Macedonia, castrazione chimica per i pedofili
21 febbraio 2014
Pene molto più pesanti per i pedofili condannati in prima istanza, ed introduzione della castrazione chimica per i recidivi. Su proposta del governo conservatore del premier Nikola Gruevski, il parlamento di Skopje ha approvato nelle settimane scorse nuove drastiche misure nella lotta contro i reati sessuali nei confronti dei minori.
Le nuove condanne prevedono un minimo di 20 anni di reclusione per chi abusa di minori di 14 anni, ma nei casi più gravi si arriva fino a 40 anni di carcere. Nel caso di recidiva viene introdotta per i condannati la castrazione chimica obbligatoria, discusso trattamento ormonale che attraverso la somministrazione di farmaci inibisce le pulsioni sessuali. La Macedonia diventa così il primo paese dei Balcani ad impiegare la castrazione come misura di repressione della pedofilia.
Tale provvedimento conferma la volontà del governo Gruevski di utilizzare il pugno duro contro i reati sessuali. L'anno scorso il primo ministro aveva proposto di mettere alla “gogna mediatica” i condannati per pedofilia, pubblicando le loro identità su internet: una proposta però bocciata dalla Corte costituzionale.
La decisione di introdurre la castrazione chimica ha provocato reazioni soprattutto da parte di organizzazioni a difesa dei diritti umani, che pur ribadendo il sostegno alla lotta contro la pedofilia, hanno sottolineato aspetti molto problematici della decisione del parlamento.
Le nuove pene sono infatti state approvate senza alcun dibattito pubblico, e senza tener conto dei danni permanenti provocati dalla castrazione chimica. E se in altri paesi il trattamento avviene solo col consenso del detenuto, in Macedonia la castrazione avverrebbe in modo automatico e forzato, violando così il diritto alla scelta del condannato.