Mancano poche settimane al summit di Vilnius, dove l'UE incontrerà i suoi partner orientali ex sovietici. Per Ucraina, Moldavia e Georgia potranno essere sanciti passi fondamentali per il loro percorso d'avvicinamento all'Ue. Ma la Russia non sta a guardare. Una nostra rassegna
Manca ormai poco al summit di Vilnius, che si terrà tra il 28 e il 29 novembre prossimi nella capitale della Lituania, attualmente alla presidenza di turno dell’Unione europea.
I paesi Ue e sei paesi in passato facenti parte dell'Unione sovietica – Repubblica di Moldova, Ucraina, Georgia, Armenia, Azerbaijan e Bielorussia – si sono dati appuntamento nella capitale lituana nel contesto della cosiddetta Eastern Partnership, programma che prevede un avvicinamento politico e commerciale tra l'Ue e i paesi vicini ex sovietici.
La presidenza lituana potrebbe rappresentare un'occasione importante per un ulteriore avvicinamento che potrebbe essere sancito proprio a Vilnius. Avvicinamento che vede però l'opposizione della Russia, che sta tentando di mantenere intatte le sue sfere d'influenza nell'area, utilizzando strumenti in particolare di natura economica, colpendo direttamente la casse degli stati con aspirazioni europee e, di conseguenza, le tasche dei loro già provati cittadini.
Dalle minacce ai fatti
La Russia è passata spesso molto in fretta dalle minacce ai fatti. Il premier russo Dmitri Medvedev ha fatto sapere recentemente che l’Ucraina perderà “i suoi privilegi” nell’ambito dei rapporti commerciali con la Russia nel caso in cui Kiev decidesse di firmare l’accordo di associazione con l’Unione europea. L'eventuale firma dell'accordo metterebbe fine ad un regime commerciale di “parteneriato”, ha dichiarato Medvedev, citato dall'agenzia Itar-Tass. “Continueremo ad essere amici, fare commercio, ma sarà un commercio (...) senza privilegi, forse - al contrario - con delle restrizioni”, ha aggiunto il premier russo.
Nel frattempo Mosca si è accorta che il cioccolato importato dall’Ucraina conterrebbe sostanze cancerogene ed ha quindi bloccato la sua importazione. Una vera e propria guerra del cioccolato, la cui prima vittima è l'azienda Roshen, di proprietà dell’ex ministro del Commercio e dello Sviluppo economici ucraino, l’oligarca pro-europeo Petro Poroshenko. Davanti alle pressioni e le minacce che arrivano da Mosca anche l’opposizione ucraina si è messa al fianco del presidente Viktor Ianukovic (una volta considerato un vero amico dei russi... staremo a vedere che accadrà) per far passare le riforme richieste da Bruxelles.
Nel desiderio di tenere informati della situazione i cittadini ucraini – e non solo – è intervenuto recentemente anche Serghei Glaziev, consigliere per i problemi dell’integrazione economica e regionale del presidente russo Vladimir Putin. Ha dichiarato alla radio Voice of Russia che l’analisi dell’ipotesi di accordo di associazione dell’Ucraina con l’UE dimostra a suo avviso che non è vantaggioso per l’Ucraina e che porterà ad un peggioramento della bilancia dei pagamenti del paese e ad un suo default.
Glaziev ha inoltre sottolineato che l'accordo "priverà l’Ucraina delle prospettive economiche Eurasiatiche, che garantirebbero crescita economica stabile e di successo". La Russia prova da anni a convincere senza successo l’Ucraina ad aderire all’Unione doganale con la Bielorussia e il Kazahstan. Ma l’Ucraina (a cui i soldi russi avrebbero fatto comodo anche nella prospettiva delle elezioni presidenziali del 2015) sembra decisa a volgere il suo sguardo all'UE, e a Vilnius potrebbe già mettere la sua firma ad un accordo di associazione. Un nodo da sciogliere (oltre alle riforme richieste) resta comunque la questione dell’ex premier Iulia Timoshenko, della quale l'UE ha chiesto la scarcerazione.
Vino, mele ed Europa
La Moldavia guarda con speranza al summit di fine novembre a Vilnius. Anche per lei ogni passo verso le istituzioni europee implica conseguenze commerciali sulle sue esportazioni verso Mosca. Il 10 settembre scorso ad esempio il Servizio russo per la Protezione dei Consumatori (Rospotrebnadzor) ha annunciato la sospensione delle importazioni di vino dalla Repubblica di Moldova a seguito di analisi sanitarie su alcuni campioni.
Il 25 settembre, dal canto suo, la Commissione europea ha annunciato l'intenzione di aprire completamente il mercato UE ai vini della Repubblica di Moldova. Nel frattempo anche 40 tonnellate di mele provenienti dalla Repubblica di Moldova sono state respinte ai confini con la Federazione Russa per la mancanza di un “certificato fitosanitario valido”.
Chişinău è ben consapevole che dovrà far fronte anche ad altri provvedimenti russi. Il rischio più grosso riguarda un possibile aumento del prezzo del gas importato da Mosca e il vicepremier russo Dmitri Rogozin, in modo non ci si faccesse illusioni, ha già avvertito che fin dai giorni successivi al summit di Vilnius la Moldavia potrebbe rimanere senza gas.
Alla fine di ottobre decine di migliaia di persone hanno partecipato nella capitale Chişinău ad una marcia pro Europa. I politici moldavi considerano il summit di Vilnius decisivo per una futura integrazione europea della Repubblica di Moldova, che passa dalla sigla dell’Accordo di Associazione (AA) e dell’Accordo di libero scambio tra la Moldavia e l’UE.
E proprio a Vilnius potrebbero essere messe le basi per una firma che poi potrebbe arrivare nei mesi successivi sia per la Moldavia che per la Georgia.
La bozza
Dopo alcuni incontri con Mosca, l’Armenia ha deciso invece di aderire all’Unione doganale creata dalla Russia con la Bielorussia e il Kazakistan. Dal canto suo, anche l'Azerbaijan ha annunciato che non è pronto a firmare l’accordo commerciale a novembre. Tutti i sei paesi che sono parte della cosiddetta Eastern partnership, con la quale l'Unione governa le relazioni con l'area ex-sovietica ai suoi confini continuano in ogni caso ad essere fortemente dipendenti dalla Russia, dal gas fino alle esportazioni sul mercato russo.
Radio Free Europe è entrata in possesso di una bozza della possibile dichiarazione finale del summit di Vilnius e vi ha dedicato un interessante approfondimento. Nella bozza si riconoscono le “aspirazioni” europee dei sei paesi. Vi sarebbe anche un paragrafo nel quale ci si congratula con l'Ucraina per la firma dell'Accordo di associazione e del patto DCFTA (Deep and Comprehensive Free Trade Areas) e dove ci si congratula anche per la finalizzazione di accordi simili con Georgia e Moldavia.
Radio Free Europe sottolinea poi l’assenza di riferimenti ai ‘conflitti congelati' presenti nei paesi a cui è rivolta la partnership ed aggiunge che è invece probabile che la Moldavia insista per inserire la questione della Transnistria. Al capitolo Georgia vi è inserita (nella bozza) una riga dove si dice che i “partecipanti enfatizzano la necessità della piena implementazione del mandato dell'EUMM (European Union Monitoring Mission in Georgia) sull'intero territorio della Georgia" mentre non è ancora chiaro, secondo RFE se Armenia e Azerbaijan, desiderino aggiungere o meno riferimenti sul conflitto “congelato” che le coinvolge sul Nagorno-Karabakh.
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