Una comunità sospesa, in bilico, da più parti giudicata come "inadeguata". Ilir Saliu, albanese di Macedonia del nord, riflette sulla complessa identità, propria e collettiva, degli albanesi di Macedonia del Nord, troppo spesso "stranieri" nel proprio paese e marginali tra gli albanesi di Albania
(Originariamente pubblicato da Kosovo 2.0 col titolo "Between two fires. Too Albanian in Macedonia, too Macedonian in Albania ")ù
Mia madre è albanese d'Albania. Metà della mia famiglia è lì: nonni, zii, cugini. Mio padre è albanese della Macedonia del Nord, dove sono nato e dove ho trascorso gran parte della mia vita. Crescendo, sentivo spesso altri bambini chiamarmi “il macedone”. Così mi chiamavano i miei coetanei in Albania, dove andavo spesso a trovare la famiglia e a volte cercavo di fare amicizia con i bambini del quartiere che giocavano nel parco vicino.
Allo stesso tempo, sono cresciuto in una città a maggioranza macedone. Anche adesso vivo in una città dove la maggior parte degli abitanti è macedone. Certamente non mi hanno mai chiamato “macedone”, il che è comprensibile, dato che per loro non faccio parte della nazione macedone. Spesso i macedoni mi chiamavano “shiptar”, che in macedone è un insulto etnico.
Come molti albanesi della Macedonia del Nord, mi trovo tra due fuochi: sono rifiutato in Macedonia del Nord e in Albania.
"Shiptari" in Macedonia del Nord
Qualche anno fa ero in ritardo per le mie lezioni all’Università dei Santi Cirillo e Metodio di Skopje. Ho preso un taxi e ho cominciato a chiacchierare in macedone con il tassista, prima del tempo e poi della politica. Parlando delle difficoltà della vita nel nostro paese, il tassista mi ha detto: “Oh ragazzi, gli Shiptari ci hanno portato via il paese!”.
È stata un'umiliazione. “Pensa”, riflettevo, “credono che stiamo rubando loro il paese semplicemente perché viviamo qui e rivendichiamo i nostri diritti”.
Non era la prima né l'ultima volta che mi sono imbattuto in situazioni del genere. È successo anche a molti miei amici. Una volta, uscendo da una libreria, un mio amico ha sentito due ragazzi commentare qualcosa, dire “shiptari, shiptari”. Quando ha fatto loro notare l’uso di questo termine, hanno risposto “no, tu sei ‘Albanec’” – il termine standard per riferirsi agli albanesi in macedone.
Sento spesso che i macedoni usano "Albanec" in riferimento agli albanesi dell'Albania e "shiptar" per quelli del Kosovo e in particolare della Macedonia del Nord. In altre parole, distinguono presumibilmente gli albanesi civili da quelli incivili.
Chiunque abbia un po' di cervello capisce che questo pregiudizio è del tutto inaccettabile nel mondo moderno. Tuttavia esiste. Lo vedo nel modo in cui i macedoni fanno degli albanesi della Macedonia del Nord il capro espiatorio dei problemi economici e politici dello stato, problemi che colpiscono anche gli albanesi.
Qualcosa di simile è accaduto nel 2022, quando gruppi di destra hanno protestato contro la proposta francese di risolvere la controversia tra Bulgaria e Macedonia del Nord. La proposta prevedeva l'aggiunta delle minoranze, compresi i bulgari, nella Costituzione macedone. Durante le proteste contro la proposta si sono sentiti cori come “morte agli Shiptar” e “l'unico Shiptar buono è quello morto”.
Anche se non tutti, molti nella società macedone trattano la minoranza albanese come cittadini di seconda classe, un problema che richiede una soluzione e non un gruppo etnico che ha il diritto di essere riconosciuto, rispettato e avere pari diritti.
Le persone normali come me soffrono le conseguenze di queste ideologie esclusiviste e nazionaliste promosse dai principali partiti politici macedoni. Soffriamo perché non siamo considerati persone ma "Shiptari". Naturalmente, non tutti i macedoni la pensano così, ma è una tendenza forte in tutti, dai tassisti ai professori universitari.
Ti senti straniero nel tuo paese. Forse questo spiega il fatto che molti albanesi macedoni con cui ho parlato non provano amore per questo paese: lo vediamo più come un mostro raffazzonato. Lo stato in cui siamo cresciuti sembra un’unione innaturale di nazionalità, culture e tradizioni che sembrano incapaci di coesistere, una soluzione temporanea finché non si trova un’alternativa migliore.
“Maqedonas” in Albania
Ogni volta che penso al futuro degli albanesi nella Macedonia del Nord, e anche quando provo una certa nostalgia romantica per l'Albania, mi viene in mente la parola "Maqedonas" che sentivo da bambino. Mi è capitato anche recentemente a Tirana, mi hanno chiesto “quindi sei un Maqedonas?” e mi hanno detto “voi Maqedonas siete un po’ diversi”. Sì, la mia cittadinanza è macedone e sono cresciuto in Macedonia del Nord, ma è offensivo quando il termine “Maqedonas” viene usato per distinguerci dagli altri albanesi, poiché è sempre usato per suggerire che siamo antiquati e meno civili.
Da bambino trovavo difficile capirlo. Trascorrevo tutte le vacanze estive e invernali in Albania e in qualche modo era una parte inseparabile di me. Ero un albanese tra gli albanesi, ma ora capisco che per molti di loro non ero abbastanza albanese.
Ricordo che, quando ero bambino e volevo giocare con i bambini nel quartiere della mia famiglia in Albania, qualcuno mi disse beffardamente “Maqedonas, vattene, non vogliamo giocare con te”. O un’altra volta in cui l’amico di un cugino mi ha detto “come sei estremista, Maqedonas." O quando l'amico di un altro cugino mi ha detto "cosa sono queste spaventose tradizioni nuziali che conservate fino ad oggi?".
Gli albanesi della Macedonia del Nord si ritrovano nell'ombra. Noi siamo gli “sconosciuti”, con “dialetti non alla moda come quelli del Kosovo” e con usanze “primitive” o “molto tradizionali”, come mi disse una volta un cugino albanese.
Cosa sono?
Tutte queste esperienze mi fanno domandare cosa sono e chi siamo. La risposta, a quanto pare, è che non siamo a pieno titolo cittadini della Macedonia del Nord e non siamo abbastanza albanesi per gli altri albanesi.
Diciamo tra noi che "siamo localisti", ma forse lo siamo diventati perché siamo trattati come cittadini di seconda classe, non solo dai macedoni, ma anche da altri albanesi.
Questa esclusione è diventata così presente che rischiamo di interiorizzarla. Ecco perché, quando parliamo tra noi di albanesi di paesi diversi o macedoni, a volte ci consideriamo inferiori. Crediamo di non essere abbastanza colti, crediamo di essere meno intellettuali, crediamo che tutto quello che arriva dall'Albania o dai macedoni sia migliore. Crediamo che non possiamo fare quello che fanno loro, che non possiamo avere quello che hanno loro.
Ma ovviamente non è così. Siamo poliedrici come ogni nazione. Non c’è motivo di considerarci inferiori, al contrario, c’è motivo di meravigliarsi della grande e bella diversità che rappresentiamo.
È ora che smettiamo di essere trattati come cittadini di seconda classe e “meno albanesi”. Come minimo dobbiamo rifiutare questo trattamento, perché altrimenti rischiamo di essere plasmati dalla negatività diretta nei nostri confronti.
Dobbiamo imparare ad essere più accoglienti e più aperti. Dobbiamo conoscere meglio gli altri e noi stessi, dobbiamo conoscere ciò che ci unisce e non ciò che ci divide.
Sono cittadino della Macedonia del Nord, cittadino a pieno titolo di quel Paese, e chiedo di essere trattato come tale. Sono un albanese della Macedonia del Nord, un albanese come gli altri albanesi, e pretendo di essere trattato come tale.
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