Le campagne della Moldavia vanno spopolandosi. E niente sembra riuscire ad invertire questa tendenza. La storia di Maria che, malgrado tutto, resiste nella sua aia
(Originariamente pubblicato da Les nouvelles de Roumanie, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e Osservatorio Balcani e Caucaso)
Dozzine di villaggi in Moldavia sono stati ormai abbandonati dai loro abitanti. Scuole, mercerie, chiese e case sono vuote. A volte vi vive solo qualche anziano. Quei luoghi riprendono vita solo a Pasqua o Pentecoste, quando chi vi abitava o i loro discendenti tornano per commemorare i propri morti, e a volte qualche giorno d'estate.
Dobruşa è uno di questi villaggi, nella contea di Teleneşti. Vi abita Maria Peterman. Maria parla con i suoi polli e le nuvole. E' l'unica a vivere nel villaggio, che non compare su nessuna mappa geografica e il luogo non è facile da trovare anche perché non c'è alcuna segnaletica stradale che indichi la direzione per arrivarvi. L'anziana donna non ha voluto abbandonare i suoi parenti, i suoi fratelli e suo marito, sepolti nel cimitero del villaggio.
Tutti i suoi vicini sono partiti per la città. Alcuni di loro, nei giorni di bel tempo, ritornano per vedere se la loro casa è ancora in piedi e per falciare l'erba che rischia di coprirla allo sguardo. A forza di non incontrare mai nessuno, Maria è divenuta sospettosa su chiunque si avvicini a casa sua. I suoi unici amici sono gli uccelli e gli animali della sua aia - ai quali confida le sue miserie gettando loro dei pezzettini di pane – e le nuvole, le sue altre confidenti. “Il mattino, se ne ho l'energia, lavo, faccio le pulizie, do da mangiare agli animali, mi occupo dell'orto e poi vado a dormire... e poi ricomincio il giorno dopo”, confida. Vive dei frutti e delle verdure del suo giardino, con del pane che di tanto in tanto le viene portato.
Maria Peterman è arrivata a Dobruşa quand'era piccola, assieme alla madre. “C'era un sacco di gente allora, un centinaio di abitanti, una scuola, il municipio, un negozio; tutta la mia famiglia abitava qui ed anche mia zia viveva nella stessa strada”, ricorda Maria con nostalgia. Poi sono passati gli anni ed è arrivata la modernizzazione. Suo marito è morto e le sue tre figlie si sono trasferite in città. Il suo vicino Ion è stato l'ultimo a resistere all'esodo, ma alla fine è partito quando suo figlio ha compiuto dieci anni e la scuola è stata chiusa. Ritorna due settimane ogni estate “per respirare aria pura”.
Lo scorso inverno anche Maria Peterman ha abdicato, ed ha messo in vendita la sua casa, per raggiungere una delle sue figlie in città... ma non ha trovato nessuno pronto a comperarla. Allora alla fine si allontana ogni tanto, andando “all'estero” come dice lei, a casa delle sue figlie. I suoi cari temono che lei si ammali e loro non vengano avvertiti. Lontana da tutto, l'anziana non beneficia di alcuna copertura sanitaria.
A Nisteni, nella contea di Rezina, i due ultimi abitanti se ne sono andati di qui 18 mesi fa. Per arrivare sino a loro, si doveva camminare per tre chilometri nelle colline, lungo un sentiero. Il medico nell'ultimo periodo non voleva più percorrerli. Dalle colline attorno ormai si scorge un villaggio fantasma, dai tetti sfondati.
Dall'ultimo censimento, datato 2004, esistono in Moldavia una cinquantina di località con meno di 45 abitanti, molte di queste non dovranno più essere segnate sulle carte, a seguito del prossimo censimento previsto per il 2014.
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