A Berlino sono molti i cittadini moldavi che, dopo il rigetto della loro richiesta di asilo, hanno ricevuto l'ingiunzione di lasciare il paese. Da fine 2022 il loro destino è diventato argomento di forti discussioni in seno al governo locale della capitale tedesca
(Pubblicato originariamente da Zdg , selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBC Transeuropa)
Ana è una dei 729 rifugiati moldavi attualmente in attesa di una decisione sulla propria richiesta di asilo in Germania. È arrivata a Berlino tre anni fa con tre figli, due gemelli di tre anni e una figlia di cinque. Quando le si chiede cosa l'abbia portata in Germania, Ana nasconde il viso tra le mani. "In Moldavia nessuno ci difendeva. Quando tornavo a casa trovavo che i bambini erano stati picchiati. Lui [il suo ex compagno] li drogava addirittura per farli stare zitti. Non ne sapevo nulla, non capivo perché avessero attacchi epilettici e non riuscissero a camminare o parlare normalmente”.
Fu quando uno dei gemelli svenne che Ana scoprì cosa stava succedendo. "Sanguinava dal naso e dalla bocca. All'ospedale mi dissero che non si trattava di una crisi epilettica, ma di un'intossicazione da farmaci”. Ana aveva una relazione da otto anni con il padre delle bambine. Vivevano insieme in un villaggio della contea di Dondușeni. Le scene di violenza sono iniziate quando l'uomo ha iniziato ad abusare di alcol, fino a quando violenza fisica e psicologica sono diventate la norma nella loro famiglia. Le parole di Ana sono confermate da una decisione del tribunale in cui l'uomo è stato condannato a sette giorni di detenzione per aver violato il divieto di avvicinarsi a Ana e ai figli.
Dopo due settimane in ospedale con le due bambine, Ana ha trovato il coraggio di chiamare la polizia. "È venuto il poliziotto del nostro villaggio e sapete cosa ha fatto [il coniuge]? Ha picchiato me e i bambini in ospedale e davanti alla polizia. La polizia ha visto che venivo picchiata, ha visto i bambini piangere, ma mi ha chiesto lo stesso: "Va tutto bene? Ed io ho risposto: 'Sì, va tutto bene', e loro si sono girati e se ne sono andati", racconta Ana. Non è la prima volta che la giovane donna si scontrava con l’inazione della polizia. Anche prima aveva sporto denuncia contro il marito e chiamato la polizia quando lui l'aveva aggredita, ma non si era mai sentita protetta. "La polizia del villaggio non è seria. Venivano e dicevano: 'Che cosa è successo? Perché mi chiami?' Uscivano a fumare con lui, poi se ne andavano".
Dopo quest'ultimo incidente, Ana voleva andare a vivere con la madre in un'altra città, ma la madre l’ha respinta e l'uomo l’ha aggredita di nuovo. Ha saputo da un passeggero del minibus che stava prendendo per andare a trovare sua madre che c'era un rifugio in Germania. Poco dopo è salita su un aereo per Berlino con le sue tre figlie.
Il fenomeno dell'emigrazione di cittadini moldavi in Germania ha preso piede tre anni fa, con l'inizio della pandemia di coronavirus. L'accelerazione è avvenuta a metà del 2021. La povertà, discriminazioni, le violazioni dei diritti umani e l'incapacità delle autorità moldave di proteggere i propri cittadini sono tra le ragioni più frequentemente citate da chi parte per la Germania in cerca di protezione.
Poco dopo il suo arrivo, le autorità tedesche hanno respinto la richiesta di asilo di Ana. La donna ha impugnato il rifiuto in tribunale e ha potuto sottoporre nuovamente la domanda. Per il momento, la risposta è ancora in sospeso. La giovane madre attende con angoscia perché è consapevole che le probabilità di ricevere una risposta positiva sono basse.
Meno dell'1% di possibilità di ottenere l'asilo
Le possibilità di Ana di ricevere protezione in Germania sono inferiori all'1%: questa è la percentuale di richiedenti asilo moldavi a cui viene concesso asilo in Germania. Ha il 99% di possibilità di tornare in Moldavia e di trovarsi ad affrontare nuovamente le minacce del passato. Ha interrotto i contatti con l'ex partner, ma viene regolarmente minacciata dalla sua famiglia. "Suo fratello maggiore mi scrive dal carcere che quando uscirà mi ucciderà. Perché non avevo il diritto di prendere i bambini e andarmene da lì", racconta Ana.
Secondo l'Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati tedesco le persone di tutto il mondo che fuggono da violenza, guerra e terrore hanno diritto all’asilo in Germania. Ma il ministero federale dell'Interno non considera la Moldavia un paese a rischio. "Pertanto, di norma, non vengono accolte richieste di protezione", si legge nella risposta delle autorità tedesche a ZdG (media autore dell’articolo, ndr).
A Berlino, la maggior parte dei rifugiati moldavi vive in "Heim", ostelli. Si tratta di case condivise da diverse centinaia di persone. In base alla legge sui benefici per i richiedenti asilo, essi ricevono alcuni aiuti: pocket money (circa 300/400 euro al mese per le necessità personali), accesso all'assistenza medica gratuita, iscrizione dei figli al sistema scolastico. L'esame delle domande di asilo richiede dai tre agli otto mesi, ma i richiedenti hanno la possibilità di fare ricorso contro un rigetto o di presentare buone ragioni per prolungare il loro soggiorno in Germania. Per questo motivo, spesso riescono a rimanere per più anni. Ma alla fine il verdetto è quasi sempre lo stesso: devono tornare a casa.
Rom, i principali richiedenti asilo moldavi in Germania
Abbiamo incontrato Rosa nella cucina comune al terzo piano di un ostello per richiedenti asilo a Berlino Est. Stava preparando la cena per il marito e i tre figli. La 34enne è fuggita in Germania con la famiglia un anno e mezzo fa perché "la povertà l'aveva colpita nel profondo". "Sono venuta perché non avevo più nulla di cui vivere. A volte eravamo così affamati con i bambini... Chi è ricco ha di che vivere in Moldavia, ma noi rom non abbiamo lavoro e la casa ci cade addosso. Le persone non sono tutte uguali, ma molti pensano che i rom siano ladri e non ci danno lavoro. Ci hanno detto di venire qui, che avremmo trovato aiuto", dice la donna con un sospiro.
Rosa è rom, come molti rifugiati moldavi a Berlino. La discriminazione sistematica e la povertà in Moldavia sono le ragioni principali per cui vengono in Germania a chiedere asilo, secondo un rapporto dell'associazione tedesca Pro Asyl e del Consiglio per i rifugiati di Berlino. Secondo il rapporto, almeno due terzi della comunità rom in Moldavia vivono in aree rurali senza acqua, elettricità, gas o riscaldamento.
Inoltre, a causa della stigmatizzazione, i membri della comunità rom hanno difficoltà a trovare un'occupazione stabile e sono costretti a svolgere lavori informali . particolarmente colpite dalla disoccupazione sono le donne. Pertanto, la comunità rom è a rischio di sfruttamento e di tratta di esseri umani. Tuttavia, il rapporto e i dati delle autorità tedesche dimostrano che le loro domande di asilo non vengono mai riconosciute in Germania e vengono solitamente respinte come "manifestamente infondate", senza un esame individuale approfondito.
Quando l'abbiamo incontrata, Rosa aveva appena ricevuto un avviso dalle autorità tedesche che la informava di dover lasciare il territorio tedesco. Ma non può immaginare di tornare in Moldavia. "Ora, laggiù, è così difficile... I prezzi sono aumentati, non abbiamo nulla da mangiare. Come possiamo sopravvivere? Qui, almeno, ci aiutano, ci danno un posto per dormire. Cosa farà la mia famiglia? Dobbiamo decidere qualcosa, probabilmente andremo in un altro paese, cercheremo altre possibilità”.
Litigi all'interno della coalizione di governo a Berlino
Nel novembre 2022, i moldavi sono diventati un pomo della discordia per la coalizione al potere a Berlino. Sotto la pressione del grande afflusso di rifugiati dall'Ucraina nella capitale tedesca, Iris Spranger, assessora del Partito Socialdemocratico (SPD) nel governo locale di Berlino, ha annunciato che 600 moldavi sarebbero stati espulsi entro la fine del 2022. Ciò le è valso forti critiche da parte dei suoi partner di coalizione, il Partito Verde e il Partito Liberale Democratico (FDP), che l'hanno accusata di aver violato l'accordo del dicembre 2021 secondo cui - per motivi umanitari - non sarebbero state effettuate deportazioni invernali.
Le reazioni hanno spinto l’assessora a fare marcia indietro all'inizio di dicembre e a interrompere le deportazioni invernali dei moldavi, ad eccezione di quelli che hanno commesso reati gravi o che si era ritenuto rappresentassero un pericolo.
Ma pochi giorni dopo, l'8 dicembre, diversi cittadini moldavi sono stati comunque espulsi da Berlino. Secondo il quotidiano tedesco Tagesspiegel, questi espulsi avevano commesso ripetutamente reati, ma i partner della coalizione hanno accusato Iris Spranger di "trucchi infidi" per aggirare il loro accordo. Le tensioni politiche non si sono quindi fermate.
Costretti a lasciare Berlino
La decisione dell’assessora arriva in un momento in cui la situazione abitativa dei rifugiati a Berlino è resa complicata da una nuova ondata di rifugiati provenienti dall'Ucraina. Così, a Berlino, i moldavi sono diventati il più grande gruppo etnico costretto a lasciare il territorio: 3200 di loro, per lo più famiglie con bambini, devono andarsene volontariamente, altrimenti saranno espulsi. Alcuni di loro hanno ricevuto l'avviso di dover lasciare il paese entro la fine di dicembre, altrimenti sarebbero stati espulsi con la forza all'inizio della primavera.
Anche se le deportazioni dovrebbero essere sospese per l'inverno, i rifugiati moldavi rimangono scettici. In passato, nonostante annunci simili, le deportazioni sono continuate. Nel 2021, 141 persone sono state deportate in Moldavia durante l'inverno.
Deportazione: l'incubo dei richiedenti asilo
Ecaterina, una donna moldava di 35 anni, è arrivata in Germania con la sua famiglia tre anni fa in cerca di una vita migliore, poiché i conflitti familiari rendevano la sua vita in Moldavia una lotta per la sopravvivenza. Oggi il marito è detenuto in una prigione della capitale tedesca e lei e i suoi due figli sono costretti a lasciare il paese "volontariamente" prima della fine dell'inverno. "Come posso andarmene volontariamente quando mio figlio ha bisogno di un intervento chirurgico e mio marito è qui in prigione? Siamo molto grati a questo paese, ma sono venuta qui con la mia famiglia, dobbiamo andarcene insieme... Dove andrò senza mio marito?”.
Il Consiglio per i Rifugiati di Berlino ha dato notizia nel 2022, dopo aver fatto il punto sulle deportazioni del 2021, di molti casi di separazioni familiari durante le deportazioni, nonché di deportazioni di persone malate e disabili.
Ecaterina ci invita nella sua stanza al primo piano di un centro per rifugiati. Su un tavolo c'è una pila di fogli che la donna inizia a sfogliare disperata. Questi sono i documenti che ha raccolto negli ultimi tre anni per giustificare il suo soggiorno in Germania e sul perché non può essere rimandata in Moldavia. Poi un foglio, che la informa che deve lasciare il paese. Il documento la spaventa, Ecaterina non può accettare questa situazione e, come altri rifugiati, sceglie di nascondersi. Letteralmente.
"Di notte, siamo tutti fuori. Se venite alle due di notte, non troverete nessuno qui. La gente ha paura, scappa con i propri figli, di notte", riferisce Ecaterina. Il motivo: la pratica delle autorità tedesche di prelevare i rifugiati di notte per poi deportarli. Per diversi anni, questa è stata la norma. "L'anno scorso è stato lo stesso, ci sono state deportazioni. Noi li conosciamo a memoria, e loro conoscono noi, sanno che ci stiamo nascondendo e che non possono trovarci...".
Espulsioni notturne illegali
Sebbene l'accordo di coalizione del governo di Berlino affermi esplicitamente che "le deportazioni notturne, soprattutto di famiglie con bambini, anziani e disabili o malati gravi, saranno abolite", una deportazione su sei avviene di notte. Secondo un documento interno dell'amministrazione berlinese, ottenuto dal quotidiano Taz, da gennaio ad agosto 2022 sono stati effettuati 570 "rimpatri" da Berlino, la maggior parte dei quali, 169, erano cittadini moldavi. Dal 1° gennaio al 13 settembre, 93 persone sono state fermate da agenti di polizia tra le 21 e le 6 del mattino "in relazione a misure di espulsione". Secondo il Consiglio per i Rifugiati, si tratta di una pratica illegale.
Vasile e Melodia sono due cittadini rom moldavi. Il 5 dicembre sono stati accompagnati all'aeroporto di Berlino da un rappresentante dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM). Erano stati in Germania per un anno e stavano ora tornando a casa a Edinet. Come molti moldavi a Berlino, lui e sua moglie si nascondevano dalle autorità tedesche per evitare la deportazione. Dopo essere stati arrestati e convinti a tornare volontariamente a casa, sono riusciti a evitare la deportazione. "Ci hanno preso all'ostello. Hanno detto: ‘Se troviamo i vostri passaporti con voi, siete finiti, è meglio che ve ne andiate volontariamente’. Hanno comunque comprato il biglietto aereo per noi", racconta Vasile.
Attraverso un programma di aiuti umanitari, le autorità tedesche aiutano le persone che rientrano volontariamente nel loro paese d'origine o che migrano verso un paese disposto ad accoglierle. L'OIM organizza la loro partenza. Il sostegno dipende dalla nazionalità, alcune nazionalità possono ricevere un sostegno finanziario per tornare a casa, altre no. Nel 2021, 220 moldavi hanno beneficiato del programma.
Il problema dei rifugiati moldavi in Germania affonda le sue radici nel 2020, quando il numero di richiedenti asilo moldavi ha iniziato ad aumentare. Nel 2021, i moldavi erano ai primi posti tra i richiedenti asilo nella capitale tedesca, con un forte aumento nell'agosto 2021. All'epoca, l'Ufficio per i Rifugiati di Berlino aveva denunciato la "situazione allarmante" in un campo di accoglienza, dove ogni giorno arrivavano tra i 60 e i 100 richiedenti asilo dalla Moldavia. Allo stesso tempo, un'inchiesta della televisione pubblica regionale di Berlino (RBB) ha iniziato a parlare di "turismo dell'asilo" e di traffico di esseri umani. Alcune persone erano state portate in minibus o auto private con targhe di Lettonia, Polonia e Francia. Per alcuni cittadini moldavi sono stati trovati documenti che dimostravano che avevano fatto richiesta di asilo anche in Danimarca o in Francia.
E’ in questo contesto che, nel settembre 2021, i rifugiati moldavi sono stati oggetto di uno scandalo in Germania. Il Segretario di Stato del ministero dell'Interno, Helmut Teichmann, ha messo in guardia l’assessora per l'Integrazione del Governo di Berlino, Elke Breitenbach, contro l'abuso del sistema di asilo da parte di migranti che non hanno bisogno di protezione, indicando che la motivazione principale di molte domande moldave poteva essere di natura finanziaria. Elke Breitenbach venne accusata di aver creato incentivi per i richiedenti asilo quando, durante la pandemia, ai rifugiati venne assegnato il pocket money di tre mensilità in anticipo. E’ stata anche indagata per frode nella concessione di sovvenzioni.
Angela Mutruc, presidente dell'Associazione di amicizia moldavo-tedesca, sottolinea che l'attuale governo tedesco ha un "atteggiamento amichevole" nei confronti dei richiedenti asilo, poiché il sistema di asilo offre loro una serie di garanzie. A suo avviso molti moldavi vanno in Germania spinti alla migrazione da ragioni economiche e, in alcuni casi, dal desiderio di ricevere assistenza medica gratuita. "Si tratta di una questione molto delicata. Ho avuto l'opportunità di fare traduzioni per alcuni nostri cittadini che venivano a chiedere consulenza legale in un centro della comunità gesuita di Berlino, e il fattore decisivo nelle richieste è l'aspetto finanziario (...). Alcuni vengono anche per ricevere assistenza medica gratuita. Quando si fa richiesta di asilo, la questione della salute viene spesso menzionata", afferma.
Con l'aumento del numero di rifugiati provenienti dall'Ucraina, la capacità e le risorse dello stato tedesco di accogliere i richiedenti asilo si sono ridotte. Con l'inflazione, la crisi energetica e la crisi ambientale, la quantità di denaro investita nel sistema di asilo potrebbe essere ridotta. Circa 10.000 moldavi hanno chiesto asilo in Germania negli ultimi due anni. Il ministero degli Interni tedesco rileva anche un aumento dei richiedenti asilo da altri paesi a cui è stato revocato il regime dei visti.
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