Manifestazione pro-europea a Chișinău, 2023 (© Daïna Le Lardic/European Union 2023 - Fonte: Parlamento europeo)

Manifestazione pro-europea a Chișinău, 2023 (© Daïna Le Lardic/European Union 2023 - Fonte: Parlamento europeo)

Il 20 ottobre gli elettori moldavi si recheranno alle urne per le elezioni presidenziali e un referendum per inserire in Costituzione il percorso di integrazione nell'Ue. Bruxelles preoccupata per la penetrazione della propaganda russa e la polarizzazione politica

18/10/2024 -  Federico Baccini Bruxelles

Mai la Repubblica di Moldova era stata al centro dell'attenzione europea come negli ultimi mesi. Dopo essere stata riconosciuta ufficialmente come candidata all'adesione all’Unione europea nell'estate 2022, poco dopo l’invasione russa dell’Ucraina, Chișinău ha visto avviati i negoziati lo scorso giugno.

Ma ora si trova di fronte a una delle prove più decisive per definire il suo futuro dentro o fuori l'Unione. Domenica 20 ottobre, in concomitanza con le elezioni presidenziali – esse stesse un test per le politiche europeiste e pro-Ucraina della presidente in carica Maia Sandu – la Moldova si esprimerà sul proprio percorso di adesione all’Ue attraverso un referendum. A Bruxelles non mancano le preoccupazioni per il livello di interferenza da parte della Russia su questo voto.

Tra elezioni presidenziali e referendum Ue

Gli elettori moldavi sono chiamati a esprimersi su un referendum costituzionale che chiede loro se sono favorevoli "a modificare la Costituzione per inserirvi l'adesione della Repubblica di Moldova all'Unione Europea".

Più nello specifico il preambolo della Carta nazionale sarebbe completato con due nuovi paragrafi per "riconfermare l'identità europea del popolo della Repubblica di Moldova e l'irreversibilità del percorso europeo" e per "dichiarare l'integrazione nell'Unione Europea un obiettivo strategico della Repubblica di Moldova".

Nello stesso giorno la presidente europeista in carica cercherà la riconferma alla guida del Paese già al primo turno delle votazioni. Ma il clima politico in Moldova è ben più che incandescente: Sandu ha condannato con forza l'aggressione della Russia all'Ucraina, e gli altri candidati ne stanno approfittando per fare campagna elettorale sullo spettro della guerra a cui la presidente in carica avrebbe esposto i cittadini. Lo dimostrano i messaggi di diversi candidati alle presidenziali raccolti dal quotidiano romeno HotNews, tutti incentrati sul conflitto e sulla necessità di un rapporto disteso con la Russia. 

L'ex-procuratrice anticorruzione e candidata indipendente Victoria Furtună, in una clip girata nella regione della Transnistria, denuncia (con una colomba bianca in mano) che "abbiamo saputo che il secondo mandato di Sandu inizierà con una guerra, il secondo fronte in Transnistria". L'ex-governatrice della regione della Gagauzia tra il 2015 e il 2023 Irina Vlah – anche lei candidata indipendente – ha criticato i recenti investimenti nel settore della difesa, sostenendo che "si sta ripetendo lo scenario dell'Ucraina".

Vasile Bolea, leader del blocco elettorale Pobeda – noto per essere affiliato all'oligarca latitante Ilan Shor, che ora vive a Mosca da cittadino russo –, ha visto la sua candidatura respinta dalla Commissione Elettorale Centrale, e al momento il gruppo di iniziativa che lo supporta non è ancora stato registrato. Ma non per questo sta rinunciando a un'aspra campagna elettorale: "Ultimamente il governo di Chișinău, sotto la guida della presidente Sandu, ha adottato una direzione politica volta a militarizzare il Paese", ha scritto su Telegram.

Le interferenze russe

A Bruxelles la vera preoccupazione sulla tornata elettorale del 20 ottobre riguarda il livello di penetrazione della propaganda e disinformazione russa nel dibattito pubblico moldavo.

"Il Consiglio Europeo condanna i persistenti tentativi della Russia di utilizzare la manipolazione e l'interferenza dell'informazione straniera per minare le elezioni democratiche e la scelta del popolo moldavo per un futuro europeo prospero, stabile e pacifico", si legge nelle conclusioni del Consiglio europeo del 17-18 ottobre. 

La prova più allarmante è un'operazione di frode elettorale realizzata con denaro proveniente da una banca russa inserita nella lista delle sanzioni internazionali. Come riporta HotNews, il 3 ottobre il capo della polizia moldava Viorel Cernăuțeanu ha reso noto che solo nel mese di settembre sono stati distribuiti 15 milioni di dollari a 130mila cittadini moldavi, addestrati dalla Federazione Russa con la promessa di 200 lei moldavi (10 euro) all'ora per attività di propaganda anti-occidentale e per spingere i loro connazionali a votare candidati pro-Mosca e "no" al referendum costituzionale.

L'azione di interferenza del Cremlino mette radici soprattutto nelle comunità filo-russe delle regioni separatiste e autonomiste. "La Russia cerca di sfruttare le differenze nella società moldava, facendo propaganda nella parte russofona e facendo leva sugli interessi delle regioni della Transnistria e della Gagauzia rispetto alle autorità centrali", è l'avvertimento dell'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue Josep Borrell. 

Non a caso, la vicepresidente di Șor Party (il partito dell'oligarca Shor) Marina Tauber e la governatrice della Gagauzia Evghenia Guțul hanno recentemente incontrato la portavoce del Ministero degli esteri russo Maria Zakharova per discutere dei rapporti internazionali della Moldova. A questo si aggiunge la situazione ben più che delicata in Transnistria, dove a febbraio le autorità dell'autoproclamata Repubblica filo-russa hanno richiesta la "protezione" di Mosca contro il governo di Chișinău.

A confermare la centralità per Bruxelles delle elezioni presidenziali e del referendum sull'adesione all’Ue in Moldova è una risoluzione  votata a larghissima maggioranza (508 voti a favore, 53 contrari e 104 astenuti) all'ultima sessione plenaria del Parlamento europeo.

Gli eurodeputati condannano "fermamente" l'intensificarsi di "interferenze e operazioni ibride da parte della Federazione Russa, degli oligarchi filo-russi e degli attori locali sponsorizzati dalla Russia", che hanno come obiettivo "minare i processi elettorali, la sicurezza, la sovranità e le fondamenta democratiche della Repubblica di Moldova" e allo stesso tempo "favorire le divisioni all'interno della società moldava e far deragliare la traiettoria pro-europea del Paese".

Definendola "un investimento reciprocamente vantaggioso in un'Europa unita e forte", l'adesione Ue della Moldova è sostenuta con forza dal Parlamento europeo, che esorta a "sostenere i giornalisti e la società civile nel contrastare la disinformazione, promuovendo contenuti mediatici indipendenti in lingua russa" nel Paese.

Il sostegno di Bruxelles a Chișinău

In attesa dell'esito delle urne, le istituzioni Ue stanno spingendo il cammino della Moldova verso l'Unione attraverso due leve: una politica e una economica. Da una parte il Consiglio europeo ha messo nero su bianco il suo "forte sostegno al percorso di adesione" di Chișinău, sottolineando il "costante appoggio" delle istituzioni Ue "per portare avanti le sue riforme e rafforzare la sua resilienza e stabilità".

Dall'altra parte, nella sua recente risoluzione, il Parlamento europeo "chiede di accelerare il processo di screening e di organizzare tempestivamente le successive conferenze intergovernative, in cui dovrebbero essere avviati i negoziati sul Cluster 1 sui Fondamenti", vale a dire il primo gruppo di capitoli negoziali per l’adesione all’Ue – quelli dedicati ai criteri economici, al funzionamento delle istituzioni democratiche e alla riforma della pubblica amministrazione.

Si tratta di esortazioni di non poco conto sul piano politico, che si basano sul riconoscimento di "progressi significativi nell'attuazione delle riforme legate all'adesione all'Ue" e sul "sostegno diffuso per l’integrazione europea [della Moldova]".

"Ciò che succede in Moldova è importante per noi, perché l'Unione Europea può essere sicura e stabile solo se i nostri vicini sono sicuri e stabili", spiega l'eurodeputato romeno Siegfried Mureșan (Partito Popolare Europeo), membro chiave della commissione parlamentare di associazione Ue-Moldova. A ciò si aggiungono le parole di conferma dell'Alto rappresentante Borrell: "Mandiamo un messaggio chiaro" a Chișinău, "può contare sul nostro sostegno nella sua strada verso l'implementazione delle riforme".

Parallelamente Bruxelles sta cercando di puntare sul sostegno economico alla Moldova, così da offrirle una prospettiva di prosperità tangibile e immediata. Chișinău è già uno dei partner che nell'ultimo triennio hanno ricevuto maggiore assistenza bilaterale dall'Unione – con 417 milioni di euro tra il 2022 e il 2024 (140 nell'anno in corso, di cui 59 come sostegno mirato proprio all'integrazione con l’Ue) – ed è il secondo beneficiario (con 137 milioni dal 2021) dopo l'Ucraina dell'European Peace Facility per il rafforzamento delle forze armate. 

Ma le istituzioni Ue stanno lavorando per fare di più. A dieci giorni dalla tornata elettorale in Moldova la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha viaggiato a Chișinău per annunciare l'adozione di un Piano di crescita per la Moldova da 1,8 miliardi di euro nel periodo 2025-2027.

"Rappresenta il più grande pacchetto di sostegno finanziario dell'Ue dall'indipendenza della Moldova", ha sottolineato la capa dell'esecutivo dell'Unione, promettendo che il Piano "darà impulso all'economia moldava, avvicinerà il Paese all'adesione all'Ue accelerando le riforme e fornirà una significativa assistenza finanziaria".

Mentre Bruxelles si proclama "fermamente al fianco della Moldova, oggi e in ogni fase del percorso verso la nostra Unione" – come ribadito da von der Leyen – ora saranno gli elettori moldavi a stabilire se sarà questo il cammino lungo cui il Paese proseguirà.

Alla realizzazione di questo articolo ha contribuito Oxana Bodnar, corrispondente della testata romena HotNews  da Chișinău.

 

Questo articolo è stato prodotto nell'ambito di PULSE, un'iniziativa europea coordinata da OBCT che sostiene le collaborazioni giornalistiche transnazionali.


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