I commenti sulla sicurezza in Macedonia si sono fatti in questo periodo più stringenti. C'è chi parla dell'imminenza del riaccendersi di un conflitto. Tuttavia alcuni fatti lasciano pensare ad un revanscismo degli ex partiti di governo.
Durante le scorse settimane ci sono stati più volte riferimenti all'attuale situazione riguardante la sicurezza in Macedonia, così come alla possibilità che si possa sviluppare un'altra serie di conflitti per la prossima primavera.
Il primo accenno ad una possibilità di questo tipo è giunto da Ilijaz Salimi, il vice presidente del partito albanese DPA, che in parlamento ha sostenuto "se i cambiamenti nello Stato previsti dagli Accordi di Ohrid continueranno ad essere implementati così lentamente come lo sono stati fino ad ora, qualcuno solleverà le armi e prenderà posto sulle montagne per una nuova guerra". La dichiarazione è stata immediatamente rigettata come infondata dalla leadership della formazione politica albanese DUI, la quale ha accusato il DPA di "fomentare il conflitto" solo perché hanno perso le elezioni e non sono più un "fattore chiave nella politica macedone".
Alla dichiarazione di Salimi è seguito un rapporto dell'intelligence (ovviamente sulla base di fonti anonime), commissionato dal partito di opposizione VMRO-DPMNE, secondo il quale gruppi di uomini armati, approssimativamente una forza di 500 persone, sarebbero già operativi sulla Shar Planina e nella regione di Lipkovo nei pressi di Kumanovo, dove disporrebbero inoltre di diverse basi di addestramento.
Questo tipo di dichiarazioni è stato rigettato anche dai politici e dagli ufficiali preposti alla sicurezza, i quali hanno detto che non esiste un reale pericolo ed hanno qualificato il rapporto come "un tentativo coordinato dal VMRO-DPMNE di destabilizzare la Macedonia".
Ad ogni modo, di gran lunga più interessante è stata la dichiarazione dell'ex primo ministro Ljubco Georgievski, emessa durante un'intervista rilasciata per il settimanale 'Fokus'. Dopo che 'Fokus' aveva pubblicato un editoriale in cui si diceva che "il probabile arresto di Georgievski causerà una guerra civile tra i macedoni", Georgievski ha detto nell'intervista che: "non vorrebbe egli stesso prender parte ad una guerra civile". Piuttosto, egli ha aggiunto che il VMRO-DPMNE ha avuto modo di sentirsi parecchio irritata per il trattamento degli uomini chiave del partito (su molti dei quali sono in corso indagini per azioni fraudolente e condotta criminale) da parte del partito di governo SDSM, il quale non accetta interamente la possibilità di una serie di proteste e scioperi su scala nazionale. Secondo le parole dell'ex premier "forse la Macedonia può anche non essere il posto migliore dove vivere", se i membri del suo partito hanno iniziato questo tipo di proteste.
Ovviamente le dichiarazioni di Georgievski circa il fatto che il governo, ma in particolar modo il Ministero dell'interno, abbiano dei pregiudizi nei confronti del suo partito, e che la vera ragione delle persecuzioni di alti ranghi del suo partito sia politica anziché criminale, sono state rapidamente rigettate e negate dagli stessi rappresentanti dei partiti di governo. Il Ministero dell'interno prosegue con la sua campagna anti-corruzione e coi mandati di garanzia nei confronti di persone che hanno fatto parte delle alte schiere del precedente governo a guida VMRO-DPMNE e DPA.
Vojo Mihajlkovski, il vice presidente del VMRO-DPMNE, è l'ultimo aggiunto sulla lista delle persone arrestate o indagate. Lista che include Nikola Tasev, l'ex manager generale della casa editrice 'Nova Makedonija', Lambe Arnaudov, ex manager generale dell'Industria per la distribuzione dell'energia elettrica e Dragan Daravelski dell'Ufficio della dogana.
Alcuni giorni fa Marjan Gjorcev, l'altro vice presidente del VMRO-DPMNE, su propria richiesta si è incontrato con il Ministro dell'interno Hari Kostov e ha richiesto un trattamento più umano per i membri del suo partito messi agli arresti. Kostov, durante una conferenza stampa, ha rigettato le affermazioni riguardanti un cattivo trattamento degli arrestati e ha ribadito che "non ci sarà indulgenza e amnistia per coloro che sono coinvolti in attività criminali".
Il settimanale 'Aktuel' in un editoriale di Aleksandar Sholjakovski, scrive che "non dovremmo farci persuadere da Tasev, Mihajlovski e Arnaudov" e che "il governo deve andare fino in fondo". In quest'ottica , il nome dell'ex primo ministro Georgievski è stato menzionato sempre più come il pesce più grosso della lista, specialmente se si tiene a mente che l'ex premier, in un modo piuttosto misterioso, è entrato in possesso di una grossa proprietà "tutta acquistata col suo stipendio di primo ministro", come ha scritto un settimanale. Non ufficialmente sarebbe in corso un'indagine sulle acquisizioni di Georgievski durante la sua carica, così come sulla pratica del VMRO-DPMNE di trasferire le proprietà e i beni del partito a individui con un'alta posizione nella gerarchia stessa del partito. Che la situazione sia piuttosto seria lo conferma anche il fatto che Georgievski sia piuttosto assente in pubblico. La sua assenza per esempio è la principale ragione per cui Marjan Gjorcev ha incrementato la linea del partito, apparendo in pubblico al posto dell'ex premier.
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