Sconfitta al ballottaggio delle presidenziali del 2016 Maia Sandu non ha smesso di fare politica. Ed è stata recentemente in Italia per una serie di incontri con la diaspora. La sua visione sulla Moldavia
Dopo la sconfitta alle elezioni presidenziali del 2016 Maia Sandu (leader della piattaforma Partidul Acţiune şi Solidaritate – PAS, già ministra dell’Educazione moldava) ha continuato a far politica, mobilitando il proprio elettorato e opponendosi alle decisioni del governo in carica. Un impegno che la sta portando anche in Italia, dove è protagonista di una serie di incontri con la diaspora che vive e lavora nel nostro paese. L’obiettivo – come dice lei stessa in un appello pubblicato su openDemocracy – è quello di "non perdere la fiducia nella democrazia".
Nel novembre del 2016 il suo avversario Igor Dodon vinceva le elezioni presidenziali con uno strettissimo margine. Come valuta il suo operato sinora? Quali sono le maggiori sfide che la Moldavia si ritrova ad affrontare in questo momento?
Dodon ha dato prova di far parte del sistema di corruzione che noi denunciavamo durante la campagna elettorale del 2016 e che non cessiamo di criticare ancora oggi. Ha reso chiaro di non avere né il desiderio né il potere di combattere la corruzione, mostrandosi assolutamente inadatto al ruolo di guida del paese. Se prendiamo la frode bancaria del 2014, una delle questioni più sentite dalla popolazione, vediamo come non ci sia stato alcun progresso nelle indagini e nel giudizio dei colpevoli. Attualmente, il governo non è stato infatti capace di recuperare neanche un solo centesimo dei soldi rubati; ci sono due persone in carcere, ma è evidente che si tratta di una minima parte di chi era coinvolto nella frode; è stato redatto un secondo rapporto Kroll in cui si menzionano ulteriori personalità legate allo scandalo, ma il documento è stato reso pubblico solo per alcuni nomi. In più c'è stata una decisione della corte nei confronti dell'oligarca Ilan Shor, che sappiamo aver facilitato la truffa bancaria, eppure questi è completamente libero e si è anzi buttato in politica, spendendo probabilmente anche parte del denaro sottratto alla collettività.
In uno scenario del genere è allora chiaro come una delle maggiori sfide che la Moldavia si ritrova ad affrontare è data dal fatto che un numero crescente di cittadini non intravede alcun futuro per il paese e decide di emigrare, esacerbando un “vuoto sociale” già lacerante.
Ha recentemente annunciato assieme ad altre forze politiche di voler formare una larga “coalizione pro-EU e anti-corruzione”. Qual è la scommessa di questa nuova formazione?
Dovrebbe esserci una nuova tornata elettorale nel corso del 2018, anche se è una decisione che spetta al parlamento il quale, come al solito, ha assunto un atteggiamento poco trasparente in merito. Siamo però convinti di avere delle possibilità concrete, nonostante le operazioni tese a inquinare il processo democratico che si sono susseguite nell'ultimo anno. Il governo ha infatti modificato l'attuale sistema elettorale, mettendo a punto un “meccanismo misto” per cui metà dei seggi verranno assegnati col proporzionale mentre l'altra metà attraverso collegi uninominali, una riforma che è stata tra l'altro duramente criticata dalla Commissione Venezia. È una mossa che andrebbe a favorire il Partito Democratico, che è ora al potere ma che si è accorto di essere parecchio indietro nei sondaggi.
Crediamo che le passate elezioni presidenziali abbiano mostrato come in Moldavia esista una “massa critica” di persone che credono fermamente nei valori europei e sono disposte a mettersi in gioco per il futuro del paese. Nel 2016, nonostante la pressione dei media e la propaganda avversa, siamo riusciti infatti a mobilitare un grande numero di cittadini che ci ha sostenuto attivamente e ha fatto campagna per il Pas in maniera spontanea. Il nostro obiettivo è dunque quello di ripetere questo processo, di mantenere viva quella grande ondata di impegno civile e democratico. E per raggiungerlo, è necessario far passare il messaggio che la situazione è “drammatica”: come dicevo sempre più persone con competenze e voglia di cambiamento lasciano la Moldavia e a breve potremmo non disporre più di alcuna massa critica per modificare lo stato di cose. È dunque assolutamente urgente riuscire a formare un governo di cittadini onesti e integri che si opponga in egual modo al Partito Democratico e al Partito Socialista, due forze che dicono di essere avversarie ma che in realtà fanno accordi taciti e ostacolano lo sviluppo della democrazia.
Ha parlato di propaganda e ostacoli allo sviluppo democratico. Come ne è influenzato il dibattito pubblico?
Certamente il dibattito pubblico moldavo è innanzitutto influenzato dalla cosiddetta “propaganda russa”. Ci sono state numerose promesse e anche una legge da parte dell’attuale governo per la risoluzione del problema, ma non credo che vedremo dei risultati concreti. Basti pensare che il presidente del partito al potere è anche proprietario di un canale televisivo che trasmette la programmazione di una delle maggiori emittenti di propaganda al servizio del Cremlino. Inoltre, la situazione dei media indipendenti del paese è sempre più critica: non sono garantite eque dinamiche di competizione e vengono attuate politiche che tendono a ostacolare la crescita delle realtà autonome e imparziali.
In generale, poi direi che il dibattito pubblico è “falsato” dall’insistenza su temi e problemi di natura geopolitica. Il contesto geopolitico è ovviamente importante per la Moldavia ma viene spesso utilizzato per distogliere l’attenzione dalle cattive decisioni prese dal governo nell’ambito delle politiche interne. Ogni volta che viene sollevata la questione di come il settore giudiziario e buona parte delle istituzioni siano in mano a funzionari corrotti, per esempio, il governo se ne esce con dichiarazioni o scelte che sembrano far peggiorare le nostre relazioni con la Russia cosicché tutti si concentrino su quello. È veramente una tattica che utilizzano per qualsiasi tema: quando si prova a parlare delle pensioni basse, della ristrettezza dei salari o dell’inefficacia delle strategie economiche, succede sempre qualcosa che sposta la discussione sulle nostre relazioni con la Russia.
Mi rendo conto che la Russia rappresenta una seria minaccia per il nostro paese, non c’è dubbio. Ma le attuali politiche interne del governo non fanno altro che peggiorare la situazione. Se indebolisci le istituzioni e non garantisci adeguati standard di vita alla popolazione rendi il paese maggiormente vulnerabile all’influenza delle potenze straniere. Se poi dichiari anche di essere pro-Unione Europea - come fanno alcuni partiti per mere logiche di tornaconto di immagine - ecco che Putin ha buon gioco a gettare discredito sulla nostra politica, tirando acqua al proprio mulino. Non deve neanche impegnarsi direttamente, gli basta far notare quanto incompetenti e deleteri siano i - cosiddetti - governi pro-europei per avere un guadagno in termini di popolarità e magari far aumentare fra i cittadini moldavi la fascinazione per soluzioni politiche autoritarie, gestite da un “uomo forte”.
A proposito di relazioni con la Russia, uno dei problemi “cronici” per la Moldavia è rappresentato dal territorio separatista della Transnistria. Come dovrebbe essere gestita la questione?
Il “conflitto congelato” con la Transnistria non è di facile soluzione e soprattutto il potere di risolverlo non è esclusivamente in mano alla Moldavia. Dovrebbe esserci lo sforzo congiunto di altri attori regionali e internazionali nonché condizioni favorevoli che oggi non sussistono. Tuttavia, le autorità moldave possono adottare alcune misure.
Innanzitutto, bisognerebbe evitare di partecipare ai “sistemi di corruzione” e ai processi di creazione di profitti illeciti che coinvolgono la regione. Non è un mistero che alcuni dei soldi che lo stato moldavo paga alla Transnistria in cambio di elettricità vadano a finanziare direttamente il regime che governa il territorio al di là del Nistru. Sono dunque soldi che aumentano il debito moldavo e consolidano il potere transnistriano. All’inizio dello scorso anno il governo moldavo aveva annunciato che avrebbe iniziato a comprare elettricità dall’Ucraina, un’ottima soluzione che aveva ottenuto il plauso di tutti. Ma, ancora una volta, questa promessa è stata disattesa. Il perché è semplice: esiste chiaramente un accordo fra autorità transnistriane e moldave per la spartizione dei profitti che derivano dal commercio di energia elettrica.
Secondariamente, occorre migliorare le condizioni di vita e lo stato della democrazia in Moldavia. In questo modo aumenterebbe indirettamente la pressione da parte della popolazione sul regime della Transnistria. Al contrario, nel momento in cui sia a sinistra che a destra del Nistru la corruzione è la norma, nessuno si impegna per favorire un processo di riunificazione.
Oltre all’Ucraina, quali altri possibili partner per il commercio energetico vede nel futuro della Moldavia?
Penso che la priorità per la Moldavia sia stringere relazioni commerciali con la Romania, perché ciò significherebbe avere una connessione col mercato europeo. Ci sono state discussioni e progetti, mai realmente portati avanti, di costruzione di un gasdotto con la Romania e penso che sia un’azione cruciale su cui anche l’Unione Europea dovrebbe porre maggiore pressione. Consentirebbe alla Moldavia di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico e allenterebbe il monopolio russo che grava sulla regione.
Anche l’Ucraina, come dicevo, è un potenziale alleato su cui si dovrebbe cooperare intensamente in futuro, non solo a livello commerciale. È un territorio che soffre di grossi problemi di corruzione ma che sta conducendo un’importante battaglia per la democrazia e la giustizia. Se dovesse riuscire in questa lotta, anche la Moldavia ne beneficerebbe.
Veniamo agli incontri con la diaspora moldava, che la stanno portando anche qui in Italia. Quali sono i primi esiti?
I cittadini moldavi che vivono e lavorano in Italia sono una componente molto importante all’interno della diaspora e, in particolare, rappresentano una fondamentale fonte di supporto e impegno politico per la nostra piattaforma. La loro mobilitazione per le scorse elezioni presidenziali è stata sorprendente. Nei primi incontri che ho avuto mi sono state raccontate storie veramente toccanti: c’è stato il caso di due signore che stavano per votare a Londra e, una volta sentito dall’autorità del posto che non c’erano sufficienti schede per tutti - un episodio controverso che è stato fabbricato ad arte - hanno preso un volo in giornata per Venezia per riuscire comunque a esprimere la propria preferenza; lì a Venezia, nonostante la lunghissima coda, sono state fatte passare per prime affinché potessero poi tornare a Londra in tempo per il lavoro. È qualcosa che mi dà la forza per continuare.
Si tratta di persone che vivono in un contesto realmente democratico e che hanno sviluppato un “pensiero critico” che le rende immuni dalla propaganda con cui si cerca di influenzare i processi politici moldavi. Perciò è fondamentale per noi intessere un dialogo con loro, vorremmo trovare figure che si impegnino nel nostro progetto di ricostruzione del paese.
In che modo dunque la diaspora può giocare un ruolo nella politica moldava?
Da una parte, grazie alle rimesse, la diaspora contribuisce a una percentuale fra il 25 e il 30% del PIL della Moldavia, dall’altra il governo attuale vorrebbe escluderla totalmente dalla vita politica. Con la nuova legge elettorale la diaspora dell’ovest ha infatti diritto a un massimo di due seggi, molti meno di quelli che avrebbe potuto ottenere con il vecchio sistema proporzionale. Il Partito Democratico e il Partito Socialista si accorgono che le loro politiche non avrebbero alcun successo fra chi sa apprezzare la democrazia ed è correttamente informato.
Al contrario, noi proponiamo che la diaspora possa finanziare direttamente i partiti politici. In un contesto come quello moldavo, dove in molti si astengono dal compiere donazioni ai partiti per timore di ripercussioni, sarebbe un passo avanti importante. I cittadini moldavi che vivono all’ovest hanno generalmente una maggiore disponibilità economica e sono liberi dai meccanismi di corruzione che invece affliggono spesso chi vive in patria. Per sconfiggere la corruzione occorre una politica onesta, e per realizzare una politica onesta c’è bisogno di processi di finanziamento ai partiti il più trasparenti possibile.
E per quanto riguarda i cittadini moldavi che emigrano in Russia?
Le ultime elezioni hanno visto una grossissima partecipazione della diaspora al voto. Ma, dando un’occhiata al rapporto est/ovest, si nota come gli emigrati della Federazione Russa siano andati alle urne in un numero esiguo. Sembrerebbe dunque che la diaspora dell’est sia meno incline a impegnarsi nella vita politica, vuoi perché si tratta di persone semplicemente disinteressate oppure perché la loro permanenza sul territorio russo non è completamente legale e hanno dunque paura ad andare a votare.
Ad ogni modo, sono persone economicamente meno indipendenti rispetto a chi emigra verso ovest e probabilmente più esposte alla propaganda e alla manipolazione. Ho parlato con alcuni di loro durante la campagna elettorale del 2016 e in molti mi dicevano che temevano la mia vittoria, perché avrebbe peggiorato le relazioni con la Russia e di conseguenza avrebbero perso il posto di lavoro. Quello che andrebbe fatto allora è creare nuovi posti di lavoro in Moldavia. In questo modo sarebbero meno condizionati e preoccupati rispetto alle relazioni fra i due paesi e immagino che in tanti sarebbero pure felici di ristabilirsi in patria.
Tornando invece a chi vive e lavora in Moldavia, il suo progetto politico sembra fare appello all’impegno della società civile e delle realtà indipendenti presenti fra la popolazione. Qual è la situazione in questo momento?
Ho osservato la società civile moldava nascere e svilupparsi da zero fin dagli inizi degli anni ‘90 ma ora tale processo pare essersi invertito. Credo non ci sia stato momento peggiore per la società civile di quello attuale. In tanti hanno oramai lasciato il paese, perché si sono trovati al centro di forti pressioni. Penso per esempio ai giornalisti, che continuano a subire intimidazioni e si devono confrontare con una situazione finanziaria difficile. Da parte sua, il governo non cessa di gettare discredito sulle ONG e sulle varie esperienze indipendenti dicendo che sono “troppo politiche” e che prendono posizione su “troppe questioni”. Ma è evidente che non si tratta di stare da una parte o dall’altra, si tratta del fatto che il governo prende delle pessime decisioni o compie azioni illecite e la società civile giustamente le critica. È qualcosa di assolutamente normale, non si può pretendere una società civile acritica nei confronti della politica.
Il problema è che l’erosione della società civile corrisponde all’erosione della classe media. Stiamo andando verso una situazione in cui da un lato ci sono gli oligarchi e dall’altro solo una vasta massa di poveri, con niente nel mezzo. È una condizione molto pericolosa per la democrazia.
Infine, come vede lo sviluppo delle relazioni con l’Unione Europea? Pensa che andrebbe rivisto qualcosa rispetto ai finanziamenti che riceve la Moldavia?
In questo momento l’Unione Europea non è estremamente potente, ma ha ancora una certa influenza sulla Moldavia. È chiaro anche che parte dei suoi sforzi si stanno orientando verso altri contesti difficili, come l’Ucraina o la Georgia.
Ovviamente non ci auguriamo che l’Unione Europea cessi di fornire un supporto economico e politico al nostro paese ma riteniamo che occorra forse diversificare tale supporto. In una situazione che presenta gravi problemi di gestione pubblica e di corruzione si dovrebbero trovare differenti meccanismi di finanziamento, che passino meno dal governo centrale e arrivino direttamente alla società civile. Penso a singoli progetti delle comunità locali, alle organizzazioni non-governative ma soprattutto al mondo dei media indipendenti. Dal momento che i politici ora al potere controllano totalmente il mercato dei finanziamenti e delle inserzioni pubblicitarie, per le realtà indipendenti è impossibile sopravvivere senza un aiuto esterno.
Allo stesso tempo però credo che l’Unione Europea debba essere più dura e decisa nel richiamare la Moldavia rispetto alle sue inadempienze e scorrettezze. In un paese dove è stata commessa una frode pari al 10% del PIL e i colpevoli sono liberi e stanno spendendo quei soldi per comprare voti alle prossime elezioni, è impossibile credere che il governo sia realmente interessato a combattere la corruzione e a migliorare la giustizia.
Non possiamo che trarre benefici da una maggiore vicinanza con l’UE: guardiamo all’Europa come il nostro principale alleato nel difendere la democrazia.
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