto ai politici del paese che non sarà tollerata una votazione vergognosa come quella dell'anno scorso. Sarebbe bene continuare a ripeterlo fino a marzo ai politici macedoni, già risucchiati dall'eccitante vortice della campagna elettorale.
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