L'aggressione russa all'Ucraina stravolge molti scenari, anche per la Macedonia del Nord. Abbiamo intervistato il ministro degli Esteri macedone Bujar Osmani su solidarietà europea, costi delle sanzioni alla Russia e possibili evoluzioni della diatriba con la Bulgaria che blocca il percorso di Skopje verso l'UE
Dopo la disattesa promessa di avviare le trattative di adesione all'Unione europea non appena si fosse risolta la questione del nome con la Grecia; dopo l’esperienza poco esaltante della solidarietà sui vaccini – Skopje ha rinunciato alle offerte della Russia, salvo poi scoprire che la generosità europea andava a rilento – la Macedonia del Nord teme ora di ricevere da Bruxelles un’altra cocente delusione.
Questa volta la posta in gioco è la guerra in Ucraina, con le sue dure conseguenze economiche che già si fanno sentire, anche nei Balcani: l’aumento dei prezzi di energia e derrate alimentari, le ricadute delle sanzioni contro la Russia - a cui Skopje si è subito e totalmente allineata – e il costo delle eventuali contro-sanzioni che potrebbero arrivare da Mosca.
L’Ue si prepara a varare nelle prossime settimane meccanismi per compensare tali costi - che non saranno uguali per tutti gli stati membri - in uno spirito di solidarietà tra i 27. Il sistema dovrebbe assomigliare a quanto fatto per la pandemia di Covid-19. Ma non è affatto detto che tale solidarietà sarà estesa anche ai paesi dei Balcani, a cui non di meno si chiede di allinearsi alle decisioni dell’Unione, in nome del processo di allargamento.
Bujar Osmani, ministro degli Esteri di Skopje, si è recato a Bruxelles lunedì 21 marzo per partecipare ad una colazione di lavoro organizzata dal suo omologo greco Nikos Dendias a margine della riunione tra i capi delle diplomazie dei 27 per fare il punto sulla guerra in corso e discutere di un eventuale quinto pacchetto di sanzioni contro Mosca.
Obbiettivo dell’iniziativa greca: rassicurare il vicino del nord anche a fronte della nuova situazione creatasi con la presentazione di formale domanda di adesione da parte di Ucraina e Moldavia.
Parlando con OBCT dopo un intervento alla commissione esteri del Parlamento europeo, Osmani ha preferito glissare sulle preoccupazioni di Skopje in merito ai costi della guerra e delle sanzioni.
“Sappiamo tutti che dovremo pagare un prezzo per il nostro modo di rispondere alla aggressione della Russia in Ucraina. Ci saranno certamente dei costi. La cosa importante è che restiamo uniti e mandiamo il messaggio giusto: dobbiamo fermare la Russia in Ucraina. Altrimenti”, ha poi aggiunto il ministro, “l’Ucraina sarà solo la prima fermata per la Russia. Dunque, non penso che questo sia il momento giusto per aprire un dibattito su come coprire i costi di queste sanzioni. La nostra reazione non è calcolata con criteri economici, ma segue i principi del nostro paese e dell’alleanza a cui apparteniamo: questa aggressione deve essere fermata”.
Alcuni stati membri – Polonia e stati baltici in testa - vorrebbero concedere immediatamente a Ucraina e Moldavia lo status di paese candidato. Questa linea per ora non è passata, ma la discussione al vertice di Versailles, la sera del 10 marzo, è stata lunga e difficile. Per Albania e Macedonia un'evoluzione in questo senso sarebbe poco piacevole, viste le difficoltà e i continui rinvii del loro processo di adesione.
“L’Ucraina e la Moldavia hanno un futuro europeo, ma questo processo non può andare attraverso corsie preferenziali”, ci dice Osmani. “La Macedonia del Nord ha iniziato vent’anni fa e siamo ancora, direi, a metà del guado”.
Al tempo stesso Skopje ritiene che la promessa di un futuro europeo continui ad essere molto importante, anche se la sua realizzazione – l’esperienza macedone lo dimostra – è diventata tutt’altro che facile.
“Noi quella promessa l’abbiamo ricevuta nel 2003, al vertice di Salonicco, ed è quell’impegno che ci ha spinto a sviluppare il nostro paese secondo i criteri europei. L’impegno che l’UE sta prendendo con l’Ucraina avrà lo stesso effetto”, ha sottolineato Osmani.
Non tutti gli sviluppi delle ultime settimane, per la Macedonia del Nord, sono però negativi. Il nuovo governo bulgaro sta compiendo scelte strategiche importanti di allontanamento dalla Russia. Nel nuovo contesto, continuare ad ostacolare Skopje non serve più a niente ed è politicamente insostenibile. Anche se le divergenze sulla sostanza rimangono, Sofia ha già sposato una nuova linea.
“Abbiamo avviato un dialogo politico rinnovato”, conferma Osmani. “Stiamo cercando di riportare la fiducia, con una serie di misure, e poi affronteremo le questioni sensibili. Le questioni aperte sono cariche di emozioni, e quando le emozioni sono forti non si pensa in modo razionale”.
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