Un workshop promosso dall'UNDP in Moldavia sul tema dell'occupazione (UNDP/Flickr)

La Moldavia ha celebrato, lo scorso 27 agosto, il 24mo anniversario dalla sua nascita come stato indipendente. Ma le giovani generazioni non brindano

01/09/2015 - 

(Tratto da EurasiaNet.org, pubblicato originariamente il 27 agosto 2015)

Le giovani generazioni moldave hanno sentimenti contrastati rispetto all'indipendenza della Moldavia e non sono pronte a brindarne l'anniversario. Alexandru Murzac, vent'anni, è tra i disillusi. Dirige un'associazione che aiuta gli adolescenti in difficoltà ma, come centinaia di suoi coetanei, vede un'unica soluzione: lasciare la Moldavia ed avviare una nuova vita in qualche paese dell'Ue.

Due anni fa i suoi piani erano ben differenti. Come molti altri giovani moldavi, conquistati dall'idea di un cambiamento democratico e dall'ingresso nell'Ue, vedeva il suo futuro in Moldavia. E così la pensava la sua intera famiglia.

“I miei genitori credevano in questo paese”, sottolinea. “Erano tra quelle centinaia di persone che sono scese in Piazza nazionale a Chișinău, il 27 agosto del 1991 a dimostrare a favore dell'indipendenza del paese. Ora, anche loro se ne andrebbero, ma qui hanno una casa ed i loro genitori da assistere”.

“Dall'indipendenza, nel 1991, quando la sua popolazione era di circa 3.7 milioni di persone, la Moldavia ha perso due generazioni di cittadini” afferma Valeriu Sainsus, demografo presso il Centro per la ricerca demografica (CDR) nella capitale Chișinău. “Il peggio è che ora a partire non è solo uno dei membri della famiglia, ma tutti, compresi i bambini”, sottolinea.

I dati dei passaggi di confine evidenziano come la destinazione principale rimane l'Unione europea. Dall'aprile 2014, quando la Moldavia ha ottenuto l'abolizione dei visti verso l'Ue, 124.041 moldavi tra i 26 e i 35 anni hanno lasciato il paese, il 27% di tutti i moldavi che hanno fatto il loro ingresso nell'Ue (i dati dai 18 ai 26 anni non erano disponibili). Non esistono dati esaustivi sul numero di giovani moldavi che studiano o lavorano nell'Ue, ma molti credono che in futuro il numero di persone che decidono di emigrare potrebbe addirittura aumentare.

In un sondaggio realizzato da Magenta Consulting, un centro di ricerca e marketing moldavo, in agosto, su un campione di 614 persone, un terzo degli intervistati ha dichiarato di voler lasciare il paese. Come nel caso di Murzac, la difficoltà di arrivare alla fine del mese fa la differenza.

La Moldavia, che confina con l'Ucraina lacerata dal conflitto, ha visto la sua valuta nazionale, il leu, perdere circa il 23% dall'inizio dell'anno. I prezzi di pane, stampella della dieta nazionale, è aumentato del 15% solo la scorsa settimana mentre, in luglio, il prezzo dell'elettricità è aumentato del 30% e del metano del 15%.

Il salario medio non tiene il passo. A maggio era fermo a 4.524 leu o 237 dollari, secondo dati del governo. Molti giovani moldavi, intervistati da EurasiaNet.org, dicono che il loro obiettivo sono i 900 o 1000 dollari al mese. Con la disoccupazione all'8.5 per cento (più del doppio tra i giovani dai 15 ai 29 anni) le possibilità che trovino un lavoro con quel reddito in Moldavia non sono molte.

“Forse potrebbe accadere tra 20 anni, ma non posso aspettare sino ad allora”, afferma Murzac, la cui associazione, Interact Chișinău, è parte del network Rotary International. “Tra vent'anni mi vedo vivere felicemente con una mia famiglia nell'Unione europea”.
 
Non sono solo i problemi finanziari a spingere a tali sogni, spiega Sergiu Tofilat, analista economico presso l'Istituto per le politiche e la riforma europea di Chișinău. Corruzione, iper-burocrazia, giustizia percepita come selettiva sono da aggiungere alla lista. “Gli interessi dei cittadini non sono protetti dalla legge e i cittadini non hanno fiducia nella magistratura e nella polizia”, sottolinea.

I donatori internazionali hanno congelato milioni di dollari di finanziamenti alla Moldavia dopo l'emersione di un ingente scandalo bancario nel 2014 quando 1 miliardo di dollari sono spariti dagli istituti moldavi.

Nel giugno scorso, dopo soli quattro mesi di incarico, si è dimesso il primo ministro Chiril Gaburici a seguito di accuse di falsificazione dei suoi diplomi superiori ed universitari.

“Il cambiamento che tutti noi - in particolare giovani - e per il quale abbiamo dimostrato nell'aprile 2009 (i manifestanti occuparono il parlamento dopo elezioni che si ritenevano fraudolente, nda) non è avvenuto”, riassume il 33enne Dorin Duşciac, ricercatore ed ex vice-ministro all'Ambiente, dimessosi dall'incarico lo scorso febbraio. “La gente è cambiata, ma il sistema è rimasto corrotto come prima”, chiosa Duşciac, che lavora attualmente in Francia.
 
Il governo, con ora alla guida un altro esponente pro-europeo dell'élite moldava, il quarantacinquenne Valeriu Strelet, continua a ribadire il proprio impegno per le riforme. E riconosce che l'attuale trend migratorio di giovani moldavi potrebbe causare una crisi demografica. Valentine Ungureanu, funzionario di lungo corso presso il ministero del Lavoro, il Welfare e la Famiglia dice che “i numeri mandano un segnale chiaro che lo stato deve fare qualcosa”. Ma, sino ad ora, non si è fatto nulla.

Tutto questo, ammoniscono i demografi, potrebbe portare ad una Moldavia sempre più anziana e conseguentemente, ad una Moldavia più ridotta nelle sue possibilità. Il tasso di mortalità è superiore a quello delle nascite. Entro il 2050, come anticipato dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, i suoi abitanti potrebbero scendere sotto i due milioni.

I risultati del censimento 2014 non sono mai stati resi noti, né si sa quando lo verranno. Le statistiche ufficiali dicono che la popolazione è più o meno equivalente a quella del 1991 ma secondo il CDR sarebbe di molto inferiore, poco sopra i 2.8 milioni di persone, la più piccola tra le repubbliche ex sovietiche se si escludono gli stati baltici.

La direttrice del CDR, Olga Gagauz, sottolinea come, pur essendo vero che non è il numero di abitanti a determinare lo sviluppo, lo determina eccome il loro livello di istruzione. Un quarto degli studenti universitari moldavi studia all'estero. “A causa dei salari troppo bassi non faranno mai ritorno”, predice. Alexandru sarà tra loro. Il suo giovane paese, afferma, non ha bisogno di lui. Nell'Ue, è convinto, può diventare una “persona felice”.


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