Cartello elettorale del premier macedone Nikola Gruevski nel 2008

Macedonia, elezioni del 2008 - cabiria8/flickr

Dopo lunghi negoziati infruttuosi tra VMRO e socialdemocratici, la Macedonia torna alle urne. Le elezioni anticipate si terranno il prossimo 5 giugno e segnano il tentativo di sbloccare l'impasse politica che caratterizza il Paese da mesi. In attesa dell'apertura della campagna elettorale, il clima resta teso

26/04/2011 -  Risto Karajkov Skopje

La Macedonia va a elezioni anticipate, fissate per il prossimo 5 giugno. Dopo un prolungato battibecco politico il governo a guida VMRO e la principale forza di opposizione, il Partito socialdemocratico (SDSM) hanno quindi raggiunto un accordo che porta di nuovo il Paese alle urne. Il 14 aprile il parlamento ha sancito il proprio scioglimento e il giorno successivo il suo presidente, Trajko Veljanovski, ha annunciato ufficialmente il voto anticipato.

La decisione arriva dopo che il leader socialdemocratico Branko Crvenkovski, già presidente della Repubblica e due volte premier, ha annunciato a fine marzo che il partito rinunciava alle condizioni poste in precedenza in relazione al voto. Il premier Nikola Gruevski ha immediatamente risposto alla sfida, indicando il 5 giugno come possibile data. In precedenza il SDSM aveva minacciato di boicottare le elezioni se le condizioni poste non fossero state accettate.

L’esito arriva dopo mesi di tensione tra i due principali partiti del “blocco macedone”. Crvenkovski ha lanciato più volte il guanto della sfida elettorale al suo avversario Gruevski, sebbene il mandato dell’attuale parlamento sarebbe dovuto durare fino al 2012.

Il SDSM aveva da tempo abbandonato il parlamento, motivando la scelta con l’argomento (condiviso anche da molti osservatori indipendenti) che il clima democratico sia sensibilmente peggiorato durante il mandato di Gruevski. Una decisione poi seguita da altri partiti minori. Se si considera che il principale partito d’opposizione albanese, il DPA (Partito democratico degli albanesi) aveva già boicottato l’aula, il parlamento macedone è diventato un luogo desolato, frequentato solo dai partiti di governo, il VMRO e l’Unione democratica degli albanesi (DUI). Tra l’altro i due partiti per diverso tempo sono venuti ai ferri corti. In poche parole, la crisi politica in Macedonia era evidente.

Quando Gruevski ha infine accettato la richiesta di nuove elezioni, Crvenkovski ha posto numerose condizioni che, secondo il SDSM dovevano assicurare le condizioni per un voto corretto e libero. Lunghi e futili negoziati avevano portato allo stallo: il VMRO ha avuto infatti buon gioco nel sostenere che le condizioni poste erano soltanto un modo per evitare una reale verifica alle urne. Per qualche settimana quello di Crvenkovski è sembrato un bluff politico, finché la rinuncia alle condizioni poste ha sbloccato la situazione.

Le altre forze politiche, intanto, si preparavano al voto, sempre nell’attesa che i due attori principali arrivassero ad un’intesa.

Nervosismo alla vigilia della campagna elettorale

L’atmosfera in Macedonia è ora piuttosto nervosa. La sfida tra SDSM e VMRO sembra più polarizzata che mai. Ljube Boskovski, leader di “Uniti per la Macedonia”, ex membro del VMRO ed ex imputato (assolto) al tribunale dell’Aja ha lanciato una campagna sotto lo slogan “Libertà o morte”. E’ il motto del vecchio VMRO, quello che si batté nel 19° secolo contro gli ottomani, ma oggi suona piuttosto tetro.

La situazione non è molto diversa nel campo albanese. Il DUI di Ali Ahmenti e il DPA di Menduh Thaci (che è tornato in parlamento solo per votarne lo scioglimento) nell’ultimo giorno della legislatura si sono scambiati pesanti insulti.

Le ultime elezioni politiche, tenute nel 2008 dopo il fiasco del summit Nato di Bucarest, furono segnate da violenze e gravi irregolarità che causarono forti critiche internazionali. Fortunatamente la Macedonia è riuscita nelle elezioni tenute successivamente, sia amministrative che presidenziali, a recuperare almeno in parte la propria credibilità.

Col clima teso che le ha precedute, è difficile pronosticare che le elezioni del 5 giugno saranno facili da gestire, nonostante la forte supervisione internazionale, già annunciata.

Sia la VMRO che il SDSM hanno lanciato avvertimenti contro possibili brogli, notizie di possibili irregolarità sono iniziate a circolare ancor prima dell’inizio della campagna elettorale. Secondo i socialdemocratici infatti la VMRO sta esercitando pressione sui funzionari pubblici perché “reclutino” elettori per il partito. Ogni funzionario, secondo le accuse, dovrebbe portare una lista di 10-30 persone. Questa purtroppo, è una pratica nota all’opinione pubblica macedone, e viene esercitata da tutte le parti. Naturalmente, però, chi è al governo può muovere le leve più lunghe.

Media e sondaggi

Per mesi il pubblico è stato bombardato da sondaggi, usati più per influenzare che per misurare le tendenze dell’opinione pubblica. Alcuni dei sondaggi sono probabilmente corretti, ma nella pioggia di misurazioni falsate diventa sempre più difficile individuare quelli più accurati.

Nonostante tutto, la maggior parte dei sondaggi danno il VMRO in sostanziale vantaggio rispetto agli avversari, con un margine del 15-20%. L’opposizione confuta questi dati, sostenendo che in un Paese piccolo come la Macedonia, anche visto il clima di paura, in molti temono di esporsi nelle interviste telefoniche fatte dagli istituti di rilevamento. Questo, almeno in parte, è sicuramente vero. Il problema è capire in quali proporzioni. Anche il numero degli indecisi è molto alto, e arriva a superare il 30% delle risposte ottenute.

Come sempre, poi, i media saranno un’arma importante nella disputa. Il caporedattore di Dnevnik, il principale quotidiano macedone, apertamente critico verso il governo è stato recentemente sostituito, a detta di molti, da un successore più morbido verso Gruevski.

Anche molte delle tv che trasmettono a livello nazionale mostrano simpatia verso l’attuale esecutivo, mentre Velija Ramkovski, proprietario di A1 TV, considerata “di opposizione” è ancora agli arresti, e il processo a suo carico dovrebbe cominciare a breve. La tempistica della decisione, proprio all’inizio della campagna elettorale, ha sollevato non pochi dubbi, nonostante il fatto che l’indagine che ha portato al suo arresto sia cominciata più di quattro mesi fa.

Il governo è al lavoro...

Nel frattempo, non è consigliabile guidare un’automobile nel centro di Skopje di questi tempi: nuvole di polvere, incolonnamenti e scavi sistematici mostrano alla popolazione che “il governo è al lavoro”. Qualche cinico sottolinea che, in fondo, non è così male avere elezioni ogni anno o quasi. Almeno in questo modo qualcosa viene realizzato.

E davvero, non è certo una tragedia avere un voto anticipato, se questo renderà possibile risolvere alcuni dei problemi in cui si è cacciata la Macedonia. L’augurio, in ogni caso, è di non cadere dalla padella alla brace, come è prevedibile possa accadere in caso di nuove violenze. Speriamo che i politici della Macedonia abbiano imparato la lezione.


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