Macedonia, torna la violenza
7 luglio 2014
Lunedì scorso, dopo due anni di indagini e controversie, il tribunale di Skopje ha emesso la sentenza sul caso di omicidio di 5 macedoni, avvenuto il giorno della Pasqua Ortodossa di due anni fa. L'episodio, ancora avvolto nel mistero, aveva scioccato il paese e ravvivato le tensioni etniche in Macedonia, dove gli albanesi costituiscono un quarto della popolazione totale.
E' stata pesante la sentenza della corte di Skopje: sei giovani albanesi sono stati condannati all'ergastolo per accuse di "terrorismo islamico". La motivazione ha stabilito che l'omicidio è stato "premeditato" e perseguito con l'obiettivo dichiarato di provocare "tensioni inter-etniche".
Dure le contestazioni da parte di alcuni osservatori indipendenti della società civile. La ONG albanese "Wake Up", ricordando che le armi del delitto non sono ancora state trovate e che i moventi sono tutt'altro che chiari, ha denunciato che l'accusa era scritta sin dall'inizio, e ha messo in discussione non solo la credibilità della corte, ma dell'intero sistema giudiziario macedone.
Le reazioni della piazza alla sentenza non si sono fatte attendere. Venerdì, attraverso i social network, diverse migliaia di manifestanti, tra cui moltissimi giovani, si sono dati appuntamento a Skopje davanti al tribunale. Sono seguiti violenti scontri con la polizia che ha usato gas lacrimogeni e cannoni d'acqua per disperdere i manifestanti e proteggere l'edificio.
In uno scenario da guerriglia urbana, in cui decine di persone tra agenti e manifestanti sono rimaste ferite, la polizia è riuscita a contenere la protesta, respingendo gli oppositori all'interno del Cair, quartiere di Skopje a maggioranza albanese. Il giorno seguente, proteste minori si sono registrate a Tetovo, Gostivar, Kicevo, città a maggioranza albanese nell'area occidentale del paese, mentre a Skopje la polizia è rimasta a presidiare le strade e gli edifici governativi.
A restare coinvolto nei concitati eventi di venerdì, anche Besim Ibrahimi, giovane giornalista della testata albanese "Lajm", arrestato dalla polizia con l'accusa di aver preso parte alla protesta. Come riportato dal portale BalkanInsight , l'Associazione dei giornalisti macedoni, ha duramente condannato la vicenda, denunciando che "incarcerare i giornalisti sta diventando pratica comune in Macedonia". "Le autorità stanno forse scoraggiando i giornalisti dal seguire le proteste?" si chiede su Facebook Naser Selmani, del sindacato giornalisti macedone.
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