Da settimane in Macedonia il principale partito d'opposizione, l'SDSM, sta rivelando al pubblico le trascrizioni di intercettazioni telefoniche illegali che sarebbero opera del governo del premier Gruevski. Recentemente hanno consegnato a molti giornalisti alcuni faldoni contenenti le loro intercettazioni. Un editoriale

18/03/2015 -  Meri Jordanovska

(Pubblicato originariamente da Balkan Insight il 26 febbraio 2015, tit. orig. "My Secret Service ‘Diploma’ Shows What Macedonia Has Become")

Quel faldone che ho ricevuto, con all'interno le trascrizioni delle mie conversazioni telefoniche, non mostra solo che qualcuno si sta immischiando nelle nostre vite; ma che siamo percepiti come nemici dello stato nel nostro stesso paese.

Ieri, per la prima volta, noi giornalisti, abbiamo avuto l'occasione di sapere in anticipo quando si sarebbe tenuta la prossima conferenza stampa dell'opposizione in merito alla cosiddetta “bomba politica”. Prima ci toccava pressare l'ufficio stampa dei socialdemocratici dell'SDSM per farci dire quando vi sarebbero state nuove rivelazioni sulle intercettazioni ricevendo la solita risposta: “Vi avvertiremo”.

Il mio telefono ha squillato verso le 11 di mattina. “Chiamiamo dall'ufficio stampa dell'SDSM. La prego di fermarsi dopo la conferenza stampa perché vogliamo consegnarvi un faldone con la trascrizione delle sue conversazioni telefoniche”, diceva una voce femminile dall'altra parte della linea.

Una mia collega mi ha chiamata subito dopo. “Ti hanno chiamata per il faldone?”. “Sì. E tu?”. “Anche a me, mi viene da vomitare”.

Come prima reazione ho tentato di ricordare tutto ciò che ho detto nelle mie conversazioni telefoniche. Non sono di quelle persone che stanno attente quando parlano al telefono 'perché stanno ascoltando tutto'.

Nella mia testa hanno iniziato ad emergere vari accadimenti, personali e no, conversazioni private e professionali... Un amico mi ha chiamata scherzando: “Immagino che ora sia la stessa cosa se i miei problemi personali te li racconto al telefono o li comunico direttamente al mondo intero”.

Ho parlato poi con altri colleghi che avevano ricevuto la stessa telefonata per ritirare i loro “diplomi”, come abbiamo poi soprannominato le trascrizioni. “Saranno su un cd o trascritti?”; “Ci saranno anche le conversazioni private? Spero non arrivino a mia moglie”; “Dovremmo bruciare tutto o tenerlo?”. Una tonnellata di domande, una tonnellata di ricordi che mi sono passati in testa in quelle tre lunghe ore in attesa che la conferenza stampa dell'SDSM iniziasse.

Entrata nella stanza, ho avuto la sensazione che i presenti sapessero tutto di me. Penso che ciascuno di noi abbia ascoltato poco in merito alle nuove intercettazioni rivelate, ognuno aspettava solo di ricevere il proprio faldone. Decine di giornalisti si sono fermati dopo la conferenza, quando Peter Shilegov, responsabile dell'ufficio stampa SDSM, ha portato un malloppo titolato “Libertà e democrazia per la Macedonia”.

E' iniziata allora la lettura dei nostri nomi. “Mladen Chadikovski,” ha urlato Shilegov. Vi è stato un applauso e strette di mano mentre Chadikovski ritirava il suo “diploma”. “Irena Mulachka?” ha proseguito Shilegov. Poi è stato il turno di Goran Petreski, a capo della tv di stato macedone. Shilegov ha chiamato il suo nome. Silenzio. Shilegov ha ripetuto nuovamente “Goran Petreski!”. Non c'era, il faldone è stato messo da parte. E così via, sino a che anche l'ultimo “diploma” è stato consegnato.

Io ho preso il mio faldone e l'ho aperto. Non vi era alcun CD all'interno. Solo vari fogli, pinzati assieme. Sembravano stampati da poco, anche se l'SDSM afferma siano gli originali. Sull'intestazione del foglio dei titoli, una data e il nome dell'istituzione “Servizi di sicurezza e controinformazione, in italics bold. Questi dei servizi segreti sembrano dei tipi ordinati. Avevano inserito il numero dell'appendice e il numero del documento. Ma non vi era né numero d'archivio né timbro. Il tutto era su una carta intestata.

Non so cosa mi aspettassi di trovare ma le trascrizioni mi hanno fatto tornare a mente gli incontri con le mie fonti, le conversazioni con i colleghi e i miei superiori per il lavoro su determinate storie, la richiesta di dichiarazioni ufficiali tra il 2011 e il 2012. Quando ci siamo resi conto che i nostri “diplomi” non contenevano conversazioni private o personali, abbiamo iniziato a curiosare nei faldoni degli altri. “Che c'è? Che c'è?”. La curiosità si era svegliata.

Avevamo tutti ricevuto documenti simili che contenevano SMS mandati ai colleghi, la preparazione di storie, le richieste di dichiarazioni. Ci siamo seduti su una panchina in modo da poter leggere nel dettaglio. Ogni trascrizione che avevo ricevuto corrispondeva al vero: la data, la storia sulla quale stavo lavorando e le fonti che avevo consultato. Tutto corretto.

Non so se riceverò mai un altro “diploma”. Questo faldone è stato sufficiente per chiarirmi definitivamente cosa sta accadendo al mio paese.

Ho capito con certezza che qualcuno sapeva in anticipo su che storia stavo lavorando. Ne sapevo a sufficienza per concludere che le mie fonti erano in pericolo. E il tutto era sufficiente ai centri di potere per essere in grado di reagire in modo preventivo prima che la storia venisse pubblicata. Ed è stato sufficiente per farmi capire – anche se già lo sospettavo – che alcuni erano a conoscenza dei problemi delle persone a me più vicine, quelle che li avevano condivisi con me per telefono.

Dopo tutto questo, e in questo esatto momento, mi interessa poco sapere chi ha trascritto queste conversazioni e quelle consegnate ai miei colleghi. Quello che più importa è che qualcuno si è introdotto nelle nostre vite perché siamo considerati nemici dello stato ed ha messo queste informazioni su un piatto. E immagino che i maggiori partiti politici in Macedonia siano ora tutti in possesso di quei piatti. Piatti che possono essere resi pubblici se qualcuno ritiene che si stia agendo in modo “inappropriato”.

Non mi riconcilierò mai con tutto questo. Il primo ministro Nikola Gruevski non può convincermi con la sua scusa che “tutto questo è avvenuto in molti paesi”.

Primo ministro Gruevski, dato che ha dichiarato che parlerà della questione a nome del ministro degli Interni e delle altre istituzioni investigative, mi rivolgo a lei: sono i suoi stessi servizi ad essere obbligati a trovare quei “servizi segreti esteri” che lei ritiene responsabili di tutto questo.

I servizi segreti macedoni hanno di fatto permesso per anni che vi fossero queste intercettazioni. Se lei non ritiene che responsabili di ciò siano i più alti funzionari dei servizi stessi, allora inizio a dubitare seriamente della stessa esistenza di un servizio di sicurezza e controinformazione in Macedonia.

Che ruolo esatto hanno i servizi, primo ministro? Proteggerci da potenziali nemici? O devono trovare un nemico in ogni cittadino che non condivide le sue opinioni?


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