Migliaia di persone stanno protestando in queste settimane a Chișinău chiedendo le dimissioni del governo ed elezioni anticipate dopo le rivelazioni su una frode bancaria da oltre un miliardo di dollari
(Pubblicato originarimente dal blog della London School of Economics, selezionato e tradotto da OBC)
Il 6 settembre 2015 a Chișinău, capitale della Moldavia, ha avuto luogo una delle più grandi manifestazioni dall’indipendenza del paese, più partecipata anche delle proteste che nel 2009 hanno portato alla cosiddetta “Rivoluzione Twitter” e alla caduta del governo Voronin.
Circa 100.000 persone sono scese a manifestare in piazza Marea Adunare Națională (a cui si fa riferimento usando l’hashtag #pman), luogo simbolico per le proteste in Moldavia. Protestavano contro la classe politica del paese, in particolare per la cosiddetta “rapina del secolo”: nel novembre 2014 è emerso che sono spariti un miliardo di dollari (circa un settimo del PIL della Moldavia) dalle tre banche più importanti del paese.
Quando è venuto a galla il fatto, la coalizione dei tre partiti europeisti che governa la Moldavia è collassata ed ha tentato più volte il rimpasto. In ogni caso ha fallito nell'individuarne i responsabili, probabilmente perché gli stessi vertici del governo sono coinvolti, se non complici, nell’aver permesso che un furto di queste dimensioni avvenisse sotto i loro occhi e non hanno quindi interesse ad ammettere le proprie responsabilità.
Per un paese di 3 milioni di abitanti, si tratta di un movimento di proteste rilevante, che fa seguito alle proteste delle domeniche di maggio (alle quali avevano partecipato tra le 10 e le 50 mila persone) e potrebbe costituire una svolta nella storia politica della Moldavia. Questo, tuttavia, dipende dalla capacità degli organizzatori di capitalizzare lo slancio delle proteste ed ottenere importanti cambiamenti, come le elezioni anticipate, e di trasformarsi da movimento civico a forza politica.
Perché si protesta?
Dalle elezioni del novembre 2014 la politica moldava è stata caratterizzata dall’incapacità di formare un governo solido ed i primi ministri che si sono alternati da allora sono figure non di primo piano (come Chiril Gaburici, dimessosi nel giugno 2015, e l'attuale premier Valeriu Strelet, noto milionario).
La coalizione filo-europea al governo ha del resto messo con risolutezza il veto su candidati più riformisti, in particolare su Maia Sandu, favorevole ad un’indagine approfondita sulla frode bancaria e alla rimozione del governatore della Banca Nazionale Moldava.
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Già prima dello scandalo bancario del resto la fiducia degli elettori nei tre partiti di governo (Liberali, Democratici Liberali e Democratici) si stava indebolendo, in particolare dopo la crisi del maggio 2013 tra i due “padrini” della politica moldava, gli oligarchi Vlad Filat e Vlad Plahotniuc.
La coalizione filo europea era salita al potere nel 2009 - dopo la caduta del governo autoritario di Voronin e del Partito Comunista – generando la speranza di una Moldavia che poteva cambiare direzione, rivolgendosi verso l’Unione europea e attuando riforme politiche ed economiche per favorire una società caratterizzata da maggiore trasparenza e responsabilità.
Le attuali proteste sono però conseguenza di sei anni di frustrazioni per la corruzione e l’arroganza che continua a caratterizzare la classe politica moldava e che vanno a sommarsi a crescenti shock economici; lo scandalo delle banche è solo il più recente fatto che dimostra la riluttanza del regime di operare riforme e ripulire la classe politica.
Queste proteste non hanno invece nulla a che fare con le divisioni etniche e geopolitiche del paese, che solitamente vengono rappresentate come le principali fratture dello stato e della società moldava.
Le richieste dei manifestanti sono prettamente politiche (ricambio della classe politica, elezioni anticipate e indagini sullo scandalo delle banche) e la dimensione delle proteste supera di gran lunga quella di precedenti movimenti.
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Tra i partiti di opposizione abbiamo il Partito socialista, filorusso, che sta appoggiando le proteste; i suo striscioni però non sono i benvenuti tra i manifestanti e Igor Dadon, leader del partito, sembra aspettare in disparte attendendo il momento adatto per cavalcare l'onda delle elezioni anticipate. I Comunisti invece, dati in diminuzione nei sondaggi, sono meno espliciti nell'appoggiare le proteste e nel chiamare alle elezioni.
Chi organizza le proteste?
A catalizzare le ragioni dei manifestanti vi è un'associazione, la Piattaforma Civica per la Dignità e la Verità, nata nel febbraio 2015 da un gruppo di esponenti della società civile collegati con l’emittente JurnalTV, fondata dopo le proteste del 2009.
Uno tra i fondatori dell'associazione ha descritto che il movimento di protesta è nato a seguito delle discussioni sui problemi del paese che si facevano all'interno di JurnalTV, in particolare durante le pause pubblicitarie.
Andrei Nastase è considerato informalmente il leader della piattaforma e Igor Botan, analista e direttore di ADEPT, la mente. Nastase è anche l’avvocato degli imprenditori Victor e Viorel Topa, proprietari putativi di JurnalTV, implicati in un contenzioso con Plahotniuc, condannati per peculato e scappati nel 2010 in Germania.
Non sorprende che, nonostante la massiccia attenzione dei media internazionali e di internet, le proteste abbiano scarsa copertura sulle televisioni moldave, principale mezzo d’informazione per i cittadini comuni: Plahotniuc è infatti proprietario della più grande holding di mezzi di informazione del paese e ha una grande influenza sulle televisioni pubbliche. Le tv di proprietà di Plahotniuc hanno dedicato spazio in queste settimane in particolare alle relazioni poco trasparenti tra il movimento di protesta e JurnalTV e sottolineato la presenza di attivisti favorevoli all’unificazione della Moldavia con la Romania.
Chi sono i manifestanti?
In confronto alle grandi manifestazioni politiche degli ultimi anni, che avevano richiesto l'investimento di massicce risorse da parte degli organizzatori per mobilitare le persone, la Piattaforma Civica per la Dignità e la Verità, grazie a JurnalTV, i social media ed il passaparola, ha fatto affidamento su un attivismo genuino.
I manifestanti, diversamente dal 2009, provengono da tutta la Moldavia, sono in media più anziani rispetto alle manifestazioni di protesta precedenti e rappresentano una sezione trasversale della società: segno che si tratta di un movimento di massa e non di un gruppo di intellettuali delusi.
La Piattaforma Civica si occupa dell’organizzazione del movimento, ma c’è anche spazio per iniziative dal basso. Il successo del movimento di proteste sta nella partecipazione di molte persone indignate che hanno unito la loro voce in una piattaforma, sono scese per le strade e credono che il cambiamento sia possibile, se non addirittura imminente.
Nonostante gli sforzi degli organizzatori di tenere fuori dalle manifestazioni evidenti istanze di nazionalismo filo rumeno e di accogliere anche le minoranze etniche, i russofoni rimangono ancora sottorappresentati. Le manifestazioni restano principalmente filo europee e filo occidentali.
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Civismo o politica?
Inizialmente la Piattaforma Civica per la Dignità e la Verità sembrava voler rimanere un’organizzazione civica e informale.
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A seguito però della massiccia partecipazione quotidiana alle manifestazioni di #pman, soprattutto a quella di domenica 13 settembre, la Piattaforma ha espresso l’intenzione di trasformarsi in un movimento politico e di formare un governo ombra.
Le persone che potrebbero contribuire a questa trasformazione restano per ora ancora in secondo piano, in particolare Maia Sandu, che ha però esplicitato il suo supporto per la Piattaforma Civica, unendosi al suo consiglio. Qualora la partecipazione della Sandu diventasse più visibile, la Piattaforma potrebbe acquisire un peso politico maggiore.
Le prospettive per la politica moldava
Le elezioni anticipate potrebbero essere l’unica soluzione per uscire dall'attuale impasse della politica moldava, anche se è probabile che l’attuale classe politica, benché screditata, si ricandidi con successo ed è da vedere quanto i Socialisti filo-russi ora all'opposizione beneficerebbero o meno delle proteste, condotte in particolare da elettori filo-europei.
La Piattaforma Civica per la Dignità e la Verità ha deciso però di ignorare questi rischi e, dichiarando di essere interessati a formare una nuova forza politica, ha dimostrato di essere seriamente intenzionata a chiamare l’attuale élite filo europea a rendere conto del proprio operato agli elettori, spostando le proteste dalla strada ad un piano politico.
Bisogna capire quindi fino a che punto il movimento sia in grado di formare un proprio braccio politico, come verrà costituito e se riformatori come la Sandu ne faranno parte: rivelando così quanto si tratti di un genuino avamposto dello scontento popolare che vorrebbe cambiare le modalità della politica moldava, o se si tratta nuovamente di uno scontro tra i “padrini” moldavi, Filat e Plahotniuc. In tal caso si intraprenderebbe la via della mutua distruzione e della continua instabilità politica per il paese.
Le manifestazioni stanno mettendo in discussione la divisione “Est contro Ovest”, predominante sino ad oggi nella politica moldava, sostenendo invece che bisognerebbe concentrarsi sulle problematiche di politica interna, in particolare la corruzione dilagante. Tale cambiamento è fondamentale per poter ottenere finanziamenti internazionali da parte di istituzioni, riluttanti ad investire quando c’è il rischio che vengano perse somme ingenti di denaro pubblico. Ma è necessario anche per ricostruire la fiducia e la speranza della società moldava nella propria classe politica e incentivare gli investimenti della stessa élite moldava nel futuro del paese.
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