La scorsa settimana ha preso avvio il campionato di calcio 2017/18 della Moldavia. Una panoramica sul movimento calcistico nel paese
In seguito ad un'inconsueta tempesta di neve che il 20 aprile scorso ha devastato gli alberi in fiore nella capitale moldava, i migliaia di rami caduti sono stati raccolti e depositati, tra i vari luoghi, anche su una spianata in centro città: un tempo vi sorgeva lo stadio della Repubblica socialista sovietica di Moldavia.
Costruito nel 1952 per volere di Leonid Breznev, primo segretario del partito comunista moldavo, per anni è stato il principale campo sportivo della Moldavia. Quest'anno ricorre il decimo anniversario dalla sua demolizione.
Nel 2004 Del Piero e i compagni della nazionale italiana, dopo aver giocato proprio in questo stadio un match di qualificazione ai mondiali, furono costretti a recarsi in hotel per la doccia del dopo-partita; il quartiere era stato messo al buio per dirottare l'elettricità necessaria ai fari sul campo. La partita Moldavia-Italia di quell'inizio settembre venne spostata all'ultimo momento dallo stadio di Tiraspol - che dal 2002 ospitava le partite della nazionale moldava - a quello di Chișinău. La sede dell'FC Sheriff Tiraspol è un esempio di modernissima architettura calcistica di ultima generazione, ma si trova in una regione autoproclamatasi indipendente e raggiungibile unicamente passando il posto di blocco, passaporto alla mano.
Dopo una serie innumerevole di progetti solennemente annunciati - e mai realizzati - di ri-costruzione o di una nuova costruzione delocalizzata, la capitale Chișinău oggi ancora non ha uno stadio nazionale; ci si affida allora all'unico attrezzato per partite di livello internazionale, lo stadio dello FC Zimbru nel quartiere Botanica.
Chi vince gli scudetti in Moldavia?
Ed è proprio allo stadio Zimbru che il 30 maggio scorso è finita 3-0 ai calci di rigore la partita di spareggio per decretare il vincitore dello scudetto della principale lega calcio moldava nella stagione 2016-2017. Davanti a più di 6600 spettatori lo FC Sheriff Tiraspol ha prevalso sullo FC Dacia Chișinău dopo aver terminato la stagione a parimerito in classifica generale. La vittoria ha garantito all'allenatore italiano Roberto Bordin il prolungamento del contratto per la prossima stagione in un club con tendenza a disfarsi rapidamente di chi non ottiene successi immediati.
E' facile riassumere la lista dei vincitori del campionato di calcio moldavo dalla nascita dello stato indipendente post-sovietico: dal 1992 al 2000 si è imposto il FC Zimbru (con un intervallo nel 1997 a favore della squadra FC Constructorul dall'intrigante storia), dal 2001 al 2016 si è imposto invece lo FC Sheriff di Tiraspol, interrotto solo nel 2011 dalla performance del giovane FC Dacia e nel 2015 da quella dell'FC Milsami Orhei.
Una storia poco variegata che di certo non aiuta ad attrarre il già scarso interesse dei tifosi moldavi per questo sport. Ma nonostante le apparenze, le cose sui campi moldavi stanno cambiando e gli spareggi per lo scudetto degli ultimi anni mostrano che un gruppo di 4-5 squadre è ormai in grado di accendere la competizione e far paura ai gialloneri dello Sheriff. D'altronde il FC Sheriff Tiraspol può contare su un'infrastruttura degna delle più quotate società FIFA, anche se, secondo lo storico ed ex ministro dello Sport Octavian Tâcu, le cose stanno cambiando e il bilanciamento sui campi di calcio sarebbe dato proprio dal peggioramento delle possibilità economiche dello Sheriff, legate alla dura situazione economica della Transnistria.
La regione indipendente de facto, sostenuta a livello politico e finanziario dalla Russia ma confinante con l'Ucraina, subisce infatti le conseguenze dei complicati rapporti fra questi due paesi, esacerbati dal conflitto in Donbass e dalla "questione Crimea", che si riflettono in una costante svalutazione del rublo locale e in un'intensificazione dei controlli sulla linea amministrativa di frontiera che rendono più difficili le attività di esportazione.
Un calcio di benefattori
Fatta eccezione per lo storico club FC Zimbru Chișinău, la maggior parte delle squadre moldave sono progetti giovani che girano attorno alla passione ed ai soldi di singoli uomini d'affari. Il rischio è ovviamente la fragilità di club che non hanno radicamento nel territorio, fragilità che si riflette sull'intero sistema. "Praticamente molti club sono artificiali e possono chiudere da un momento all'altro, cosa che accade spesso. Sembra ormai una tradizione il fatto che ad ogni stagione una squadra abbandoni in corsa", ci spiega il tifoso dello Zimbru Mihai Bologan.
Nella stagione 2014-2015 ben due squadre hanno improvvisamente abbandonato il campionato, una delle quali si era laureata campione d'inverno (FC Veris), mentre l'anno dopo ha abbandonato il FC Tiraspol.
Il campionato 2017 è partito l'8 luglio senza due squadre che si sono ritirate un paio di giorni prima: l'FC SAXAN-Găgăuziya e l'FC Academia. Motivi finanziari, ed anche logistici per il Saxan che non ha un terreno naturale ad una distanza ragionevole per le partite in casa.
Il calcio e la politica
In un tale contesto una strategia potrebbe essere rappresentata dal creare alleanze con le amministrazioni locali, nell'ottica di fornire maggiore stabilità e una prospettiva di sviluppo al sistema di finanziamento dei club. Raramente però le amministrazioni hanno le risorse per lo sviluppo di progetti sportivi, certamente pochi per quelli a lunga durata anche perché a livello nazionale non vi è alcuna legge a sostegno dello sport.
Accade piuttosto che siano singole personalità politiche a cogliere l'occasione dell'acquisto di un club per aumentare la propria visibilità: è il caso ad esempio di Renato Usati, sindaco di Balti e sostenitore della rinascita della squadra FC Zarea; o della squadra della cittadina Orhei dove il businessman Ilan Shor veste al contempo il ruolo di sindaco, presidente della squadra FC Milsami e di indagato per il cosiddetto furto del secolo.
Altri tentano la strada delle fusioni: l'FC Saxan Ceadîr-Lunga, unico team che rappresenta la regione autonoma della Gagauzia nella lega nazionale, si unirà presto all'FC Găgăuziya Oguzsport della capitale gagauza Comrat per sviluppare un vivaio di giovani nella seconda lega che possano avere prospettive concrete di accedere alla prima squadra. Una sinergia tra il progetto dell'uomo d'affari Kadyn e le autorità locali che dando più spazio alle risorse locali potrebbe aiutare a trovare anche più fedeltà negli spettatori. Nella stagione 2016-2017 la squadra gagauza era rappresentata sul campo principalmente da giocatori originari della Costa d'Avorio, non sempre ben accettati dai tifosi. Se il Saxan non è certo l'esempio di calcio senza pubblico - sotto il sole del sud stepposo le piccole tribune che circondano il terreno artificiale sono sempre gremite di calorosi e orgogliosi gagauzi che le ricoprono di semi di girasole - altri terreni hanno invece più difficoltà ad attirare appassionati.
La logistica di squadre e tifosi
Non è per niente facile infatti seguire la squadra del cuore nel pur piccolo stato moldavo: spesso le città non hanno le infrastrutture per rispondere alle esigenze della Federazione calcistica nazionale e squadra e tifosi, per giocare in casa, sono obbligati a lunghe trasferte. Una situazione che si complicherà ulteriormente nella nuova stagione 2017: il nuovo regolamento non permetterà più campi di erba artificiale e costringerà così ad esempio i giocatori del FC Saxan Ceadîr-Lunga a percorrere 3 ore di strada (non delle migliori) per giocare in casa nello stadio Zimbru di Chișinău, l'FC Speranta Nisporeni (che aveva ospitato anche le partite casalinghe dell'FC Ungheni sul suo terreno sintetico) sarà costretto a migrare allo stadio dell'FC Petrocub di Hîncesti.
A seguito di questa decisione vi sarà anche il ritorno al sistema stagionale pre-1990 di primavera-autunno che rimpiazzerà il calendario attuale autunno-primavera. Questa decisione dovrebbe anche favorire la preparazione atletica dei giocatori e ci si augura di migliorare le performance moldave nelle ricche coppe europee.
Come insiste Ruslan Graur, manager principale della neopromossa - e già retrocessa - squadra dell'Ungheni: "Servono almeno due-tre giocatori della tua città perché i sostenitori possano identificarsi nella squadra". Ma serve a suo avviso soprattutto un'infrastruttura che permetta di giocare in casa. Un desiderio di sinergia e supporto su cui insiste molto Graur, che vede nell'avversario e partner del derby dell'Ovest, l'FC Speranza Nisporeni, un buon esempio di fruttuosa collaborazione tra comune, regione e club: "Sono sicuro che se le nostre autorità locali avessero ristrutturato lo stadio per tempo permettendoci di giocare in casa e ci avessero dato supporto logistico per allenarci anche sul posto avremmo ora un bel gruppo di sostenitori".
E allora rischiano di servire a poco anche gli aiuti finanziari da parte di realtà internazionali, come nel caso dell'FC Ungheni che può contare su uno sponsor italiano da cinque anni, se per allenarsi sono necessari costanti spostamenti sui pochi terreni disponibili sparsi nella repubblica, con la maggior parte dei giocatori nella capitale e gli stranieri restii ad entusiasmarsi per il "vuoto" offerto dalle piccole località di provincia sede dei club. Non stupisce allora vedere spesso l'autobus rosso fuoco dell'FC Milsami Orhei (a circa 50 km dalla capitale) di fronte all'hotel Cosmos nel centro di Chișinău a disposizione di alcuni giocatori del team che vi alloggiano.
2.800 abitanti, uno stadio da 10.000 posti
Significativa è la storia del Dacia Chișinău che ha trovato sede in uno stadio sovietico del 1987 da ben 10.000 posti. Unico problema è che si trova nel villaggio di Speia (2.800 abitanti), a 70 km dalla capitale. Una volta ricco di attività produttive, Speia oggi è un tipico paesino svuotato di uomini e donne in età di forza lavoro emigrati verso la Russia o l'Unione Europea, e difficilmente potrà costituire un bacino proficuo di giovani sostenitori locali, che invece devono venire trasportati a costo del club dalla capitale.
Il fatto che le squadre siano in una sorta di esilio costante non aiuta la continuità e il radicamento che permettano la definizione di identità e appartenenze: elementi questi che giocano un ruolo importante nella crescita delle comunità e per i quali le squadre di calcio notoriamente e storicamente forniscono un forte potenziale. Come insiste anche l'ex ministro allo Sport Tâcu "il calcio è molto importante per la Moldavia perché è quasi l'unica attività sportiva attorno alla quale è possibile costruire una comunità e avere una forma di socializzazione [...], ciò è molto importante anche per i giovani, perché non ci sono alternative. Nel periodo sovietico c'erano molti centri culturali attivi dove le persone potevano ballare, fare musica e altre attività. Ora lo stadio e la squadra di calcio sono il centro attorno al quale gravita la comunità".
Poco spirito di gruppo
Anche a livello della nazionale fatica a cementarsi un gruppo affiatato di giocatori e gli sport individuali, tra cui ad esempio la lotta, trovano più spazio sui media di quelli collettivi, anche a seguito di migliori risultati ottenuti nelle principali competizioni internazionali. Ce lo conferma il giornalista Mihai Sandu che conduce una trasmissione sportiva su Moldova 1: "Qui le squadre non trovano spirito di gruppo, amicizia".
Un'eredità, per Tâcu, anche dell'epoca Sovietica, quando lo sport era al servizio dell'ideologia e spesso il calcio serviva logiche di prestigio: nel club Zimbru si riscontrava ad esempio una prevalenza di giocatori e professionisti in arrivo dalle altre repubbliche sovietiche al fine di sostenere il cammino dell'unico rappresentante e orgoglio moldavo nella principale lega dell'URSS. E proprio la tendenza all'importazione di talenti non contribuì - secondo l'ex ministro allo Sport moldavo - a spronare la crescita locale e sarebbe una delle cause del fallito sviluppo del sistema calcio nel passaggio tra il sistema sovietico e quello capitalistico in Moldavia, in confronto al successo ottenuto ad esempio in due paesi confinanti: la Romania e l'Ucraina.
C'è del resto anche oggi una predilezione esterofila da parte dei moldavi nel calcio: chiedendo a cittadini qualunque quale sia la loro squadra del cuore, le risposte prendono in considerazione principalmente Real Madrid, Manchester United e Bayern Monaco, disdegnando in maniera quasi assoluta l'esistenza di club locali. Resta infatti l'idea diffusa nel pubblico e diversi giornalisti sportivi che lo sport locale sia strumentalizzato come nel periodo sovietico e guidato dalle scommesse e accordi tra club.
Certamente investimenti nelle scuole calcio, infrastrutture e valorizzazione dello sport al di fuori della capitale con un programma di sviluppo del calcio a livello nazionale sarebbero necessari per creare cultura sportiva e nuovi talenti, ma soprattutto per far ritrovare la fiducia ai cittadini. Un lavoro che la Federazione calcistica moldava a piccoli passi con progetti di sviluppo sostenuti dall'UEFA cerca di compiere nei limiti però del suo campo di azione. Non è aiutata in questo dalla mancanza, nel paese, di un'associazione che rappresenti i club. "Qualche anno fa i club volevano creare una lega calcistica. Vennero qui alla Federazione ma non riuscirono ad accordarsi su un presidente - ci spiega Victor Daghi, portavoce della Federazione calcistica moldava - il problema della fondazione di una lega resta nell'aria, tutti pensano che si dovrebbe creare ma...". Le Parole di Victor rimangono sospese, come sembrano esserlo le sorti del calcio moldavo, almeno per i prossimi anni.
Questo articolo è stato scritto col prezioso contributo di Francesco Brusa
Chiara Dazi ha realizzato questo reportage con il supporto della borsa "Brouillons d'un rêve" SCAM
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