La lettera B di uno speciale abecedario dedicato ai 25 anni dall'indipendenza della Moldavia. Un'intervista a Baptiste Dauphin autore di una ricerca visuale sulle scritte murali nello spazio urbano moldavo e rumeno

07/12/2016 -  Francesco Brusa

In Moldavia non è inusuale imbattersi in scritte murali che fanno riferimento alla “Bessarabia”, così come capita di sentire il termine in discorsi sia pubblici che privati. Ci può spiegare che accezione viene data a questo concetto oggi?

La Bessarabia era il nome dell'antica provincia che l'Impero Russo aveva annesso a danno dell'Impero Ottomano in seguito alle guerre del periodo 1806-1812, i cui confini corrispondevano all'incirca a quelli dell'attuale Moldavia. Per un secolo intero è rimasta sotto il controllo dell'Impero Russo fino alla fine della Prima guerra mondiale con la creazione dell'effimera “Grande Romania” nel 1918, che ha riunito per un lasso di tempo molto breve tutte le comunità della zona sotto l'autorità rumena. Dopo lo scoppio del secondo conflitto mondiale, la Moldavia è stata inglobata nuovamente all'URSS fino alla sua definitiva indipendenza nel 1991.

L'uso del termine Bessarabia che viene fatto oggigiorno in Moldavia potrebbe sembrare alquanto paradossale a un primo impatto.

Per quale motivo infatti si ha la necessità di fare riferimento a un periodo in cui il paese non era indipendente, associando poi tale periodo ad alcuni tratti distintivi della cultura rumena (la bandiera blu, gialla e rossa)? Occorre comprendere che trovarsi sotto l'autorità dell'Impero Russo non significava subire una completa sottomissione al suo potere. Un forte senso di appartenenza alla cultura e identità della Romania si annidava sempre nel territorio, nonostante una legge proibisse di parlarne la lingua. Infatti nel 1848 un gruppo di intellettuali rumeni, tra cui Mihail Kogalniceanu, cercava di fomentare una rivolta che scavalcasse i confini vigenti, con l'intento di unificare tutte le comunità rumene dell'area.

Perciò, il termine “Bessarabia” quando viene utilizzato da artisti o da semplici cittadini moldavi non è in alcun modo un richiamo al passato – ai “bei tempi” dell'Impero Russo – ma, al contrario, si riferisce a un futuro ideale, alla ricerca di una riunificazione di tutte le comunità rumene.

Per la strade di Chișinău (1-2) così come a Iași in Romania (3) si possono trovare graffiti o adesivi che si riferiscono a tale progetto politico, tramite il motto “Bessarabia e Romania” (La Bessarabia è la Romania) oppure raffigurando un'immagine della Grande Romania, che comprende anche il territorio moldavo.

Tuttavia, è possibile trovare immagini diverse. Per esempio (n.4) la scritta “Asta e Moldova mea” (Questa è la mia Moldavia) si accompagna a un graffito di un territorio che non corrisponde né alla Grande Romania né alla Bessarabia, bensì alla primo storico periodo di indipendenza moldava, sotto la guida di Stefan Çel Mare, che includeva tutt'e due le rive del fiume Prut (che oggi segna il confine con la Romania). È probabile che in questo caso l'accento venga posto sulla preservazione dell'autonomia della Moldavia ma, allo stesso tempo, il richiamo alle origini medievali del Paese implicano anche un rifiuto dell'influenza culturale russa.

Si capisce allora quanto intricata sia la questione dell'identità culturale in Moldavia. Se alcuni cittadini si considerano al 100 per cento rumeni, altri non accettano completamente tale assimilazione e immaginano il proprio futuro all'interno di uno stato indipendente, pur non escludendo le sue radici culturali vicine alla Romania.

 

 

La Moldavia ha da poco festeggiato 25 anni di indipendenza. Un'occasione per fare una sorta di “punto” sul paese, senza pretese di esaustività e in maniera aperta e non-sistematica. Per dar voce a chi vive le problematiche di questa repubblica est-europea “dall'interno”, o perché se ne occupa quotidianamente o perché le ha attraversate in profondità. Ne è uscito un ritratto variegato che abbiamo sintetizzato in forma di “abecedario”.

 

 

 


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